Joy: la soundtrack è un caleidoscopio di canzoni
Joy è un caleidoscopio fiabesco di colori e suoni: la colonna sonora, pur non giocando un ruolo semanticamente significante nel nuovo film di David O. Russel con protagonista Jennifer Lawrence, accompagna il film con un flusso continuo di canzoni di grande successo. Così come la stravagante famiglia di Joy è composta da persone tanto diverse tra loro, anche la musica si presenta con generi diversi: l’alta qualità dell’era di Nat King Cole, Ella Fitzgerald, Frank Sinatra ed Elvis, il latin-jazz che trova la sua incarnazione in Tony (Edgar Ramirez), ex marito di Joy, fino al rock and roll che dà la sua carica forte e positiva attraverso band come i Cream e i Rolling Stones.
Joy: un caleidoscopio di musica e canzoni
Ci sono canzoni qui per le quali ho atteso almeno quarant’anni per usarle in un film, da “Aguas de Marzo”, “I want to be happy” di Ella Fitzgerald, “To love somebody” dei Bee Gees, fino alla rarissima “A house with a love in it” di Nat King Cole, con l’originale introduzione radiofonica alla canzone. Il privilegio di fare una semplice versione al pianoforte della melodia piena di sentimento di “Racing in the street” di Springsteen, e il duetto di Jennifer e Edgar, queste sono le cose che rendono magico il film per me, ed è il motivo che mi spinge a guadare film e ascoltare le loro colonne sonore.
Il regista David O. Russel, in questo suo pensiero, confida quanto la musica riesca a contribuire alla magia di un film, che in Joy diventa un colorato flusso di musica. Per la prima metà del film, infatti, è difficile trovare delle scene non accompagnate dalla musica: le canzoni si susseguono, tenendosi a braccetto e dandosi il cambio, partendo dalla sigla della soap opera tanto amata dalla madre di Joy e da “I feel free” dei grandiosi Cream, prima di lasciare spazio a un tema della colonna sonora, composta da West Dylan Thordson e David Campbell, “Joy romantic theme”. La colonna sonora originale è relativamente classica, dai toni dolci ed emotivi, con il pianoforte e gli archi come strumenti principali. Ci spostiamo da degli accenni di “Aguas de Marzo” eseguita nella versione della soundtrack dall’attore Edgar Ramirez e di “The sidewinder” di Lee Morgan per dare più spazio a “I want to be happy” di Ella Fitzgerald, mentre Joy raggiunge l’officina di suo padre. I cori di “In the bleak mid winter” e “Notre Pere” accompagnano i sogni della donna, per poi tornare ai rimi latini della festa alla quale Joy e Tony si incontrano, dove lui canta “Mama told me not to come” dei Three Dog Night – incontro che li porterà al duetto di “Something stupid”:
L’invenzione del Miracle Mop viene accompagnata dalla colonna sonora originale, per dare un effetto catartico, ma anche distensivo. “Gimme all yor love” degli Alabama Shakes dà di nuovo una spinta all’effetto caleidoscopico dei suoni mentre si iniziano ad assemblare i pezzi del mocio, mentre la versione al pianoforte di “Racing in the street” si prende carico di trasmettere la frustrazione di Joy e il suo orgoglio ferito, quando tutto sembra cadere a pezzi e le spese si accumulano. La colonna sonora originale accompagna nuovamente le scene più incentrate sul Miracle Mop, con un ritmo sempre più concitato quando le chiamate salgono vertiginosamente; l’atmosfera festosa – poi bruscamente interrotta – è sottolineata anche da “Sleight ride” delle Ronettes. Dopo le scene più dolorose, accompagnate anche da “Expecting to fly” di Buffalo Springfield, torna l’azione scandita da “Stray cat blues” dei Rolling Stones: da quel momento, anche la colonna sonora originale entra più nel vivo dell’azione, con l’incredibile traccia “Texas”, seguita dalla distensione di “A house with love in it” di Nat King Cole e per finire, dal tema principale, “Joy theme”.
Infine, Joy si chiude ancora una volta sulle note di “I feel free”, questa volta eseguita da Brittany Howard. Un finale in linea con le tanti canzoni esplorate nel corso di un film piacevole, che si lascia guardare – e ascoltare – senza troppe pretese. Trovate qui la nostra recensione.