L’importanza tutt’altro che secondaria della colonna sonora
Cinesoundtrack propone approfondimenti sugli aspetti tecnici delle colonne sonore, sul lavoro dei compositori, nonché analisi della musica di film.
Il cinema muto, infatti, non è mai stato muto: i primi film, seppur senza dialogo, furono da subito accompagnati dalla musica di un’orchestra, con un numero più o meno ampio di elementi, che suonava brani preesistenti, inediti, o delle compilation. La musica era già parte integrante, inseparabile dalle immagini.
Nonostante ciò, gli studi di musica nel cinema, per molti anni, sono stati considerati secondari rispetto a tutti gli altri elementi filmici, mentre agli stessi compositori che lavoravano per l’industria cinematografica veniva dato meno peso, poiché la loro era musica ‘applicata’ e non ‘pura’. Trovavano, inoltre, troppe restrizioni e problemi tecnici, nonostante la libertà nella composizione fosse maggiore, per servire le necessità della drammaturgia con semplici convenzioni, dato il pubblico eterogeneo del cinema.
La colonna sonora di un film non serve solo a riempire le scene senza dialogo o a punteggiare sequenze drammatiche: i suoi ruoli sono molteplici e percettibili anche da un pubblico senza una solida preparazione musicale. In particolare, la sua parte attiva può essere suddivisa in due aspetti: la congruenza, che si concentra sulla struttura tecnica, e l’associazione, che si focalizza invece sui significati che la musica può portare alla mente. È proprio l’atteggiamento a cambiare la qualità dell’ascolto musicale durante la visione di un film: la colonna sonora orienta il senso, sollecita degli interrogativi, delle relazioni all’interno della drammaturgia.
È vero che tutti gli altri elementi filmici sono preponderanti, perché propri della settima arte, ma un orecchio predisposto a questo allenamento rappresenta un valore aggiunto alle immagini e guida lo spettatore verso una fruizione più completa.
In un film, principalmente, la colonna sonora collega le varie scene; imposta un ‘tono’ o uno stato d’animo; intensifica l’effetto drammatico del dialogo; assicura un senso di spazio e tempo dando unità formale; sottolinea i movimenti; rappresenta rumori reali o momenti musicali diegetici (quindi musica che sta davvero suonando nella scena); e soprattutto, svolge un ruolo di commento, anticipando eventi, costruendo una tensione drammatica, aggiungendo livelli di significato alle immagini (anche contrapposti), attirando l’attenzione dello spettatore e dandogli così una base per l’immedesimazione.
Claudia Gorbman scriveva, nel suo studio sulla musica nel cinema, Unheard Melodies:
Change the score on the sound-track, and the image-track can be transformed.