White Lines: la colonna sonora della serie del creatore de La Casa di Carta
Trip hop, trance e tropical house la colonna sonora di White Lines scalderà le casse della vostra estate.
“La nostra musica significa non pensare neanche di avere un futuro. È tutto al presente. Ora, ci siamo. Quando finisce finisce. Facciamo solo quello che facciamo”. A sostenerlo è Shaun Ryder degli Happy Mondays, una delle band seminali dell’acid house di Manchester, citato da Nick Kent nel suo libro The Dark Stuff (2012), e potrebbe benissimo essere l’inno di White Lines, la serie ideata dal creatore de La Casa di Carta Álex Pina disponibile su Netflix dal 15 maggio. Ambientata a Ibiza, nei meandri dei suoi eccessi, tra musica, droga, edonismo e retaggi della cultura hippy che non ha mai del tutto abbandonato il piccolo paradiso delle Baleari, White Lines si nutre della scena dei nightclub di Ibiza, tenuta in vita dai suoi DJ e dai suoi fruitori sotto cassa.
Non è un caso che i due protagonisti della serie anglo-spagnola, Zoe (interpretata da Laura Haddock) e suo fratello Axel (interpretato da Tom Rhys Harries), siano originari, anche se White Lines è ambientata quasi del tutto a Ibiza, di Manchester, città chiave sul finire degli anni Ottanta per la cosiddetta Second Summer of Love, grazie a club come l’Hacienda, ma anche il Conspiracy e il Thunderdome, luoghi dai quali scaturiva un suono che mischiava psichedelia, dance e punk rock. E nemmeno è un caso che gli Happy Mondays siano presenti nella colonna sonora con la loro Hallelujah remixata da Paul Oakenfold insieme ad Andrew Weatherall, un altro dei nomi più significativi dell’acid house, che curando la produzione di Screamadelica dei Primal Scream si è fatto amare anche dai meno integralisti del genere. Difficile, infatti, pensare che una serie che ha come protagonista il giallo relativo alle morte di un DJ britannico di stanza ad Ibiza non sia dominata dai suoni che negli anni hanno riempito i club e le spiagge dell’isola, ancora oggi gettonatissima per la qualità della sua offerta.
White Lines: dal trip hop alla trance, dall’acid alla tropical house, la musica della serie ambientata a Ibiza scalda le casse dall’inizio alla fine
Le radici della popolarità di Ibiza risalgono agli anni Ottanta, quando i DJ dell’isola immersa nel Mediterraneo si sono fatti promotori di quel balearic beat che avrebbe portato entro i suoi confini fiumi di forestieri, a una quindicina d’anni di distanza da quando nel 1967 Francisco Franco fece costruire sull’isola un aeroporto per ingrassare la Spagna con un po’ di valuta straniera. Parte da là dunque il commento sonoro della serie diretta da Nick Hamm, Luis Prieto, Ashley Way e Alvaro Brechner, accogliendo anche l’eredità degli anni Novanta e pezzi contemporanei, inclusa la hit degli italiani Meduza, Lose Control, realizzata nel 2019 dal terzetto milanese insieme a Becky Hill e ai Goodboys. Mentre la cocaina viaggia nei gonfiabili a banana, il sole cuoce l’isola e la notte offre il miglior rifugio possibile per gli adepti dell’EDM, la musica, in White Lines, non si ferma mai, sia che venga affidata ai DJ dei nightclub sia che semplicemente scorra in sottofondo accompagnando le vicende dei personaggi della serie. In questo scenario l’elettronica si tinge di tante sfumature quante sono quelle della luce di Ibiza, dal trip hop anni Novanta degli UNKLE con Price You Pay alla trance degli Age of Love nel remix del 1992 dei Jam & Spoon – uno dei primi esempi di trance music -, dal downtempo arricchito dai fiati dei Groove Armada presenti nella soundtrack di White Lines con At the River alla tropical house di Don’t Call Me Up di Mabel, cresciuta tra Malaga e Londra.
White Lines: I classici dei Prodigy e dei Primal Scream accompagnano Zoe nel suo viaggio verso la verità nell’isola delle Baleari
Passando a nomi più noti, non mancano grandi firme del big beat come i Prodigy – che si infilano in White Lines con la loro Hotride, dal quarto album in studio della band Outnumbered, Never Outgunned, una traccia opera del poliedrico Liam Howlett – o i Primal Scream, presenti nella serie attraverso uno dei brani più amati della band capitanata da Bobby Gillespie, Movin’ On Up. Sembra quasi di sentire aria di Coachella quando poi parte Losing It di Fisher, ufficialmente pubblicata dal produttore australiano nel 2018 dopo che dal suo set al celebre festival californiano l’anno precedente avevano iniziato a circolare tra gli appassionati diversi bootleg del brano. Persino una cantautrice più classica come Tori Amos trova spazio in White Lines con la sua Professonal Widow ma nella versione house remixata di Armand Van Helden, che poi è anche quella che ha portato al successo la canzone. Per finire, nel minestrone iberico c’è anche, tra le altre cose, la rumba flamenco Bamboléo dei Gipsy Kings, hit del 1987 cantata a squarciagola dall’autista che dà un passaggio fino a Ibiza a una Zoe che sommersa dall’entusiasmo del suo compagno di viaggio confonde lacrime e sorrisi, una costante del suo viaggio alla ricerca della verità.