The Boy: una colonna sonora classicheggiante, ma futile
The Boy, il nuovo thriller/horror psicologico di William Brent Bell, da mesi ci ha incuriosito: ma dopo il lungo slittamento della data d’uscita in Italia, ci troviamo ormai d’accordo con la critica, che ne ha evidenziato diverse debolezze. Tra queste non si può non parlare della colonna sonora: classicheggiante, usata con il contagocce, sciatta e monoespressiva. Non che ci stupisca particolarmente, ma anche qui rileviamo poca originalità (leggete per esempio il nostro articolo su Captain America: Civil War). La musica è stata composta da Bear McCreary, ben più rinomato per le colonne sonore delle serie televisive Battlestar Galactica, The Walking Dead e Agents of S.H.I.E.L.D. (mentre è attualmente al cinema anche con 10 Cloverfield Lane). La parte musicale fallisce nel film, anche nonostante le buone intenzioni narrative, con il giradischi che ‘spara’ a tutto volume Il flauto magico di Mozart, il Concerto per violoncello in Mi minore (Op. 85) di Edward Elgar e – ce lo aspettavamo – Brahms, con le sue Danze Ungheresi. C’è, infine, il tocco incerto di un clavicembalo, sul quale campeggia lo spartito della celebre Op. 49, comunemente conosciuta come Brahms’ Lullaby. Peccato che il tema della musica, accennato nelle regole di The Boy, non sia stato sfruttato a dovere.
La colonna sonora di The Boy non aggiunge nulla al film
L’inizio della colonna sonora di The Boy è molto classico, con archi e pianoforte, dal sapore Romantico. Già ci fa intuire – conoscendo il genere del film – cosa potrebbe accadere. All’arrivo alla villa, la musica svolta verso un tono più oscuro e inquietante, attutendosi poi con cautela. Il mood si limiterà ad essere questo – quando la colonna sonora non è completamente assente. Si fa più incalzante quando Greta rimane intrappolata in soffitta, quasi a restituire il suo senso di terrore e claustrofobia, e soprattutto durante le angoscianti corse nel finale.
C’è da dire, però, che le intenzioni di Bear McCreary erano buone. Come spiega sul suo sito, voleva rappresentare nella sua musica la trasformazione di Greta nel suo rapporto con Brahms, da scettica a credente. Il primo tema che sentiamo nel film (così come la musica del finale) è quello specifico per Greta, introspettivo e anche un po’ fragile; per Brahms, invece, McCreary ha combinato i suoni di un carillon insieme ad altri strumenti, come l’arpa e la celesta – un insieme inquietante, ma che viene sostituito dal violoncello quando Brahms inizia a sembrare davvero in vita. Il tutto è stato registrato in Dolby Atmos, che dà un incredibile senso di tridimensionalità al suono: e la differenza, in effetti, si sente ascoltando la colonna sonora. A questo punto, considerando la costruzione – purché semplice – dietro la colonna sonora e la sua realizzazione dal buon risultato, potremmo dire che, forse, è stato solo sfortunato il suo uso in questo The Boy un po’ deludente. Forse, in un altro film…
Leggete qui la nostra recensione di The Boy.