David Lynch: le 5 parole chiave del suo cinema

Il cinema del genio visionario David Lynch attraverso le parole chiave che ne costituiscono il cinema

Ci ha lasciato lo scorso 15 gennaio, poco prima di compiere 79 anni uno degli ultimi grandi geni del cinema, David Lynch. Con all’attivo 10 lungometraggi ed una serie televisiva, Twin Peaks, tra le più epocali mai realizzate. Caratterizzato da un profondo senso dell’onirico e da una forte caratura di arte espressiva, il cinema di Lynch si costituisce parte integrante di un filone, molto spesso, surrealista e psicologico, talvolta bizzarro ed eccentrico, altrimenti intimo e perturbante. Scopriamo alcuni accostamenti ricorrenti nel suo opus filmico, attraverso quelle che sono le parole chiave che ne caratterizzano il cinema.

David Lynch e le parole chiave che ci aiutano a ripercorrere le sue opere

David Lynch cinematographe.it

Nell’intento di definire una mappatura del cinema del genio visionario di David Lynch, andremo ad evidenziare quelle che possiamo definire come parole chiave che rappresentano elementi che spesso sono presenti all’interno della sua filmografia. Ovvero quei cosiddetti “collegamenti” che ne caratterizzano le opere e rendono il cinema del regista identificabile o che, talvolta, ne stabiliscono delle vere e proprie tappe all’interno della sua filmografia, anche attraverso legami specifici con attori o temi.

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1. David Lynch e l’onirico

Il termine onirico è strettamente legato al sogno e alla sua interpretazione da un punto di vista psicanalitico. Il regista David Lynch, inserendosi nella corrente del cinema surrealista, è stato certamente un fautore di una trascrizione cinematografica votata all’onirico. Il suo cinema, infatti, a partire dal fulminante esordio Eraserhead – la mente che cancella (1977) fa perno su una visione narrativa che lega il subconscio umano alla fabula, la rappresentazione di una realtà che è spesso frutto di reminiscenze sognate, o talvolta a veri e propri incubi. Ed anche il celebre Twin Peaks (da noi mandato in onda come I segret di Twin Peaks) rientra in una dimensione strettamente legata all’onirico, come del resto il sogno è parte integrante dell’incipit e dell’amaro epilogo del capolavoro realista The Elephant man (1980), in cui il protagonista John Merrick, il deforme “uomo elefante” del titolo sogna la madre come in uno strano incontro con un elefante da cui sarebbe stato concepito.

2. David Lynch e Twin Peaks

David Lynch; Cinematographe.it

Twin Peaks è probabilmente il prodotto che ha reso definitivamente celebre David Lynch nel mondo. Il serial televisivo che nel 1991 ha cambiato un po’ le regole del formato televisivo, alterando la concezione di un universo Pop piegato all’esoterismo, al mistero, al giallo che si mescola alla psicanalisi e molta serialità successiva agli anni ’90 farà debitamente i conti con la struttura narrativa e con le atmosfere torbide e misteriose, laddove non del tutto surreali, che vengono messe in piedi da una serie epocale, in cui anche la colonna sonora di Angelo Badalamenti ha lasciato tracce indelebili nei cuori e nelle menti degli spettatori di diverse generazioni.

3. David Lynch e Angelo Badalamenti

Angelo Badalamenti - Cinematographe

Angelo Badalamenti è stato il realizzatore di quasi tutte le colonne sonore dei film di David Lynch, ad esclusione dei primi tre lavori del regista e dell’ultimo Inland Empire. Autore di melodie epocali, come la colonna sonora che ha accompagnato i titoli di testa di Twin Peaks, ma anche delle struggenti e armoniche melodie country che hanno accarezzato le immagini di Una storia vera.

4. David Lynch e l’Arte

David Lynch nasce come artista, fin dall’adolescenza frequenta corsi a tema, prima di iscriversi in giovane età alla School of the Museum of Fine Arts. Successivamente si reca in Europa per studiare pittura espressionista, portando questa sua propensione all’arte figurativa e all’espressionismo a realizzare il primo cortometraggio nel 1967 Six Man Getting Sick (Six Times), ovvero la ripresa di un dipinto con sei volti scolpiti (sui calchi del volto dello stesso Lynch, realizzati da Jack Fisk, suo amico e scenografo) che ciclicamente (per la durata di meno di un minuto), per ben sei volte (quindi circa cinque minuti complessivi) portano delle mani, disegnate, al volto e poi vomitano sostanze violacee. Si tratta di un incipit che porterà il nostro autore a realizzare la prima combinazione di malessere, surrealismo, bizzarria e imprevedibilità verso il cinema del futuro.

5. David Lynch e Il mago di Oz

Lynch Oz - cinematographe.it

Com’è ampiamente dimostrato nel bel documentario Lynch/Oz del 2022, David Lynch è stato fortemente influenzato dal classico Il mago di Oz (1939), una costante reminiscenza (citata esplicitamente in più momenti di Cuore Selvaggio, ad esempio) che compone quella parte favolistica e visionaria dei mondi paralleli del regista. Un esempio cinematografico di sogni e paure americane che dal film di fine anni ’30 si riversano nell’universo filmico del cinema di Lynch.