Damien Chazelle: “con Babylon voglio scuotere il pubblico”
Incontro stampa con il regista premio Oscar a Roma per presentare il suo ultimo film, Babylon, dal 19 gennaio al cinema.
“Sono contento di portare il film a Roma, per Babylon in un certo senso ho attinto a molte delle opere per esempio, di Fellini, in particolare La dolce vita, a film del genere, film che danno una panoramica della società, come opera e lavora, ma anche come una società si diverte. Era questo l’obiettivo, quello che volevo realizzare, attraverso il prisma del divertimento e del lavoro, attraverso le feste e anche a quello che veniva fatto sul set, dare l’idea di quello che c’era sotto la superficie, quindi la speranza, le tragedie, i sogni realizzati e quelli infranti”. Così il regista Damien Chazelle, premio Oscar per La La Land, durante l’incontro con la stampa italiana per parlare del suo nuovo film, Babylon, dal 19 gennaio al cinema. Un film che raccontando della Hollywood dei ruggenti anni ’20 parla di passioni profonde, sfrenate, la sete di diventare una star del cinema o della musica, vivendo al massimo. I protagonisti Nellie La Roy (Margot Robbie) e Jack Conrad (Brad Pitt) sono sicuramente molto diversi dai romantici e sognatori Mia e Sebastian di La La Land che di Hollywood e dei loro sogni prendono solo il buono. E Chazelle nello spirito a chi assomiglia maggiormente tra questi personaggi?
“È una domanda interessante alla quale è difficile rispondere”, ci ha detto, “posso dire che in effetti in ciascuno di questi personaggi ho tentato di dare qualche aspetto che mi appartiene e che è stato anche il riflesso della mia esperienza in un particolare momento, anche se il rapporto non è mai stato qualcosa di diretto. Anche Nellie ha molto che mi appartiene, così come Sydney Palmer, il trombettista, o come molti altri personaggi che posso dire che in un certo senso sono me, è un modo per esprimere la mia essenza”.
Damien Chazelle: “A Hollywood oggi c’è tanta paura e conformismo”
La Hollywood di Babylon, la vecchia Hollywood era sicuramente più libera e selvaggia, forse più autentica, prima dell’avvento del sonoro e con esso del conformismo e del perbenismo, per Chazelle un clima non così diverso da quello di oggi: “Ritengo che si sia persa la libertà, ed è qualcosa di comprensibile dal momento che parliamo di una libertà che veniva esercitata nei primissimi giorni di Hollywood, all’epoca era qualcosa di nuovo, e non godeva del rispetto di gran parte della società, veniva considerata una forma d’arte volgare, quando veniva considerata una forma d’arte. Lo stesso titolo, Babylon, dà questa idea che nasceva dal vizio, dal peccato, un’industria gestita da persone leziose, peccaminose, veniva spesso definita utilizzando riferimenti biblici come Sodoma e Gomorra, perché era qualcosa di nuovo nato prima di posti come Las Vegas. La società guardava a Los Angeles considerandola la città folle, era come la frontiera del Wild West dove questi pionieri si creavano le proprie regole e facevano quello volevano, e quindi è stata una vera e propria esplosione di possibilità artistiche, ed è stato quasi inevitabile che questa fiamma a un certo punto si affievolisse per essere sostituita da qualcos’altro. Un’industria che veniva creata da migranti, da criminali, da reietti, da persone che erano state allontanate dalla società che nel bel mezzo del nulla tirarono su questa città. Io ritengo che abbiamo molto da imparare da quella Hollywood, perché oggi più che mai c’è tanta paura, tanto conformismo, moralismo, quello che invece secondo me in questo periodo e in ogni era gli artisti dovrebbero fare è respingere tutto questo, opporsi, reagire, e andare a rivendicare la libertà che è stata soppressa, e in qualche modo anche questa storia lo racconta, io ho cominciato a scrivere questo film 15 anni fa e nel frattempo Hollywood è cambiata e purtroppo non al meglio”.
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L’apice del cinema muto fino al suo viale del tramonto, tra i tanti aspetti trattati nel film, infatti, c’è anche questo passaggio doloroso e tragico per i protagonisti: “Credo che ci fosse dall’inizio l’idea di fare un film che si sarebbe poi trasformato in altro film, volevo che questo riflettesse in qualche modo il momento in cui la società si trovava, e quindi l’idea è stata di passare dalla commedia alla tragedia. Mano a mano che procedevo nella scrittura, mi sono reso conto che quello che avevamo all’inizio, questa altissima energia, esuberanza, si dovesse poi trasformare in dramma, questo era importante, ma a un certo momento mi è sembrato che non fosse neanche sufficiente, doveva essere più cruento, che sfiorasse il film horror per mostrare questa caduta, le due facce della stessa medaglia, il momento massimo, l’apice del divertimento contrapposto alla tragedia, dalle stelle all’inferno, come Dante negli inferi. Nell’ultima parte, quella ambientata negli anni ’50, la mia intenzione era che lo spettatore riflettesse su tutto quello che era stato, su quello a cui si era arrivati, la sua conclusione”.
Damien Chazelle: “I miei film appartengono al pubblico”
Un film che per gli argomenti trattati, per numerose scene crude, forti, irriverenti e senza filtri di certo dividerà il pubblico, come è già è successo negli Stati Uniti dove Babylon non è stato ben accolto dalla critica e da parte degli spettatori:
“Sapevo che avrebbe suscitato determinate reazioni, anche perché l’idea alla base del film era di dare fastidio, come dire, di “accarezza contropelo”, provocare risentimento, fare arrabbiare le persone, questa era la mia aspettativa, quella di realizzare un film che fosse controcorrente, per questo ci è voluto tanto tempo per trovare qualcuno che lo finanziasse, sono molto grato alla Paramount che ha deciso di produrre qualcosa che sapeva sarebbe stato controverso. Mi sono sentito libero di non annacquare, attenuare o filtrare determinate cose del film, anche perché non avrei mai accettato di farlo se quella fosse stata la condizione. Mi rendo conto che è uno shock ma volevo che lo fosse, che Hollywood venisse vista effettivamente com’era, andando a scavare, perché sono fin troppi i film che parlano della vecchia Hollywood celebrandola ma guardando solo la patina, senza andare nel profondo. L’unica speranza è che questo film trovi il suo pubblico, che possa suscitare dibattito, discussione, risvegliare gli animi e non semplicemente scivolare via in maniera silenziosa e tranquilla, fare rumore. Sono dell’opinione che il film una volta che l’ho finito non mi appartiene più, una volta che è uscito diventa del pubblico, io ho fatto quello che ho sentito di dover fare, ho portato questo film al mondo e ora lascio che sia il mondo a prenderlo e giudicarlo. È come lasciare andare un figlio che esce di casa, non puoi più controllarlo, fa quello che vuole”.
Parlando di passaggio dal sonoro al muto, è inevitabile affrontare la crisi delle sale a favore dello streaming, ma Damien Chazelle ha le idee chiare: “È abbastanza divertente, perché vediamo che Babylon finisce nel 1952, con alcune scene di Singing in the Rain, e se andiamo a vedere molti film realizzati in quel periodo, è come se contenessero il timore che il cinema stesse morendo per essere totalmente sostituito dalla televisione. Così non è stato, il cinema ha continuato ad andare avanti, è morto forse il sistema degli studios, ma è stato sostituito da qualcosa di diverso, da un altro sistema. È sicuramente una coesistenza difficile, ma sono ottimista, perché ritengo che l’evoluzione sia costante: Hollywood continua a cambiare, muore e rinasce. Nel 1899 persino Lumière ha detto che il cinema non avrebbe avuto futuro”.
E su una delle “anime selvagge” di Babylon, Margot Robbie, che ha dato una grandissima prova, ha detto:
“È un’attrice straordinaria, una forza della natura, estremamente coraggiosa, disposta ad andare fino in fondo: lei spesso paragona la recitazione all’essere un animale, come se in ogni ruolo che interpreta abitasse una diversa bestia selvatica, ma è anche una persona con una grandissima disciplina e preparazione tecnica, è capace di fare 12 take e di piangere da un occhio solo”.