Cristiana Dell’Anna e il cast parlano di Francesca Cabrini:”Sognava la libertà di scegliere”

Parola alla protagonista Cristiana Dell'Anna e al cast italiano di Francesca Cabrini, il biopic diretto da Alejandro Monteverde sulla straordinaria figura della santa missionaria protettrice degli emigranti.

In pochi conoscono Francesca Cabrini. Italiana d’origine ma statunitense d’adozione, prima santa americana della storia, canonizzata nel 1946 e dal 1950 Patrona degli emigranti. J. Eustace Wolfington, produttore di Francesca Cabrini, regia di Alejandro Monteverde (Sound of Freedom – Il canto della libertà) e in sala in Italia dal 13 al 15 ottobre 2024 per Dominus Production, il film l’ha voluto proprio per questo, per vincere l’oblio e passare anche alle generazioni più giovani il messaggio inclusivo e pieno di speranza della santa missionaria. “Ne ho sentito parlare per la prima volta quando avevo 23 anni. Ho resistito a lungo alla tentazione di girarci un film. Volevano la storia di una monaca, di una santa, ma io pensavo che non fosse l’angolazione giusta. Lei è stata e ha fatto tante cose e se ne doveva parlare come si parla di Gandhi nel film omonimo. Gandhi era un grande uomo, tra le altre cose di nazionalità indiana. Allo stesso modo Madre Cabrini era, tra le altre cose, una monaca”. Ha potuto contare su una collaborazione esterna di primissimo piano, quella di “Martin Scorsese. Gli ho chiesto consigli e lui mi ha detto di puntare su un’attrice italiana per la parte della protagonista”.

Francesca Cabrini parla di una figura moderna e poco conosciuta, che merita di essere riscoperta

Francesca Cabrini; cinematographe.it

E la protagonista italiana è arrivata, la bravissima Cristiana Dell’Anna (Gomorra), affiancata da un cast di pregio. A cominciare dagli stranieri, David Morse e John Lithgow, per proseguire con gli italianissimi Giancarlo Giannini e Romana Maggiora Vergano. C’è anche il giovane, ormai consumato professionista, Federico Ielapi, che del suo personaggio, Paolo, ha questo da dirci. “Mi è piaciuto interpretare Paolo, un ragazzo di strada (uno dei tanti accuditi e salvati da Madre Cabrini, ndr). Francesca è coraggiosa e ha una forza d’animo pazzesca, mi è piaciuta molto questa storia, partecipare è stato emozionante”.

Romana Maggiora Vergano è Vittoria, prostituta italiana cresciuta a Five Points – la zona più pericolosa della New York otttocentesca – che allaccia una relazione commovente con Madre Cabrini. “Sono molto legata a questo film e orgogliosa di presentarlo in Italia. Confesso che non sapevo nulla del personaggio. Poco conosciuta, anche se ha cambiato la nostra storia. Cristiana è stata bravissima a raccontarla in tutte le sue sfumature, perché Francesca è stata una suora ma anche una manovale, un’architetta, un’imprenditrice. Mi è piaciuto lavorare con un regista, Alejandro Monteverde, dalla personalità sorprendente”. Quando le chiedono di descrivere Vittoria, risponde così. “Del personaggio ho cercato di immaginare il pregresso. Arriva in America con la famiglia, in cerca di se stessa e di un po’ di fortuna; finisce per perdersi. Poi, inciampa tra le braccia di questa suora che le ridona una fede spirituale, cristiana, ma anche sociale e umanitaria. Ci si chiede cos’abbiano in comune la santa e la cortigiana: tutto. Siamo tutti uguali e occorre fare squadra per aiutare chi è in difficoltà”.

Francesca Cabrini è la storia di una donna modernissima circondata da uomini, alcuni aperti al cambiamento, altri meno. Moderno è Giancarlo Giannini nelle candide vesti di Leone XIII, Papa precursore perché all’epoca, la fine del XIX secolo, affidare a una donna una rete di strutture missionarie era una scandalosa follia. Lui però intravede qualcosa e lascia spazio a Francesca. Il tempo in scena è poco, ma ne è valsa la pena. “Ci ho messo un giorno ad accettare quando me l’hanno proposto. Non conoscevo professionalmente Cristiana, ma me ne avevano parlato benissimo e ho deciso di prendermi un paio di giorni per lavorare insieme a lei. Nemmeno io conoscevo la storia di questa donna straordinaria che portava le sue idee in maniera straordinaria; è un bene che si conoscano”. L’ha colpito, della collega di set, “l’inglese perfetto che parla Cristiana (ha vissuto a Londra per sette anni, ndr), una cosa importante per noi attori. Io lo devo imparare ogni volta di nuovo ma il vantaggio è che, non avendo dimestichezza, all’estero mi assegnano la parte dell’italiano, del francese, del messicano, così non ho l’obbligo della pronuncia perfetta!”. Oltre l’ironia, della storia ha amato “che parli, nel mondo di oggi, di bontà e di anima”.

La parola a Cristiana Dell’Anna

Francesca Cabrini cinematographe.it conferenza stampa

Se Madre Cabrini è l’icona di coraggio e determinazione che il film ha cura di presentare allo spettatore, è in gran parte merito della testardaggine di Cristiana Dell’Anna. Si è confrontata a lungo con il regista, Alejandro Monteverde, per il taglio da dare alla protagonista. “Nel copione era presentata in maniera diversa, più dimessa. Da attrice e da donna la cosa un po’ mi infastidiva. Bisogna capire che lei si muoveva all’interno di un’istituzione e nel quadro di una gerarchia; la Chiesa era il suo posto di lavoro. Nel film raccontiamo il primo anno in America, non era previsto che una donna fondasse un ordine missionario ma lei c’è riuscita. La chiave del suo percorso è: capire in che modo utilizzare le risorse a sua disposizione, per portare a termine il risultato”.

Da donna a donna, Cristiana Dell’Anna comprende la fatica e le soddisfazioni di Francesca. “Lottiamo per imporci, per far presente il nostro valore e liquidare i pregiudizi, che non sono solo maschili, vengono anche dalle donne”. Il suo approccio alla professione è decisamente americano. “Sono una secchiona, studio e mi documento moltissimo. Ho letto tutte le biografie possibili su Madre Cabrini e anche la sua corrispondenza. Mi sono servita degli scambi epistolari con l’arcivescovo di New York; ho lavorato sulle crepe del suo vissuto. In tutte le biografie viene descritta come una bambina vivace, desiderosa di viaggiare. Voleva andare in Cina e alla fine c’è riuscita. La forte impronta religiosa le veniva dalla famiglia. Francesca sognava la libertà di poter scegliere e lo ha fatto tramite il suo lavoro”.

E non era da sola, in questo. “In fondo, era l’epoca della Duse e di Matilde Serao, che contribuì a fondare il quotidiano Il Mattino. Francesca Cabrini fa lo stesso, nel suo ambito”. La canzone del film, Dare To Be, la cantano Andrea Bocelli e sua figlia Virginia, anche attrice in una piccola parte. Cristiana Dell’Anna è molto legata al pezzo. “C’ero quando Andrea ha deciso di cantarla, ma all’inizio la canzone era importante per me soprattutto in relazione al processo creativo. Devo a mio marito l’aver capito quanto fosse onesta. Ascoltavamo ancora e ancora il file e lui insisteva a farmi capire bene le parole. C’era questo verso che diceva: senti come cambia il vento? Come frase è semplice, ma arriva dritta al cuore”.