La colonna sonora di Gatta Cenerentola, un sound fatto di classicismo e rock’n’roll
La colonna sonora di Gatta Cenerentola, composta da Antonio Fresa e Luigi Scialdone, manifesta un sound fatto di canzoni in bilico tra classicismo e rock’n’roll
Un film che è un piccolo miracolo: Gatta Cenerentola, prodotto dalla factory napoletana Mad Entertainment e diretto da Ivan Cappiello, Marino Guarnieri, Alessandro Rak e Dario Sansone (qui la video intervista ai registi), con una colonna sonora che non poteva che essere anch’essa un piccolo miracolo.
Gatta Cenerentola: una scommessa vinta a partire dai suoni che caratterizzano la colonna sonora
Nella Gatta Cenerentola della Mad (qui la nostra recensione) – che poco ha a che fare con l’opera(zione) culturale di Roberto De Simone del 1976, se non la stessa volontà di innovare con un forte richiamo tradizionale – troviamo una tela variopinta da maestranze contemporaneamente tecniche ed artistiche, in grado di suggerire un’intensità fiabesca amalgamata con i valori che affondano a piene mani nei principi del cinema d’inchiesta e di denuncia.
Le immagini di Gatta Cenerentola, è evidente, vanno oltre l’animazione classica, esattamente come le musiche vanno oltre la tradizione. Pura profondità, testi di natura impegnata, contaminazioni stilistiche nelle sonorità sono da attribuire dal duo, ovviamente newpolitano, composto da Antonio Fresa e Luigi Scialdone.
Fresa è un pianista e Scialdone un chitarrista e mandolinista. Il primo è un maestro diplomato al Conservatorio San Pietro a Majella, il secondo è un autodidatta. Uno ha lavorato con Joe Barbieri, l’altro accanto ai Foja e ai Kings of Convenience. Due pianeti diversi, in grado di influenzarsi e fondersi con coraggio.
Le loro scelte compositive per la colonna sonora di Gatta Cenerentola generano una fusione quasi di natura artigianale, in grado di fondere il suono minimal del pianoforte alle aggressive note rock’n’roll, sintetizzazioni dark a temi classici, con l’incursione del valzer perfetto per qualsiasi cenerentola. Sperimentare l’animazione 3D in arti specificamente diverse, rendendolo un aspetto poliformico del prodotto finale.
Gatta Cenerentola e il nuovo sound del cinema napoletano
Gli autori della colonna sonora, liberi e distanti dal peso autoriale che la gatta cenerentola ha dal punto di vista narrativo e musicale nella cultura partenopea e italiana, hanno lavorato senza timore, sperimentando con la giusta dose di originalità. La chiave, infatti, di tutti gli artisti, tecnici e produttori di Mad Entertainment è proprio la sperimentazione: tutti infatti hanno applicato l’animazione 3D in arti specificamente diverse, rendendo L’arte della felicità prima e Gatta Cenerentola poi, prodotto dall’esito polimorfico.
In Gatta Cenerentola hanno curato la rielaborazione di alcuni brani antichi, come “Io te voglio bene assaje” riarrangiato in chiave swing con la complicità di Massimiliano Gallo, e coinvolto autori quali Enzo Gragnaniello, presente anche come animazione con il brano “L’erba cattiva” e “Napoli” dei Virtuosi di San Martino.
Il racconto musicale è stato poi arricchito con brani perfettamente calzanti con tutta la storia: “Na bella vita” di Francesco Di Bella, affidata al tono graffiato e malinconico di Ilaria Graziano e la bellissima e verace “A chi appartieni” dei Foja, un po’ underground ma fortemente legati ad una melodia che strizza l’occhio alla sana tradizione.
Completano il quadro sono i rocker-mediani di una scena ancora underground, come confermano anche Francesco Forni, i Guappecarto’ e Daniele Sepe.
In Gatta Cenerentola la contemporaneità partenopea è raccontata melodicamente e visivamente con il giusto compromesso artistico e con il lecito, ma mai sfacciato, intento socioculturale.