Pulp Fiction: la colonna sonora del capolavoro di Quentin Tarantino
La colonna sonora di Pulp Fiction è composta da musiche degli anni '60 e '70, con melodie che spaziano dal rock'n roll, al funk, soul, surf e blues
La colonna sonora è un elemento determinante di una pellicola, può raccontare molto più delle immagini, della storia, ed evocare e dare infinite suggestioni allo spettatore. Quentin Tarantino, attraverso la sua intera filmografia, ha saputo reinventare il modo di avvicinare musica e film, scindendo a volte la coerenza visiva e quella musicale, facendo in modo che immagini e note seguissero percorsi differenti o facendo sì che si ricongiungessero in forme disattese. Le scelte musicali nei film di Tarantino, non essendo spesso vere partiture con un tema, una melodia o una composizione principale (tranne che in The Hateful Eight), ricadono essenzialmente su canzoni con un gusto preciso, che poi vengono assimilate e inserite nella pellicola in un unico linguaggio.
Nel caso del capolavoro Pulp Fiction, di cui si può leggere la recensione del film qui, la colonna sonora è impreziosita da composizioni di artisti dimenticati appartenenti soprattutto agli anni ’60 e ’70, con melodie che spaziano dal sound rock’n roll, al funk, soul, surf e blues. Pulp Fiction è un tuffo nel passato che si lascia vedere, ma soprattutto ascoltare, attraverso canzoni epocali di artisti come Dick Dale, Al Green oppure Dusty Springfield, Kool & the Gang e Chuck Berry. Le scelte che Tarantino compie sono precise, come se la colonna sonora riuscisse ad evocare la stessa comicità, l’umorismo, il non sense di alcune scene e dei suoi personaggi, formando un unico spartito visivo e musicale che la mano e l’occhio attento di Tarantino seguono e dirigono con grande maestria.
La soundtrack di Pulp Fiction: dal rock and roll al soul, le canzoni che hanno reso il film un manifesto della filmografia di Tarantino
Misirlou – Dick Dale & His Del-Tones
Dopo un breve prologo, in cui si vedono Tim Roth e Amanda Plummer cacciare le pistole per derubare la tavola calda, l’immagine si ferma e affonda lo schermo la musica di Misirlou, una canzone trionfante, lussuriosa, vibrante, che prepara lo spettatore al teatro tarantiniano: spettacolare, picaresco, contaminato da generi differenti. Da notare come la canzone sia così frenetica, mentre i titoli iniziali vengano fuori con estrema lentezza, uno dei tanti contrasti che si pongono tra musica e scena che si possono gustare nel mondo di Tarantino.
Jungle Boogie – Kool & The Gang
Siamo in compagnia di Vincent e Jules, in macchina, che dialogano del viaggio che Vincent ha fatto ad Amsterdam e delle piccole differenze tra l’America e l’Europa. Quella che si percepisce chiaramente è una canzone dei Kool & The Gang frizzante, tipicamente funky, che rilegge i discorsi frivoli, comici dei due protagonisti, che parlano amabilmente del più e del meno pur apprestandosi a dover eseguire un lavoro delicato per Wallace.
Let’s Stay Together – Al Green
La canzone si impone come un lento, una ballad soul, che è quasi antitetica al discorso che Marsellus e Butch stanno affrontando. Ciò non blocca o devia la narrazione; l’incontro che Butch dovrà perdere è al centro della scena, ma quel tipo di musica fa in modo che il tono non sia troppo teso, lasciando che il pubblico vi approcci con meno suspance.
Bullwinkle Part II – The Centurians
Bullwinkle Part II è una canzone che racconta il percorso estatico che vive Vincent dopo aver provato l’eroina dinamite, la migliore, attraverso le suggestioni di una canzone piena di elementi del surf rock, che si lascia ascoltare con estremo piacere grazie ai chiari strumenti che compongono la canzone come il sassofono, la chitarra elettrica e il basso.
Son Of A Preacher Man – Dusty Springfield
Vincent entra in casa di Mia per la prima volta e la canzone in questione si pone per enfatizzare questo loro incontro, non proprio visivo, considerato che Mia osserva Vincent dalle telecamere e dialoga tramite l’interfono. Son of a preacher man parla di un figlio di un predicatore, dai riconoscibili toni rock e R&B, ed è una canzone meravigliosa, che è stata protagonista di numerose cover, che Tarantino all’interno di Pulp Fiction ha voluto far riscoprire, dandole nuova linfa vitale.
Rumble – Link Wray And His Raymen
Mia e Vincent si ritrovano a dover dialogare, tentando di divincolarsi dai silenzi che mettono a disagio; si percepisce chiaramente Rumble, un pezzo rock epocale in cui il suono della chitarra viene distorto. Rumble è un pezzo grezzo strumentale, animalesco, implosivo, che tenta di far cogliere gli atteggiamenti contrastanti ma interessati, con una visibile e vicendevole attrazione, dei protagonisti.
You Never Can Tell – Chuck Berry
Mia e Vincent decidono di partecipare alla gara di twist e, mentre si lanciano sulla pista, vengono accolti da un monumento della musica del rock and roll. La canzone è del 1964, e grazie a Tarantino, è diventata di nuovo popolare dopo il rilascio del film. You never can tell aggiunge un elemento evocativo alla narrazione, lo stesso Tarantino la scelse anche perché il testo della canzone, con l’inserimento di parole francesi come Pierre, Mademoiselle o C’est la vie, conferisce alla scena una sensazione di ballo francese stile Nouvelle Vague come in Bande à part. La canzone di Chuck Berry è meravigliosa, con un ritmo ineguagliabile e un sound sinuoso ed estasiante, che ha regalato al ballo un’epica nobile e ha reso la scena indimenticabile, memorabile, un assoluto manifesto della filmografia di Tarantino.
Girl, You’ll Be A Woman Soon – Urge Overkill
Sembra essere proprio una canzone in cui Mia si rispecchia, che racconta il suo presente con uomo che forse non fa per lei, che avrà bisogno di aiuto e che in fin dei conti è una ragazza e ben presto diventerà donna. Mia danza liberamente sulle note della canzone, proseguendo il ballo che aveva portato lei e Vincent a vincere il trofeo, finché, stanca ma lieta, non siede e trova l’eroina di Vincent in tasca, trasportando lo spettatore in una delle scene più celebri della pellicola.
Procedendo verso il finale si può ascoltare Comanche (The Revels) una canzone del 1961, un’altra notevole hit della surf music che qui è adoperata in modo strabiliante da Tarantino per dare tensione alla scena in cui Butch, scappando dal covo dei due sadici, decide di impugnare la katana per salvare Marsellus una volta per tutte, procedendo lentamente per le scale che lo porteranno nel seminterrato. Inoltre sempre nelle ultime scene di Pulp Fiction si possono gustare altri due capolavori del surf rock, come Out Of Limits (The Marketts) e Surf Rider – The Lively Ones, in cui rispettivamente Butch e Fabienne scappano da Los Angeles e Vincent e Jules escono dalla tavola calda. Come spesso può accadere, Tarantino inserisce musiche con un peso specifico non indifferente che rischiano di sovrastare le scene.
Nonostante questo rischio, mentre Jules e Vincent chiudono con il loro passo disteso le ultime scene del film, non si può fare a meno di restare estasiati, poiché si comprende bene che Pulp Fiction è davvero una pellicola che si rispecchia nella sua musica, che riesce a mantenere un equilibrio tra narrazione e sonoro. Una musica che guarda al passato, un mosaico colmo di tanti generi ai quali Tarantino si ispira e protende, la cui opera è figlia di un lavoro di contaminazione, che trae particolari dalla musica e dal cinema di ogni tempo, riformandosi sotto una nuova luce, personale, distinta e inclassificabile.