Deadpool & Wolverine, parola al cast: “La vera magia consiste nell’accostare Ryan Reynolds e Hugh Jackman”

Ryan Reynolds, Hugh Jackman, Emma Corrin e il regista Shawn Levy ci raccontano i segreti di Deadpool & Wolverine, lo spettacolare debutto dei due eroi nel Marvel Cinematic Universe. Dal 24 luglio 2024 in sala.

“Ero al verde, facevo teatro!”. Basta poco, a Hugh Jackman, per scatenare il boato (la risata) della sala gremita di giornalisti. Si parla, senza spoiler, del più atteso cinecomic dell’estate 2024. E del perché abbia deciso di farne parte. Deadpool & Wolverine arriva nelle sale italiane il 24 luglio 2024 per The Walt Disney Company Italia. Regia di Shawn Levy e con, anche, Ryan Reynolds e Emma Corrin. Inevitabile che le prime domande si concentrino su di lui, sulle ragioni che lo hanno spinto a riprendere il personaggio. Lo aveva salutato – una volta per tutte, sembrava – con Logan, capolavoro crepuscolare (aggettivo abusatissimo) del 2017 diretto da James Mangold. Salta fuori che Hugh Jackman era sincero, quando affermava di volerselo lasciare alle spalle. “Non mentivo quando ho detto che Logan era la fine. Quello che è successo è che, qualche giorno dopo essermelo messo alle spalle, ho visto Deadpool, il primo Deadpool. E mi sono detto: oops. Riuscivo a vedere insieme i personaggi”.

Deadpool & Wolverine cinematographe.it conferenza stampa

L’amicizia incendiaria tra Hugh Jackman e Ryan Reynolds – scherzi, provocazioni e spassose conversazioni social – è nota ai cinefili di mezzo mondo. Hugh Jackman ricorda esattamente quando ha chiamato l’amico e collega per parlargli del film. “Era il 14 agosto 2022, non facevo teatro, stavo guidando, ho accostato e ho chiamato Ryan per dirgli: facciamo questo film insieme. Mi ha risposto che, proprio quel giorno, tempo tre ore e doveva andare a parlare con quelli della Marvel per l’ultimo pitch di Deadpool 3”. Non si fa attendere il controcampo di Ryan Reynolds, che prima stuzzica l’amico sul suo stato patrimoniale, “ci credo che ha problemi di soldi, la sua routine di bellezza manderebbe in bancarotta chiunque, con la roba che usa!”, poi si concentra sulla telefonata fatidica. “In questo mondo moderno, quando qualcuno ti chiama al telefono, ti preoccupi. Gli ho chiesto subito: Hugh, che c’è? Sei morto?”.

Non vuole prendersi il merito di averlo portato a bordo. Deadpool & Wolverine è il primo film, per entrambi, in qualità di membri del Marvel Cinematic Universe (MCU). “Non chiedo riconoscimenti per cose che non sono di mia pertinenza, ma è chiaro che averlo nel film era un mio grande desiderio. Il pitch originale alla Marvel, per Deadpool & Wolverine, era: primo atto, come io percepisco Wolverine. Secondo, come lui percepisce me. Terzo, una visione più oggettiva. Non ricordo le esatte parole di Kevin Feige, ma credo fossero più o meno queste: no. Poi deve aver anche aggiunto: assolutamente no!”.

Deadpool & Wolverine è un film sull’amicizia. Anche quella tra Ryan Reynolds e Hugh Jackman

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Le cose sono cambiate, in meglio, una volta che Hugh Jackman è entrato a far parte del progetto. Ancora Ryan Reynolds. “Con Hugh, tutto è stato più facile e divertente. In realtà, in fase di scrittura, la commedia arriva dopo. Cioè, prima si scrive di emozioni (Reynolds è co-sceneggiatore per il film, ndr) e poi pensi alle battute. Non le pronunciano solo i personaggi, è un po’ come se ci fossimo anche noi in scena, io e Hugh. Siamo amici, ma non scherziamo e basta, nel mondo reale. Le nostre conversazioni hanno un fondo emotivo, parliamo della nostra vita e dei nostri problemi. Comunque, Shawn sa come si fa un film di questo tipo. Sa gestire temi, generi e toni diversi”. Shawn è Shawn Levy, il regista. Li conosce entrambi, i suoi scatenati protagonisti. Ha lavorato con Reynolds in Free Guy – Eroe per gioco e The Adam Project, con Jackman in Real Steel. Risponde così ai complimenti. “Il tono è il lavoro. Ci siamo accostati a questo progetto con la stessa reverenza, l’amore, di tutti. La vera magia, qui, non consiste nell’accostare solo i personaggi, ma anche i due attori. Il nostro è un film sull’amicizia.

Non era mai capitato a Wolverine di trovarsi dentro una storia che combina, all’azione e al sentimento, umorismo e afflato dissacrante. La novità, per Hugh Jackman, è stata “il numero delle battute. C’è un monologo che, preso di per sé, contiene più parole di quante ne abbia mai pronunciate in un film standard di Wolverine. Ma il punto è che tutto è stato scritto così generosamente, tirando fuori dal personaggio cose che attendevo da anni. Mi sono sentito rinvigorito”. Protagonista femminile di Deadpool & Wolverine è Emma Corrin, nella parte di Cassandra Nova, mutante telepate e sorella di Charles Xavier. Non si vede come la cattiva della storia. “Cassandra pensa a se stessa come all’eroina del suo viaggio. Fa quello che vuole, quando vuole. Interpretarla è stato divertente, Shawn aveva le idee chiare su quello che voleva da me. Per prepararmi ho guardato le performance di Patrick Stewart e James McAvoy, giusto per spaventarmi un po’”. Non è stato facile gestire il personaggio, da un punto di vista squisitamente tecnico. “Una volta infilato il costume non potevi più toglierlo. Avevo queste dita posticce, talmente scomode che non riuscivo neanche ad andare al bagno da sola; è una lezione di umiltà (risate in sala, ndr)!”.

Shawn Levy è la suprema autorità, sul set. Dovrebbe riuscirgli naturale, mantenere il controllo. E invece. “Mi presento sul set e vedo Ryan con il suo costume. Poi arriva Hugh, vestito da Wolverine. Sei il regista, devi saper assumere una posa serafica e controllata. Esteriormente, ci riuscivo pure. Dentro di me, invece, impazzivo dall’emozione, perché davanti a me avevo Deadpool e Wolverine!”. Quanto a Ryan Reynolds, che negli ultimi giorni ha sudato freddo “per evitare gli spoiler, ho rischiato di rovinare tutto almeno sei volte, sempre sul punto di dire qualcosa di compromettente, per fortuna che il cervello mi blocca in tempo”, è la terza volta in carriera che recita nascondendosi dietro Deadpool. Gli è servito un po’ di tempo per capire come fare. “La prima volta che ho indossato il costume, nel 2015, mi sono preso un giorno con la troupe per studiare Deadpool, per capire come muovermi. La chiave – come per un clown – è lavorare sulle mani, i gesti, le intonazioni. Aggiungo che, quando tolgo la maschera, il mio volto è alterato per ragioni di scena. Quindi un’altra maschera, un altro livello di libertà. Se funziona con Deadpool, è perché lo amo e non lo do per scontato”.

Il complimento più bello arriva da Shawn Levy. “Non c’è un attore al mondo, oggi, che saprebbe farlo meglio. Parlo della voce, del controllo della performance, della fisicità. È una meraviglia da guardare”. La pensa così anche Hugh Jackman che aggiunge, facendo molto ridere i presenti, “il fatto è che io lo conosco da diciassette anni, ma non lo avevo mai visto sul set di Deadpool. Ora, sono spesso a casa sua perché devo dire che, come padre, è assente. C’è sempre una tv accesa da loro, che trasmette tantissimi film, spesso comiche di Buster Keaton e Chaplin. E ho capito che di questo si trattava, di un equivalente moderno di Chaplin e Keaton. Chiaro che, se il tuo lavoro è questo, puoi infischiartene di essere un buon padre!”. Il chiarimento di Ryan Reynolds non si fa attendere. Viene da chiedersi quanto ci sia di spontaneo, tra i due, e quanto di pensato a tavolino. I tempi comici sono studiati al millesimo di secondo. “È buffo… perché è vero!“. Pausa drammatica. “I miei figli supereranno il trauma appoggiandosi ai miei trionfi. Ma no, i figli delle celebrità non hanno nessun tipo di problema, in genere!”.

I film, vanno “ascoltati”. Ryan Reynolds e Shawn Levy ci spiegano perché

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Il lavoro per Deadpool & Wolverine assorbe Ryan Reynolds al punto che non sa immaginare “cosa viene dopo. Con il primo film, si è trattato di tempismo perfetto, considerando che il panorama culturale evolve in continuazione. La cosa che mi piace del film” prosegue “è che si tratta solo di un film. Non è un lancio per qualcos’altro”. Viene chiesto a Shawn Levy cosa venga prima, l’emozione e la magia. “L’emozione è la magia”. Non è magico, neanche emozionante, sospendere la lavorazione del film a metà, anche se per una causa sacrosanta, come il doppio sciopero (attori e sceneggiatori) del 2023. La pausa ha migliorato il film, spiega Ryan Reynolds. “Una volta tornati sul set, avevamo definito interi archi narrativi”. Al momento di fermarsi, precisa Shawn Levy, “c’era materiale per un’ora circa di film. E quest’ora l’abbiamo montata, per capire come andare avanti. Non ci hanno mai ostacolati, alla Marvel, per il tono e la scorrettezza dell’umorismo. Eravamo noi a dover tirare una linea. Altrimenti non avrebbe funzionato”. Di nuovo Ryan Reynolds, sulla necessità di essere sempre ricettivi. “Il film va ascoltato, non puoi fermarti allo script, altrimenti ti perdi. In fondo è questa la differenza tra un buon film e uno veramente grande”.

C’è chi, come Emma Corrin, ha usato il montato per farsi “un’idea di come impostare il personaggio. Non avevo ancora iniziato e dovevo capire come rendere, sullo schermo, un potere essenzialmente mentale. C’erano dei punti in cui il film si fermava e compariva un inserto che diceva: qui c’è Cassandra”. Parlando di riferimenti cinefili, per Hugh Jackman “un titolo appropriato è Prima di Mezzanotte (1988, regia di Martin Brest con Robert De Niro e Charles Grodin, ndr), o tutti i film che accostano protagonisti diversi caratterialmente ma con molto in comune. Ho scelto questo film”, repetita iuvant, “perché è diverso da ogni cosa abbia mai fatto con Wolverine. Il pubblico se ne accorgerà. C’è un fan, in Australia, che mi ha fatto un regalo: le card da collezione di Wolverine. Ne mostrano ogni versione alternativa. Le ho messe in camera da letto e, una dopo l’altra, ho segnato quelle che finivo per interpretare. Fa bene cambiare. Fa bene a Wolverine, che ha circa 200 anni. E anche a me, che ne ho 95!”.

Ryan Reynolds, potendo rubare un ruolo al collega, “e premesso che non so cosa sia, questo teatro che fa nel tempo libero, il tip tap e tutto il resto, sceglierei The Greatest Showman. I miei figli vanno pazzi per il film e quando Hugh è a casa da noi, si mette a fianco della tv e lo recita insieme a loro. Quanto alla mia filmografia, è intoccabile”. Infatti Hugh Jackman si accontenta di un suo titolo. “Rifarei Van Helsing, senza extensions”. Quando gli fanno notare che Deadpool è un antieroe e gli antieroi hanno una gran presa sul pubblico, Ryan Reynolds se la spiega così. “Superman è l’eroe, Clark Kent è interessante. A un antieroe chiediamo umanità. Siamo meno in contatto con l’oscurità di quanto non lo siano loro e credo che questa libertà ci attragga”. Di tutte le assurde indiscrezioni sul film – ne sono uscite molte – Shawn Levy ne ricorda una davvero clamorosa. “A un certo punto è saltato fuori che ci sarebbe stato un cameo di Re Carlo III. Ci siamo chiesti con Ryan se era fattibile”. Per Hugh Jackman invece il più assurdo è stato quello che “parlava di un numero musicale per Wolverine. Da fare nudo”. Conferma Ryan Reynolds. “C’era, in uno dei primi pitch. Doveva cantare I Guess That’s Why They Call It the Blues di Elton John”.

Il film in un aggettivo. Per Shawn Levy è “audace”, per Emma Corrin “turbolento (rambunctious in originale, ndr), per Hugh Jackman “orgasmico”, o magari “sopra la media!”, per Ryan Reynolds “Incantevole. La seconda scelta è bouillabaisse, che non c’entra niente ma suona bene”. Gli chiedono, per finire, di parlare del suo amico Hugh, parlarne bene. Non si fa pregare. “L’ho conosciuto nel 2007. Era un set importante, anche all’epoca c’erano problemi per uno sciopero degli sceneggiatori. Non era una produzione semplice e lui doveva tenerci uniti e lo faceva, ma con gentilezza, senza arroganza, ricordandosi i nomi di tutti. Mi sono detto: se riuscirò a raggiungere quel tipo di posizione, spero di essere bravo un decimo di quanto è bravo lui. E ora eccomi qui, molto più importante di Hugh, nel senso che io sono la Morte Nera e lui è un misero, svolazzante, X-wing!”. Torna serio per un attimo. “La verità è che non c’è nessuno, nell’ambiente, con la sua integrità. È il migliore”.