Mutazioni e ossessioni: il cinema di David Cronenberg in 10 memorabili film
I cinefili di tutto il mondo festeggiano oggi i 74 anni di un monumento vivente del cinema come David Cronenberg, straordinario cineasta canadese che da circa 50 anni attraversa horror, fantascienza, noir e dramma con il costante intento di sconvolgere, disturbare e provocare lo spettatore. Quello di Cronenberg è un cinema erotico, visionario e denso di contenuti, che utilizza il corpo umano, le sue mutazioni e le sue fusioni con il metallo per esplorare le più viscerali pulsioni e i più folli turbamenti dell’umanità. Le sue inquadrature non sono mai banali o fini a se stesse, ma sempre traumatizzanti, travolgenti e volte a cercare la vera essenza del genere umano nei luoghi più sporchi, corrotti e malsani. I suoi personaggi non sono mai compiuti, ma in costante divenire, costantemente oscillanti fra spunti creativi, slanci di modernità e un dolorosa e insuperabile disagio esistenziale.
Noi di Cinematographe abbiamo selezionato dieci fra le tante perle di questo formidabile cineasta per ripercorrerne la carriera e le tematiche ricorrenti.
Brood – La covata malefica (1979)
Dopo gli esordi con Stereo (1969) e Crimes of the Future (1970) e i primi grandi lungometraggi per il mercato internazionale Il demone sotto la pelle (1975), Rabid – Sete di sangue (1977) e Veloci di mestiere (1979), la carriera di David Cronenberg gode di un’improvvisa e decisiva accelerata con Brood – La covata malefica, dolorosa pellicola dell’orrore nella quale il cineasta associa l’evento più bello e gioioso nella vita di una donna, quello della procreazione, alla creazione di mostruose e sanguinarie creature. Ci troviamo di fronte a due delle tematiche ricorrenti nel cinema di Cronenberg: la mutazione del corpo (attraverso una mente distorta e malata) e la sfida alle leggi dell’uomo e della natura, rappresentata dagli esperimenti del Dr. Hal Raglan.
Un film carico di rabbia, di inventiva e di raccapriccio (la scena finale è cult per il cinema dell’orrore e non solo), che, grazie anche alla presenza nel cast di due attori di fama mondiale come Oliver Reed e Samantha Eggar, apre definitivamente a David Cronenberg le porte di Hollywood.
Scanners (1981)
David Cronenberg si dedica all’esplorazione della mente e delle sue capacità più nascoste, come quelle telepatiche, con Scanners, la pellicola che consacra il cineasta canadese come autore di culto nel panorama cinematografico internazionale. Ancora la sfida ai limiti della scienza e dell’umanità (una multinazionale compie minacciosi esperimenti su donne gravide creando soggetti dai pericolosissimi poteri psichici) per un’originale commistione fra fantascienza e orrore, bollata troppo spesso superficialmente come mero prodotto d’intrattenimento, ma in realtà seminale per una miriade di pellicole sullo stesso tema (fra cui quattro seguiti non all’altezza dell’originale) e apripista per il successivo Videodrome. Una pellicola inquietante e visionaria, sorretta da pregevoli effetti speciali e impreziosita dalle angoscianti musiche di Howard Shore, che riesce a rendere visibile ciò che avviene nella mente umana e a mettere in piedi una sottile ma decisa critica sociale nei confronti delle multinazionali.
Videodrome (1983)
Il 1983 è l’anno di Videodrome, straordinaria pellicola di fantascienza che si può considerare il manifesto del cinema di David Cronenberg. Il cineasta canadese mette in scena con stupefacente lungimiranza i rischi connessi a un utilizzo smodato della televisione e dei mass media, miscelando la sua critica politica e sociale con la sua innata attrazione per la carne e per le sue mutazioni. Uno strepitoso James Woods è il protagonista di un incubo cupo e pessimista, in cui impersona un piccolo produttore televisivo che scopre casualmente un’emittente televisiva capace col suo segnale di causare tumori al cervello e distorcere la percezione della realtà. Carne e tecnologia si fondono e la realtà diventa indistinguibile dalle allucinazioni e dalla sua rappresentazione mediatica.
Un’opera profetica e attualissima, capace di gettare profondi e allarmanti interrogativi sulla realtà che ci circonda e sul nostro modo di percepirla. Un film necessario e imprescindibile, da vedere e rivedere, magari in accoppiata con l’altrettanto meritevole Essi vivono di John Carpenter.
La zona morta (1983)
Il 1983 vede David Cronenberg cimentarsi anche con un’altra splendida pellicola, ovvero La zona morta, trasposizione cinematografica di uno dei più apprezzati romanzi di Stephen King. Anche se in questo caso il regista canadese non si misura con un progetto da lui concepito, la sua mano è sempre ben visibile, come le sue tematiche ricorrenti. Christopher Walken interpreta Johnny Smith, un uomo che, in seguito a un disastroso incidente e a diversi anni di coma, si ritrova irrimediabilmente diviso dalla donna che amava ma in possesso di un potere che gli permette di vedere il futuro delle persone attraverso un semplice contatto fisico. La sua capacità lo porta così a conoscere il futuro del candidato al Senato Greg Stillson, che in seguito diventerà Presidente degli Stati Uniti scatenando un disastroso conflitto mondiale.
Di nuovo una mutazione e di nuovo dei particolari poteri psichici dunque, che vengono stavolta declinati in una storia solo apparentemente più rassicurante, ma basata sulla disperazione e sui profondi dilemmi etici e morali scaturiti dalla possibilità di cambiare il corso della storia. Il film meno personale della carriera di David Cronenberg si rivela così uno dei suoi più importanti successi commerciali e dimostra la sua capacità di plasmare alla sua volontà e al suo stile ogni tematica e ogni genere cinematografico.
La mosca (1986)
Il 1986 vede l’uscita de La mosca, altra pellicola non scaturita direttamente dalla mente di David Cronenberg, in quanto rifacimento del film del 1958 L’esperimento del dottor K. Jeff Goldblum. L’ossessione per la sperimentazione scientifica (stavolta il teletrasporto) porta il protagonista del film a quella che è probabilmente la mutazione più celebre nella filmografia del regista, uno spaventoso uomo-mosca che a discapito del proprio disgustoso nuovo aspetto non perde idee e sentimenti tipici del genere umano, come l’amore per la giornalista Veronica Quaife (Geena Davis). Una folgorante e ancora godibile commistione fra fantascienza e melodramma, capace di stupire con pregevoli effetti speciali, di fare riflettere sui rischi connessi al progresso e alla sperimentazione e di commuovere con una storia romantica anomala, pessimista e disperata.
Inseparabili (1988)
Ancora corpo, amore, nascita e morte per David Cronenberg con Inseparabili, in cui un monumentale Jeremy Irons (che lavorerà ancora per il cineasta nel sottovalutato M. Butterfly) interpreta i due gemelli monozigoti Beverly ed Elliot Mantle, prestigiosi ginecologi indissolubilmente connessi l’uno all’altro da un legame fisico e affettivo. Il regista canadese abbandona le atmosfere più tipicamente horror e fantascientifiche per un cinema più intimista e cerebrale, volto a scandagliare la complessa psicologia di due personaggi vissuti sempre in simbiosi, ma costretti a distaccarsi dall’arrivo di una donna. Un’opera di incommensurabile maestria registica (le scene in cui i due gemelli sono contemporaneamente su schermo furono realizzate con primitive tecniche di grafica computerizzata), che esplora con morbosa e angosciante profondità il tema del doppio e i più oscuri risvolti del rapporto fra gemelli.
Crash (1996)
L’ossessione di David Cronenberg per la fusione fra carne e metallo trova il suo apice con Crash, uscito dopo Il pasto nudo (1991) e il già citato M. Butterfly (1993). Siamo di fronte alla pellicola più perversa e malsana del cineasta canadese, che mette in scena un morboso e autodistruttivo quadrilatero amoroso fra i personaggi interpretati da James Spader, Holly Hunter, Deborah Unger ed Elias Koteas, in cui l’appagamento sessuale supera le barriere di genere per trovare il proprio habitat nella depravazione e nella compenetrazione fra corpi mutilati e lamiere di auto incidentate. Un film lucidamente perverso e romanticamente erotico, che ci racconta senza alcuna limitazione o edulcorazione le vite di quattro personaggi spezzati, capaci di trovare soddisfazione e di ricongiungersi con la propria essenza soltanto attraverso la sofferenza mentale e il dolore fisico. L’opera più estrema e provocatoria di un regista costantemente fuori dagli schermi.
eXistenZ (1999)
A un regista che ha sempre guardato con un misto di timore e curiosità allo sviluppo della tecnologia come David Cronenberg non potevano certamente sfuggire le possibili implicazioni della realtà virtuale nella vita degli esseri umani. Il 1999 è così l’anno di eXistenZ, uno dei più clamorosi fiaschi commerciali della carriera del regista canadese (meno di 3 milioni di incassi negli Stati Uniti), ma anche, col senno di poi, una delle sue pellicole più amaramente profetiche.
Jude Law e Jennifer Jason Leigh sono i protagonisti di un’avventura sempre in bilico fra virtuale e reale in un avveniristico videogame chiamato appunto eXistenZ, giocabile tramite il cosiddetto pod, una periferica di gioco fatta di vera carne e collegabile al corpo umano attraverso un buco nella schiena chiamato bio-porta. Non è difficile leggere in questo risvolto l’ennesimo richiamo cronenberghiano alla fusione fra corpo umano e tecnologia, spunto di partenza per una sorta di rilettura in chiave moderna e videoludica di Videodrome, con la realtà virtuale che sostituisce la televisione come inquietante minaccia. Un crescendo di tensione e colpi di scena eleva la portata di un film sottovalutato all’epoca dell’uscita, ma a cui il tempo ha saputo conferire il risalto che merita.
A History of Violence (2005)
Dopo il mesto e doloroso Spider (2002), David Cronenberg comincia una proficua collaborazione con l’ottimo Viggo Mortensen con il thriller A History of Violence. Siamo di fronte a una pellicola che per il suo realismo potrebbe essere giudicata insolita per gli standard del regista, ma che in realtà presenta almeno tematiche a lui care come la contrapposizione fra realtà e finzione (rappresentata dalla fittizia identità del tranquillo cittadino Tom Stall assunta dal ganster Joey Cusack) e la sensibilità nell’analizzare e sviscerare i lati più ambigui dell’animo umano, in questo caso la tendenza alla violenza e al sopruso nei confronti del prossimo. David Cronenberg abbandona quindi i toni ammonitori verso la tecnologia e il progresso, immergendosi nello squallore e nella brutalità della quotidianità e regalando momenti di altissimo cinema come la sequenza finale, fra le scene più struggenti e raggelanti degli ultimi anni.
Il noir contemporaneo secondo David Cronenberg: La promessa dell’assassino (2007)
Concludiamo il nostro viaggio nel cinema di David Cronenberg con La promessa dell’assassino, altro splendido film con protagonista Viggo Mortensen, affiancato in questo caso da Naomi Watts e Vincent Cassel. Il cineasta canadese segue l’impostazione cruda e realistica di A History of Violence, scegliendo l’ecosistema della mafia russa come ambientazione della sua ennesima indagine sul lato oscuro dell’animo umano. Mortensen centra una delle performance più intense della sua carriera e guadagna una più che meritata nomination all’Oscar, asservendo completamente il suo corpo allo sguardo lucido e severo di Cronenberg e cimentandosi per l’occasione in una delle più cruente e feroce scene di lotta del cinema contemporaneo, interpretata per di più completamente nudo. Ancora il corpo umano protagonista dunque, in quello che può essere considerato il noir contemporaneo secondo David Cronenberg: cinico, cupo, pessimista e violento al punto giusto.
La promessa dell’assassino è la conferma della maturità artistica e narrativa di David Cronenberg e della sua continua evoluzione stilistica, che sarà poi confermata con i successivi A Dangerous Method (2011), Cosmopolis (2012) e Maps to the Stars (2014). Attendiamo quindi con grande fiducia i futuri lavori di un regista che ha segnato indelebilmente la storia del cinema delle ultime decadi e che sembra non conoscere crisi o cali di ispirazione.