Domee Shi parla di Red: nel film Disney Pixar ci sono i miei 13 anni, Sailor Moon e Wes Anderson
Un tripudio di colori e di stili differenti che convergono in un quadro eclettico e bellissimo: è questo Red, l’ultimo lungometraggio Pixar che esce direttamente sulla piattaforma streaming Disney + l’11 marzo e che si preannuncia essere un successo di critica e di pubblico. Domee Shi, regista Premio Oscar per il cortometraggio Bao – sempre marchiato dagli studios di Emeryville – si emoziona parlando del suo ultimo e già conclamato successo, nella conferenza stampa che ha accompagnato l’anteprima nazionale del film. E chi le chiede se potrà esserci un terzo prodotto audiovisivo che possa andare a concludere quella che si potrebbe definire la triade del rapporto tra genitori e figli, rivolgendosi alla produttrice Lindsey Collins, risponde ironicamente “Beh, potrebbe essere un’idea per una serie tv!”.
Alla conferenza stampa hanno partecipato, inoltre, anche le voci italiane di alcuni protagonisti del film, tra cui Manuelito “Hell Raton”, BALTIMORA, Shi Yang Shi, Marco Maccarini e Federico Russo.
Red: la trasformazione come simbolo di rivalsa nel nuovo film Pixar
Il panda rosso è l’emblema di Red: la protagonista Meilin Lee è una tredicenne apparentemente perfetta di Toronto, che cerca in tutti i modi di compiacere e di rendere orgogliosi i suoi genitori. Ma in realtà Mei è semplicemente una ragazzina come le altre, le piacciono le boy band, il karaoke e si divide tra amiche e primi amori. La vera natura di Mei però emerge all’improvviso sotto forma di panda rosso, emblema della sua famiglia da generazioni e nel quale si trasforma improvvisamente quando prova forti emozioni.
Seguendo le parole della regista Domee Shi, il panda rosso rappresenta per lei “il colore delle emozioni, ma anche della purezza”, simbolicamente rappresentata dalla libertà che Mei può manifestare solamente quando si trova nella sua forma “bestiale”.
Mei è la rappresentazione della regista a quell’età: “in quegli anni corpo e mente mutano e si è in costante conflitto con la propria madre” che, però ammette, “ il rapporto tra madre e figlia è veramente complicato, ma fatto anche di complicità”. Mei rappresenta, attraverso il suo panda, il groviglio di emozioni da scacciare, imponendosi come una nuova entità rispetto alle vecchie generazioni. “È di una nuova generazione, ha degli amici a supportarla. È diversa dalla madre e dalla nonna”. Attraverso questo film, che si pone quasi come un motivo di rivalsa per la regista stessa, Domee Shi ha cercato di “tornare indietro alla me stessa tredicenne e cercare di risolvere quei conflitti”.
Un cast molto femminista, quello di Red, che vede per la prima volta nella storia degli Studios di Emeryville una donna alla regia: relegate ad una posizione da co-registe in precedenza (come era accaduto in The Brave, dove Brenda Chapman affiancava i registi Mark Andrews e Steve Purcell), in Red Domee Shi si conferma essere all’altezza – e forse anche di più – della grande responsabilità di “pioniera” della regia Pixar. “Più ragazze si stanno interessando all’animazione negli ultimi anni”, afferma la regista, sottolineando come ormai quasi la metà delle classi di animazione siano formate da donne. Rincarata dalla produttrice Lindsey Collins, Domee Shi nota come non vi sia una vera e propria competizione tra registe, almeno in questi ultimi anni, a differenza di quello che potrebbe accumunare invece la cerchia maschile. Al contrario, nota come la vicinanza con uno dei più importanti esponenti degli Studios Pixar, Pete Docter (produttore esecutivo di Red), le abbia permesso di migliorare ed evolvere la propria poetica ed estetica, fungendo più da mentore che da competitor. “Mi diceva che lo stile deve avere una buona ragione, il mix di generi ed estetiche deve supportare la storia, creare qualcosa di più grande, ma mai sovrastarla”.
Domee Shi parla di Red insieme al cast vocale italiano
E proprio per quanto riguarda lo stile visivo del lungometraggio, Domee Shi ci tiene a sottolineare le sue influenze: “Mi sono ispirata sia all’animazione occidentale, soprattutto americana, che a quella orientale, in particolare giapponese: lo stile visivo di manga e anime hanno dato il look a questo film”. “Fin da piccola ero molto affascinata alle trasformazioni in stile Sailor Moon”.
Parlando poi della peculiarità dello stile che riversa in questo film, la regista afferma di aver voluto ricreare quell’esagerazione delle forme stilistiche ed estetiche proprie dell’animazione giapponese, ma che uno dei suoi riferimenti registi rimane pur sempre “Wes Anderson, per quanto riguarda il colore e la composizione visiva nei suoi film”.
Red si preannuncia quindi uno dei lungometraggi Pixar più apprezzati degli ultimi anni, grazie ad uno stile eclettico e a una metafora tacita che cercherà di imporsi come una nuova visione e concezione simbolica degli Studios.