Denti da squalo: il regista e il cast sul film, “un’avventura ambiziosa e complicata”
Incontro con il cast e i realizzatori di Denti da squalo. Il film di Davide Gentile, fiaba realistica e storia di una bella amicizia, arriva nelle sale italiane l'8 giugno 2023.
Parte come una fiaba, prosegue come un romanzo di formazione, accenna a scampoli di vita (giovane) criminale. Poi torna fiaba, o magari tutte queste cose insieme. Si chiama Denti da squalo, è l’esordio dietro la macchina da presa di Davide Gentile. Produce Gabriele Mainetti (Lo Chiamavano Jeeg Robot, Freaks Out), nel cast di supporto Edoardo Pesce, Claudio Santamaria, Virginia Raffaele. Protagonisti il giovane Stefano Rosci e il giovanissimo Tiziano Menichelli. L’avventura del film è partita un po’ di tempo fa, con tanti inviti illustri. A cominciare da quello rivolto a Edoardo Pesce. “Proprio così, ormai sono la Jessica Rabbit de’ noantri. Quando c’è da fare un cattivo, chiamano me. Tra l’altro” spiega, colorando il lavoro sul set di tinte autobiografiche, il personaggio è un criminale soprannominato il corsaro, “ci ho messo del mio. Mio padre portava le scarpe del dottor Scholl, proprio come fa il corsaro. Sempre mio padre cantava la canzone tratta da L’isola del tesoro, che poi ho usato nel film”.
Protagonista femminile Virginia Raffaele, stavolta alle prese con una caratterizzazione tendente al dramma, più che alla risata. “Definirei il film una favola moderna. Mi ha consentito di sperimentare un ruolo diverso. D’altronde, una parte importante del mio mestiere consiste nel mettersi al servizio di visioni differenti. Le cose non sono mai di un solo colore. Anche al cuore di una storia drammatica, c’è sempre un filo d’ironia”. Dirige Denti da squalo l’esordiente nel lungometraggio Davide Gentile, che precisa alcuni aspetti relativi alla gestazione del progetto. “Nasce tutto da un bellissimo script a firma Valerio Cilio e Gianluca Leoncini che, come capita spesso, viene dimenticato per un bel po’ e poi, improvvisamente, torna in vita. Sono entrato nel progetto a fine 2020, ho incontrato Gabriele Mainetti, saremo stati tre mesi a chiacchierare e confrontarci. Quella del film è stata un’avventura ambiziosa e complicata. Soltanto per trovare i ragazzi abbiamo fatto 600 casting”.
Denti da squalo: si parla di provini, di riferimenti e di quanti matti servano per girare un film
I ragazzi sono due. Walter, 13 anni, trascorre la sua estate a zonzo per il litorale romano prima di fermarsi in una stupenda villa con una grande piscina e dentro la piscina uno squalo, portato chissà da chi e chissà da dove. E Carlo, un ragazzo più grande, con cui Walter costruirà una bellissima amicizia. A interpretare Walter ci pensa il giovanissimo Tiziano Menichelli, del quale Edoardo Pesce loda “l’onestà recitativa, perché ha dato vita a un personaggio autentico, non da bambino che interpreta un bambino, come succede spesso”. Il primo incontro tra il futuro protagonista e il suo regista “avviene a una festa, lui cercava dei ragazzi per la parte”. Interviene scherzando Virginia Raffaele “ora, detta così, Davide che se ne va in giro a cercare ragazzi giovani, suona male. Vi assicuro che è una brava persona e si preoccupava solo del film!”.
Dal canto suo Stefano Rosci, che sarebbe Carlo, all’inizio era un po’ scettico. “Poi mi sono convinto, ho incontrato Davide che mi ha preannunciato che ci saremmo rivisti. E così, aspettiamo aspettiamo aspettiamo, alla fine sono stato convocato per una serie di provini. Quando ho superato l’ultimo e ho saputo che mi avevano preso, beh, quello è stato un momento bellissimo”. Di nuovo Davide Gentile, a proposito della scelta dei protagonisti. “Mentre Stefano l’ho trovato subito, per il personaggio di Walter ho dovuto faticare un po’ di più. Il punto è che si tratta di un ragazzo di 13 anni che però ne dimostra di meno. Ho parlato con i genitori di Tiziano, pensando fosse più piccolo. Invece aveva l’età giusta. Era perfetto”.
Parola agli sceneggiatori. Per chiarire, prima di tutto, la mappa dei riferimenti. Comincia Gianluca Leoncini. “C’è tutto un immaginario che ci ha guidati e che ha ispirato questa favola realistica, ancorata comunque al punto di vista di Walter. Riferimenti, direi i Goonies e poi tutte le fiabe che abbiamo trovato, le storie che esprimono quel genere di meraviglia scatenata dall’incontro tra un giovane e un drago, per esempio, anche se qui c’è uno squalo al suo posto”. Più secco Valerio Cilio. Dei suoi riferimenti, uno in particolare è pregevolissimo. “Io spazio da Italo Calvino a Francesco Totti. L’ispirazione per il film mi è venuta guardando la foto di un ragazzo che, a Mogadiscio, portava uno squalo morto di medie dimensioni al mercato. Ne ho parlato con Gianluca e questa è diventata la storia cui tenevamo di più. Per realizzare un film così servivano tanti matti. Li abbiamo trovati. Gabriele, la Lucky Red (che ha prodotto, ndr). Poi Davide, il matto finale”.
Per squali così, serve una piscina più grossa
Una delle sfide più interessanti di Denti da squalo è puramente tecnica, sarebbe a dire l’interazione, che si immagina spettacolare ed emotivamente soddisfacente, tra esseri umani e squalo. Ce ne parla Davide Gentile. “Usare uno squalo autentico in alcune scene era una cosa troppo complicata, non ci saremmo mai sognati di metterlo in acqua insieme a Tiziano”. La soluzione definitiva è, per così dire, ibrida. “Parte animatronics, parte post produzione, CGI. Anticipando ed evitando con gli storyboard tutte le complicazioni collegate alla necessità di armonizzare i movimenti degli attori e dello squalo”. Sulla scelta di Virginia Raffaele per un ruolo che la allontana dallo standard di riferimento, che sarebbe comico, è stata decisiva una sorta di felice ignoranza del regista. “Ho vissuto nove anni all’estero, in Inghilterra, quindi mi ero perso alcune delle cose che Virginia ha fatto in questo periodo. A suggerirmela è stato Gabriele Mainetti. L’ho valutata senza preconcetti, è andata bene da subito”.
E la diretta interessata, Virginia Raffaele, come giustifica l’apprezzabile sconfinamento dal comico al drammatico? “Sarebbe facile sedersi sulle cose che uno sa fare. Amo l’idea di mettermi in gioco, sono una fan delle mille sfaccettature dell’animo umano. Ho cercato di inserire delle note comiche e ironiche su un personaggio il cui colore di base è più malinconico. Per tirare fuori una dimensione che esiste in tutti noi, me compresa. Gabriele Mainetti mi ha detto di aver intuito le mie potenzialità drammatiche grazie a Lol. Mica ho capito che intendeva”. Completa Davide Gentile. “Ho capito che sarebbe stata l’attrice giusta anche guardandola in Samusà, il suo spettacolo teatrale”.
Andrea Occhipinti, per Lucky Red, ci spiega perché il film esce l’8 giugno 2023, durante la stagione tradizionalmente più velenosa per gli incassi in Italia, l’estate. “Usciamo in duecento copie. Siamo sempre molto attenti scegliere la data giusta per il film. Ovviamente, in un periodo come questo in cui c’è meno competizione, aumenta la visibilità. L’anno scorso siamo stati criticati per aver fatto uscire Cronenberg (Crimes of the future, ndr) alla fine di agosto. In realtà, l’Italia è stato uno dei mercati in cui il film è andato meglio”. L’estate 2023, però, si preannuncia diversa, da questo punto di vista. Più titoli appetitosi, più possibilità di incassi importanti. “Ovviamente partecipiamo alle campagne per questa stagione, c’è l’opportunità di avere ulteriore visibilità e mezzi”. Denti da squalo immerge lo spettatore in un litorale romano eterogeneo, rubato un frammento qui, uno scorcio là. Particolarmente suggestiva è la scelta, come location principale, di Tor San Lorenzo (Ardea). Ospita l’amicizia tra Walter e Carlo. E pure uno squalo.
“Abbiamo sempre pensato di dare una dimensione precisa allo spazio in cui si muovevano i personaggi” spiega Gianluca Leoncini “smarcandoci dai luoghi comuni; impossibile liberarsene del tutto. Abbiamo trovato questa location meravigliosa, che ci ha costretti a un lavoro di riscrittura”. Sì perché, ci spiega Davide Gentile, “Tor San Lorenzo ha rimpiazzato la nostra idea originale, una villa con una piscina immensa. Difficile da trovare”. Tiziano Menichelli come ricordo più bello della lavorazione torns alla “fine di ogni giornata lì alla piscina. Finivo di lavorare e mi tuffavo. L’acqua era un po’ sporca, però. Piena di foglie”. Del ragazzo e del suo papà sullo schermo, per concludere, Davide Gentile ci spiega che “Claudio Santamaria per questo cameo me l’ha portato Gabriele, sono legati da un rapporto umano e professionale forte. Antonio è un criminale ma con valori positivi, genuini.”. Quanto al piccolo Menichelli “un giorno, a metà riprese, mi ferma e mi dice che il film non gli piace. Gli chiedo perché e mi risponde che ha paura che la gente lo identifichi con un coatto. Gli ho spiegato che si trattava solo di una finzione, che il personaggio esisteva solo per il film. Lui l’ha capito, è stato molto bravo”.