Ragazzo divora universo: nella canzoni della colonna sonora tutto il furore degli anni ’80
Briosa ma anche fortemente legata ai ricordi, all'amore e alla condizione stessa della vita come la sofferenza. La colonna sonora di Ragazzo divora universo si fa apprezzare per essere se stessa senza volere troppo.
Memorie di un passato ormai remoto. Fra gangster ambigui, ex carcerati e la periferia di Brisbane, la colonna sonora di Ragazzo divora universo si presta sempre a rievocare gli anni ’80 nel bene e nel male. Attraverso le sue sonorità rockeggianti, ricche di citazioni e spesso spumeggianti, il racconto si fa vivo, e talvolta malinconico. Ammiccando al filone di film e serie tv ambientate nel passato e narrate al presente, come ad esempio Stand by me, ci si ritrova immersi perfettamente nelle scene della miniserie.
Partendo dai The Church e dai Rolling Stones nelle prime scene, la vita del protagonista Eli viene armonizzata da classici rock, blues e country. In particolare sarà ricorrente il tema di Ruby Tuesday
degli Stones, una canzone amata dalla madre del protagonista e che rappresenta contemporaneamente il tenero legame che unisce la famiglia e il passato turbolento da loro vissuto. Ritornano più di una volta anche le musiche degli INXS sia nei crediti di chiusura del primo episodio con I Send A Message, per poi ripresentarsi nelle primissime scene dell’ultimo episodio con Devil Inside. Unendo così sul piano musicale quella nostalgia che aleggia all’interno di tutta la serie al ruolo dei sogni, della ” magia” e alla parte un po’ fantastica trasposta nella serie e nel romanzo originale.
Ragazzo divora universo: qualcuno ha detto Only You di Yazoo?
Oltre alla frizzante essenza della colonna sonora di Ragazzo divora universo, si percepisce spesso una forte empatia verso la storia, tanto da provarne una sorta di tristezza rivolta ad un passato non ancora vissuto. Stepping Out di Joe Jackson ne è un esempio lampante. Presente nella seconda parte del secondo episodio suonata dalla band del ristorante, rappresenta quel bisogno di riscatto sociale che anima il protagonista nella sua giovane età e lascia quasi un certo amaro in bocca. La ricerca che è stata condotta nel formulare la soundtrack fa emergere quelli che sono i valori chiave di una serie così intensa. Nulla è lasciato al caso e lo si può ritrovare nel testo stesso di Stepping Out che recita “We, so tired of all the darkness in our lives“. L’aspetto più emotivo della serie, in particolare di traumi, ricordi dolorosi o accadimenti spiacevoli si ricongiunge a sonorità delle più disparate, associandosi sempre ad autori semi-collaudati come i Supertramp con Give a Little Bit o di Donald Height con Crazy Little Girl.
Il ruolo della musica synth, come già accennato nei paragrafi precedenti, evidenzia quelli che sono i tratti fantastici della storia. Da una parte canzoni come Only You dei Yazoo o Pressure Sway dei Machinations, musica pop oltremodo utilizzata in qualsiasi contesto, stuzzicano sensibilmente le parti dell’inconscio che ci avvicinano alle fantasie della serie, mentre dall’altra parte ci si trova ad ascoltare pezzi più reali, che piantano con forza i piedi per terra. Dumb Things di Paul Kelly, un po’ rock un po’ country, è un esempio di come la musica, in base ad una correlazione ossimorica, si incastra precisamente nella scena dov’è inserita e cioè nella riuscita da parte di Eli nel ricavare abbastanza soldi per il deposito della casa dei sogni di Frankie, la madre del protagonista.
Lost in love e un po’ di respiro
Si conclude la serie con risonanze che hanno a che fare con i buoni sentimenti, la famiglia, gli affetti. Ci si lascia cullare dalla gusto agrodolce che hanno tutti i bei finali attraverso le note di Lost in Love (Air Supply) e da It Must Be Love (Labi Siffre), perché alla fine cosa c’è di meglio di un attimo di calma e serenità dopo sparatorie e morti cruente? Le intensissime sette ore di totali di girato, alla fine allietano le menti. Tutto è ormai passato e il futuro, ora più che mai, sembra radioso e promettente. Chiudono definitivamente la serie i Divinylis con Boys in Town, singolo di debutto del gruppo australiano che venne usato dal regista Ken Cameron nel film Monkey Grip. La perfetta chiusura attraverso una band che proprio negli anni ’80 divenne famosissima in Australia e che sicuramente fu ascoltata dall’autore del romanzo omonimo da cui è tratta la serie.