Dirty Dancing – Balli proibiti: la colonna sonora di un film cult
Una colonna sonora che attraversa gli anni '60 e si immerge negli '80 ha contribuito al successo del fenomeno Dirty Dancing...
Saremmo gli stessi oggi se un film come Dirty Dancing – Balli proibiti non fosse mai stato scritto, prodotto, girato, interpretato e danzato? È una domanda che non sempre i cinefili amano porsi per film così dannatamente pop, ma per un cult del genere, un’opera capace di diventare fenomeno di massa è lecito considerare gli effetti che ha avuto su ognuno di noi, a prescindere dal fatto che lo si abbia odiato o, più probabilmente, amato.
Dirty Dancing, diretto da e sceneggiato da due donne – rispettivamente Emile Ardolino e Eleanor Bergstein, racconta la storia di Francis “Baby” Houseman (Jennifer Grey) in vacanza, nell’estate del 1963, con la famiglia nelle Catskill Mountains, presso un villaggio turistico di proprietà di Max Kellerman (Jack Weston). Una vacanza destinata a cambiare il destino di Baby, giovane adolescente amatissima dal papà Jake (Jerry Orbach) con il sogno di laurearsi in Economia dei paesi sottosviluppati e lavorare alla FAO, conosce il ballerino Johnny Castle (Patrick Swayze) ed entra in contatto con il mondo della danza – una danza proibita e incompresa – che diviene accesso privilegiato e magico per la vita adulta.
Tutto il film si adagia su una colonna sonora difficile da dimenticare: canzoni senza tempo che dagli anni ’60 ad oggi hanno reso tutte le ragazze la Baby da non dover mettere in un angolo, parafrasando una delle più celebri frasi del film, ma da lasciare libera di esprimersi per essere se stessa ovunque voglia e con chi voglia. Dirty Dancing è un film che, a ben guardare, trasuda voglia di libertà e superamento di qualsivoglia pregiudizio.
Dirty Dancing: una colonna sonora che ci ha fatto amare un film immergendoci nel sogno di sentirci Baby
La canzone simbolo del film (I’ve Had) The Time of My Life, composta da Franke Previte, John DeNicola, e Donald Markowitz e cantata da Bill Medley e Jennifer Warnes, ha vinto un Grammy Award nel 1988 come “Migliore performance pop di un gruppo o duo”, l’Oscar per la migliore canzone nel 1988 ed un Golden Globe per la migliore canzone originale. Oltre ad essere un brano dal successo strepitoso, anche la coreografia ideata e curata da Kenny Ortega con l’assistenza di Miranda Garrison è una delle più usate e riprodotte in show televisivi e performance dal vivo.
Un altro brano che ha avuto un grande successo e rimanda a quella sensazione di amore innocente e sensuale allo stesso tempo è Be My Baby del gruppo statunitense femminile The Ronettes.
She’s Like the Wind fu scritta ed eseguita dallo stesso Patrick Swayze, assieme a Stacy Widelitz, segno evidente che in questo film Swayze si è davvero cimentato con tutto ciò che gli era possibile: danzando meravigliosamente e cantando. Inoltre il brano era stato originariamente scritto per la colonna sonora del film del 1984 Bulldozer, ma non più utilizzato, o almeno fino a quando Swayze non decise di proporlo ai produttori e al regista del film nel 1987. Una delle tante curiosità su Dirty Dancing.
La preparazione al primo mambo di Baby? Con occhi famelici! Il brano che accompagna questa parte centrale della pellicola è sul brano Hungry eyes di Eric Carmen.
Durante la preparazione all’esibizione di mambo si crea una grande intesa tra Johnny e Baby, la scena in cui i due si conoscono meglio è accompagnata da Hey! Baby di Bruce Channel.
Uno dei balli proibiti in cui si cimentano i ballerini nelle pause dal lavoro al villaggio e sulle note di Stay di Maurice Williams And The Zodiacs.
Cry to me cantata da Solomon Burke è il brano in sottofondo al primo sensuale e romantico incontro tra i due protagonisti.
In The Still Of The Night dei The Five Satins è il brano che accompagna l’intimità tra Jhonny e Baby.
La divertente e tenera scena in cui Johnny e Baby scherzano durante una lezione d’amore e di ballo è sulle note di Love is strange del duo Mickey and Silvia, una scena improvvisata e poi inserita nel film, per fortuna!
Il vero e proprio medley con i brani Do you love me dei The Contours e Love Man di Otis Redding è il sottofondo della trascinante sequenza in cui la danza è protagonista in modo sfrenatamente puro, una danza dalla quale Baby non tornerà più indietro.
Una colonna sonora alla pari della popolarità di uno dei film più celebri degli anni ’80 che ricalca meravigliosamente i ’60, cogliendone mediante la musica e il ballo le sfumature identificative di un’epoca che noi nati successivamente possiamo solo immaginare e bramare e – per i fortunati nati e vissuti durante quel periodo – soltanto nostalgicamente rimpiangere.