Lost soundtrack #3: strumenti e suoni ‘scomodi’
Lost è stato definito dal compositore Michael Giacchino come una «psychotic opera»: per questo, era necessario impostare un organico orchestrale capace di restare identificabile, anche nel mezzo di tecniche non convenzionali. Si optò per gli archi (violini, viole, violoncelli, contrabbassi), i tromboni, l’arpa, il pianoforte e circa settecentocinquanta percussioni. Corni e legni (come flauti, oboi, clarinetti, fagotti) vennero scartati, perché dal suono troppo familiare e nobile.
Quello dei tromboni divenne da subito il suono più riconoscibile di Lost: aggressivi e ‘arrabbiati’ al bisogno, oppure più simili ai legni usando varie tecniche con la sordina, sono stati sempre usati soprattutto per punteggiare i cliffhanger e le scene prima delle pubblicità, ricche di suspense, attraverso un rapido glissando discendente molto fragoroso, per allarmare lo spettatore. Giacchino, inizialmente, abbondò molto con questi decrescendo dei tromboni, tanto che i produttori gli chiesero di limitarne l’uso, poiché risultavano un po’ troppo bizzarri; indubbiamente, però, restano il marchio di fabbrica del programma:
l’uso pervasivo di crescendo ricchi di suspense e glissandi alienanti non solo permettono alla musica di Giacchino di distinguersi dalle altre colonne sonore televisive del genere, ma garantiscono anche che i maggiori temi della serie si aggancino all’orecchio dello spettatore come promemoria musicali delle domande senza risposta e dei misteri irrisolti. (I. Van Elferen).
La tecnica del glissando, che consiste nello spostamento veloce tra un’altezza e un’altra, senza soluzione di continuità, in modo che le note non si distinguano, viene usata anche dagli archi, per punteggiare gli elementi nella scena che richiedono una buona dose di dissonanze. In questi casi, molto spesso l’archetto viene strofinato vicino al ponte (sul ponticello), ottenendo un effetto teso e secco; anche il tremolo crea un suono nervoso, agitato e di sospensione. Altrimenti, gli archi possono sostenere intere sezioni in portamento (legato), solitamente nel registro più alto, per dare slancio lirico alle scene. In particolare, è il violoncello a staccarsi più spesso per momenti solistici, soprattutto mentre risuonano i temi più intimistici dei personaggi, mentre i violini eseguono un controcanto e riempiono l’armonia più alta: a differenza di questi, il violoncello offre un suono un po’ più malinconico, con una ricca e seria profondità.
Potete già iniziare a sentire le varie tecniche in questo imperdibile podcast in cui Michael Giacchino fa un tour dell’orchestra e chiede a diversi musicisti di suonare degli esempi della musica di Lost (si parte dagli archi, per arrivare ai tromboni, fino a diversi tipi di percussioni – che troverete descritti più avanti):
Anche il pianoforte viene usato per i momenti solistici legati ai personaggi, attraverso passaggi molto lenti e calmi, mentre per il resto il suo uso avviene a intervalli irregolari, in modo poco denso: si stacca lentamente dal fondo per costruire delle sequenze che diano potere reale ad una scena emozionante. Eppure il pianoforte non è stato usato solo così: per i momenti e le tracce più dissonanti, eseguite con tecniche contemporanee, veniva utilizzato un pianoforte preparato, oppure venivano suonati dei cluster con una dinamica molto forte.
L’arpa è l’altro strumento fondamentale in Lost: a differenza del suo consueto uso per momenti quasi spirituali, qui l’arpa assume un aspetto più misterioso e d’inquietudine, risuonando spesso nel registro più basso, a un lento ritmo regolare, per dare un senso di ansia, turbamento e suspense. Per ottenere questi effetti, la corda deve essere strappata con l’unghia, oppure può essere usata una matita, fatta scuotere rapidamente tra due corde, per avere un suono spettrale, come un crepitio. Viene usata nel modo più convenzionale, invece, nei temi dei personaggi, in passaggi più soffusi e sentimentali.
È però affidato alla grande varietà di percussioni il compito di evocare i tanti misteri e accompagnare le scene d’azione, spingendo molto su suoni dissonanti, spaventosi e soprannaturali. Alcuni pezzi del vero aereo usato per girare il programma furono spediti negli studi dove registrava la Hollywood Studio Symphony e trasformati in strumenti, mentre tra gli altri, molti erano delle invenzioni di Emil Richards, uno dei più grandi percussionisti viventi, che ha partecipato alla realizzazione delle colonne sonore di Lost. Tra gli strumenti più usati vi sono l’angklung, originario dell’Indonesia e solitamente costituito da canne di bambù sospese, ma in questo caso metalliche, che dà un suono molto acuto, da giungla, usato per momenti di disagio e paura; la marimba basso e contrabbasso per dare uno sfondo più sonoro; la marimba di pietra, con lastre più sottili, colpite con bacchette ricoperte di gomma; la flapamba, simile alla marimba, costituita da barre di legno accordate montate su scatole di risonanza, che produce il suono che Giacchino chiama “spooky fill”, ovvero un delicato acciottolio; il whale drum, ovvero un serbatoio di metallo cavo su cui vengono intagliati, sulla cupola, dei profili a forma di lingua che producono diverse altezze non ben distinte, che contribuiscono al suono sinistro; gli udu, tamburi a forma di anfora, solitamente in argilla, con un buco laterale, che danno anch’essi un suono sinistro; i taiko, tamburi giapponesi; i djun djun, tamburi parlanti africani; i boobam, tamburi di bambù detti anche bongo intonati. Altri oggetti potevano essere usati per ottenere degli strani effetti: per esempio, delle campane dei templi giapponesi venivano colpite insieme, oppure coperte da un coprimozzo con sopra delle molle e agitate; una SuperBall (le palline giocattolo di gomma sintetica molto elastiche) veniva sfregata intorno a un gong, producendo un lamento metallico.
Non perdetevi questo secondo video podcast dove potete osservare direttamente i musicisti, mentre Michael Giacchino dà diverse informazioni sulla creazione della colonna sonora: