Wonka: la magia è nella soundtrack! Le canzoni della colonna sonora
Così come i precedenti film sulla fabbrica di cioccolato più famosa al mondo, anche Wonka riprende il genere del musical. Per i più nostalgici sarà una lotta impari, per le nuove leve invece una possibile sorpresa.
Si sa, Willy Wonka è uno dei personaggi più enigmatici, e allo stesso tempo amati, che siano mai stati scritti. Forse dopo il libro di Roald Dahl e due film al limite del cult, non vi era il bisogno editoriale di un prequel eppure, sotto alcuni aspetti, il Wonka di Paul King si difende bene. Un esempio di ciò sono le musiche: con la condizione di ascoltarle in lingua originale, ci si rende conto che qualcosa funziona e, senza troppe pretese, le emozioni potrebbero arrivare sia a grandi che piccini. Fra citazioni al passato, musicalità nuove e quel pizzico sognante già visto in Puddington, vediamo insieme la colonna sonora del film su questo giovane aspirante cioccolataio interpretato da Timothée Chalamet.
Joby Tablot e Neil Hannon, gli autori delle musiche, riprendono sapientemente le musicalità del film di Paul King solo nei punti giusti. La scelta, più che azzeccata, è stata quella di dare una sostanza propria attraverso le musiche e non adagiarsi esclusivamente sul citazionismo. Seppur non tutte le canzoni risultino riuscite, colpevole forse la scrittura in generale e una densità eccessiva delle stesse, Wonka riesce a far entrare nella memoria degli spettatori alcuni brani ben calibrati e capaci di trasmettere qualche emozione in più, diventando persino virali sui social.
Wonka: chi è Willy Wonka? A Hatful of Dreams
Genesi del film, e la canzone che ha convinto Timothée Chalamet ad accettare il ruolo, con un giovanissimo Willy Wonka su una nave diretta per chi sa dove. Con un timbro marinaresco in partenza, colpisce subito dopo con un ritmo più pimpante capace di animare con gaiezza il paesaggio freddo della città innevata. Per tutta la durata della pellicola, con queste scelte quasi paradossali, che ricordano più uno spettacolo teatrale piuttosto di un prodotto cinematografico, Wonka sembrerà sempre sospeso su un filo invisibile; spettacolare sì, ma non sempre credibile. Qui con pochi passaggi e senza giri di parole, si introduce: il futuro cioccolatiere, il suo intento nella città e il suo pseudo-passato. Una sensatissima scelta, mirata soprattutto ai bambini, quella di riassumere tutta una serie di concetti con una canzone con un ritmo prima ascendente e infine discendente. La città è bella, piena di possibilità e soprattutto ricca di stimoli, ma anche costosa e non necessariamente così aperta ai sogni di Willy Wonka. Va anche ricordato che questo è l’esordio pubblico al canto di Timothée Chalamet. Un attore sempre visto nei ruoli più disparati, possibilmente drammatici, fa la sua buona figura anche in un musical piuttosto allegro come questo. Non si parla della sua interpretazione migliore, e nemmeno del cantato più entusiasmante degli ultimi tempi, eppure la sua voce si presta piacevolmente a questo tipo di canzoni e per il resto del film non deluderà.
Musical pieno di antagonisti e subito lo si vuole rendere chiaro; la signora Scrubbit (guarda caso suona proprio come “scrub it”) e la soundtrack dedicata alla sua pensione, da inizio al tema che accompagneranno le scene ambientate all’interno della lavanderia e che riguarderanno le sottotrame della malvagia proprietaria. Con un motivo puramente ritmato, sull’onda delle svariate composizioni a tema schiavismo e sfruttamento, Scrub Scrub e parte di Welcome to Srubbit’s sono quelle musiche che ricordano i classici ma che mai si avvicinano ad avere una loro importanza al di fuori della storia. Difficilmente qualcuno ricorderà le parole esatte, ma il motivetto accattivante rimane in testa e fortunatamente viene surclassato da altre composizioni originali.
Anche Sweet Tooth segue ciò che detto pocanzi. Sonorità di un tango e reminiscenze di musica leggera jazz e da club anni 50′. Nulla di innovativo o surreale. Ovviamente come nel caso precedente il motivetto continua a saltellare qua e la per la testa, ma tende a risultare poco memorizzabile, e nel doppiaggio italiano anche fastidioso, soprattutto per i più piccoli.
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I veri punti forti della colonna sonora sono Pure Immagination e A World of Your Own
Dopo le premesse iniziali, pare contraddittorio indicare fra le migliori soundtrack Pure Immagination. Canzone presa para para al Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato del 1971, con lo stesso identico testo ma con un’interpretazione completamente rivista. L’originalità del pezzo sta proprio nella sua concezione: non si parla ancora di una fabbrica vera e propria, ma della speranza e del sogno a cui essa conduce. Non suona strano a questo punto che venga cantata proprio alla piccola Noodle, orfanella interpretata da Calah Lane al suo esordio come attrice; nella scena funziona perfettamente anche se scritta per descrivere tutt’altro. A World of Your Own infatti è una perfetta introduzione concettuale al futuro del cioccolatiere. Ricollegandosi indubbiamente a quello che poi sarà l’effettiva fabbrica, estrapolando forse uno dei pochi elementi che veramente hanno un collegamento letterario, e non puramente commerciale, con la storia originale. Fantasticando senza volerlo su quella che sarà la fortezza della solitudine di Willy Wonka, qui si ritrovano tutti gli elementi che invece nel film molto spesso mancano. Nessuno avrebbe immaginato un personaggio così tanto fantasticatore e ingenuamente sognante eppure, solo grazie a questo pezzo, dalla durata di poco meno di 4 minuti, si evincono candidamente quelle che in una pura ottica letteraria avrebbero ricondotto con precisione ai fatti futuri.
Non tocca la stessa sorte al brano affidato in maggior parte a Calah Lane. For a moment è struggente, pedissequo e per lo più stereotipato. Sicuramente ravvivato dalla voce di Chalamet nella seconda parte, ma la sua ragion d’essere stona con l’intera struttura della storia. La voce dell’attrice è spettacolare, non giriamoci intorno, però quella sonorità da pubblicità Bauli e il testo che porta una pesantezza estrema per il genere, stride vivamente nelle corde della pellicola (non sarebbe assurdo dedurre che sia stata una richiesta esplicita del regista, già avvezzo all’estrema malinconia e tenerezza viste già in Puddington). Medesimo tema ripreso poi nella piccola traccia Sorry, Noodle, con risultati congrui.
Il brano Oompa Loompa funziona, forse troppo bene
Che gusto ha dato agli spettatori, sentir rintoccare quel motivetto simpatico e frizzantino. Senza parlare della coreografia, anch’essa tributo al primo film. É piaciuta talmente tanto questa piccola scena che ormai spopola in ogni dove sui social. Nulla di nuovo, ma straordinariamente il “vecchio” ha funzionato alla grande. Con una traccia di poco più di 1 minuto, Oompa Loompa è quel piccolo tocco di classe che ha fatto sorridere tutti quanti. Sia coloro che amano il film originale, sia giovanissimi spettatori totalmente ignari della citazione. La particolarità probabilmente è da ricercarsi nella scrittura appuntita, sarcastica e minimamente nobiliare che ha il personaggio di Hugh Grant poiché, non solo la soundtrack ha colpito pur non avendo apparenti collegamenti con i temi dei meme che dilagano sul web, ma ha anche creato una spinta fortissima alle presenze in sala, con spettatori presenti in sala all’unico scopo di rivedere la medesima scena. Il rovescio della medaglia è che questo affetto così sentito dalle community per questa traccia in particolare, denota una totale mancanza del film di scritturare canzoni originali capaci di sfondare anche nel mondo social. Mondo che al giorno d’oggi ha un importanza spropositata nella percezione dei prodotti audiovisivi.
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