25 film sulla violenza sulle donne da vedere assolutamente
Quali sono i migliori film sulla violenza sulle donne? Quelli da vedere assolutamente? Ecco la nostra lista con alcuni titoli consigliati.
Ci sono temi di cui non si parla mai abbastanza, argomenti su cui si dovrebbe sempre discutere per sensibilizzare la società. La violenza sulle donne è uno di questi. Umiliate, picchiate, violentate, fatte a brandelli in/da una società che spesso non le tutela ma anzi partecipa al linciaggio, le donne vengono lasciate sole e sono costrette a proteggersi, salvarsi da sole. Le donne costituiscono la parte lesa in molti, troppi rapporti, in famiglia, con il partner, a scuola, giudicate anche quando sono vittime, nei tribunali, dai media. Le violenze fatte ai loro danni sono di vario tipo, psicologiche, fisiche, sessuali, non importa quali siano la provenienza, la classe sociale, il curriculum della vittima e del carnefice, purtroppo si tratta di una violenza endemica, figlia di una cultura sessista, machista che ghettizza, usa e sacrifica chi deve essere usata in quanto oggetto sessuale. Non si dovrebbe parlare solo di femminicidio (e in una sola giornata, il 25 novembre, vestendosi di rosso e urlando alla vergogna) che è la conseguenza massima e drammaticamente “apicale”, dell’intera questione perché esistono molte altre forme di violenza, da quelle psicologiche a quelle fisiche, da quelle domestiche alle discriminazioni di genere nel mondo del lavoro.
Proprio per questo si deve continuare a riflettere su tali temi, per costruire una cultura differente e il cinema è un’arma utile, grazie al suo potere immersivo, alla lotta. Ha narrato e narra, in base a periodo storico, a temperie cultura, il bestiario umano maschile, tutti quei mostri, orchi che hanno compiuto le azioni più terribili contro le donne; la settima arte può, mostrando il campionario dell’orrore che si abbatte contro quello che Simone de Beauvoir ha chiamato il secondo sesso, aiutare a vedere come in una sorta di Cura Ludovico una delle piaghe più profonde della nostra società.
1. La fontana della vergine (1960) tra i film sulla violenza sulle donne
Nell’abitazione del possidente Töre, la serva Inger adora il dio pagano Odino mentre i padroni sono cristiani e mandano al mattino presto la figlia Karin, assieme a Inger, a portare le candele alla chiesa che si trova oltre il bosco, compito questo delle giovani vergini. Lì incontrano due pastori con un bambino, gli uomini violentano e uccidono Karin senza che Inger possa far nulla per salvarla. Cercano rifugia nella case dei genitori della ragazza che capiranno molto presto che quelli sono gli assassini della loro bambina.
Ingmar Bergman, grazie al lavoro di Ulla Isaksson che trae ispirazione da una ballata svedese risalente al 14° secolo, utilizza la struttura narrativa dell’opera originale per affrontare la questione religiosa, tema fondamentale della sua filmografia e lo fa attraverso la violenza atroce ai danni di un’innocente – storia che sarà alla base del sottogenere rape and revenge.
2. I peccatori di Peyton (1957)
I peccatori di Peyton (Mark Robson), film basato su un romanzo dallo stesso titolo uscito l’anno prima, è ricordato ancora oggi per lo scandalo che ha suscitato, mettendo in mostra i panni sporchi della provincia americana.
Un uomo alcolizzato e brutale violenta una ragazza in una cittadina del New England. È uno dei tanti drammi spaventosi che si nascondono nelle pieghe della vita apparentemente tranquilla e serena dei piccoli centri della provincia e che non sempre l’ipocrisia o l’amore del quieto vivere riescono a nascondere. A questa violenza si intrecciano altri segreti, altri misfatti, tenuti nascosti.
3.Il portiere di notte (1974)
1957. Nell’Hotel der Oper di Vienna il portiere Max, ex ufficiale nazista, rincontra Lucia – una incantevole, ingenua e perversa Charlotte Rampling -, una ex deportata ebrea che credeva morta e con la quale aveva iniziato una relazione ambigua e perversa, fatta di violenze che ruotavano intorno alla relazione vittima-carnefice, abusante e abusata. Lui detiene il potere, lei è la preda.
La donna sceglie di restare, lasciando andare il marito per altre strade, perché per andare avanti ha bisogno di fare i conti con il suo passato e col suo aguzzino. I due personaggi si immergono in un universo di ricordi, fatto dell’ossessione di lui per lei e delle paure di lei nei confronti di lui, e Max inizia a guardarsi in faccia. L’ex ufficiale nazista vive nell’ombra, intrappolato dal senso di colpa e nella vergogna. Ancora oggi è attratto da lei che non è più solo agnello sacrificale ma è una donna che vuole risolvere quel nodo che la attanaglia. In questo viaggio Liliana Cavani scrive un film potente che non lascia in pace neppure per un secondo.
4. Il colore viola (1985)
Steven Spielberg racconta in Il colore viola il terribile calvario della giovane Celie (Whoopi Goldberg), adolescente di colore violentata prima dal padre e poi dal marito. Il film, ambientato negli Stati Uniti del sud negli anni ’20, porta al centro la vita di Celie, una ragazza che vive in Georgia all’inizio del ventesimo secolo, esistenza scandita da violenze e abusi del padre, che la portano a partorire due bambini che le vengono strappati per farli entrare nel circolo delle adozioni. Viene data in moglie ad Albert Johnson (Danny Glover), ma la vita della ragazza non cambia, anzi è talmente abituata allo quello schema di violenza e sopraffazione che non conosce altro linguaggio, tanto da spingere il figliastro Harpo a picchiare la moglie Sofia (Oprah Winfrey) per averla in pugno e dimostrare chi comanda. Fondamentale per la sua crescita è Shug Avery (Margaret Avery), una cantante molto indipendente utile a Celie per comprendere quanto sia necessario essere libere e far sentire la propria voce.
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5. Velluto blu (1986)
David Lynch realizza Velluto blu nel 1986, opera necessaria per la sua carriera. Sembra, all’apparenza, la cartolina di una cittadina senza ombre né segreti invece dietro a quello schermo di perfezione c’è un terribile segreto: di chi è l’orecchio umano reciso che Jeffrey Beaumont (Kyle MacLachlan) trova nel giardino del padre? Il ragazzo porta a galla a poco a poco un magma di violenza sulle donne, di sesso, di traffico di droga e polizia corrotta.
6. Sotto accusa (1988)
Sotto accusa (Jonathan Kaplan) narra la storia di una ragazza, povera e poco istruita, Sarah Tobias (Jodie Foster) che una sera viene fatta ubriacare dagli avventori del bar e poi stuprata sopra a un flipper da tre di essi. Nonostante la denuncia, vengono accusati solamente di lesioni colpose. Grazie all’intervento della procuratrice Kathryn Murphy (Kelly McGillis), Sarah riesce a dimostrare di non essere mai stata consenziente e riesce a portare i colpevoli in tribunale. Il film di Jonathan Kaplan è un’opera che mette in evidenza quanto spesso la donna venga abusata più e più volte, anche dopo che l’atto è stato compiuto, violata ulteriormente dai giudizi, dalla società per i quali è complice dello stupratore che la usa in quanto mero pezzo di carne, oggetto da possedere e nulla più. Sotto accusa prende ispirazione da un fatto realmente accaduto: nel 1983, in un bar del Massachusetts, una ragazza di 21 anni viene infatti stuprata da quattro uomini, mentre gli altri clienti del locale sono spettatori della violenza senza fare nulla per fermarla. La ragazza denuncia il fatto, la difesa tenta di colpevolizzare la vittima, descrivendola come una provocatrice e gli abusanti come uomini che hanno fatto ciò che hanno fatto proprio in virtù del loro essere maschi. Nonostante il finale – gli stupratori sono stati giudicati colpevoli – la vittima a causa di quest’incubo (la violenza sessuale subita e il linciaccio che le tocca) si è dovuto trasferire ed è morta appena tre anni dopo, a 25 anni, guidando ubriaca.
7. A letto con il nemico (1991)
Sembrano una coppia felice, sembra un matrimonio felice invece quello di Laura (Julia Roberts) e Martin (Patrick Bergin) è un inferno, una prigione. A letto con il nemico è una cruda rappresentazione della violenza domestica; nel corso degli anni Martin rivela la sua vera natura: il suo carattere ossessivo e violento. Lui, chiusa la porta di casa, è una belva con manie di controllo che abusa della moglie sia fisicamente che mentalmente; tutto è motivo per scatenare la sua ira, ogni cosa può scatenare il mostro. Una gentilezza di lei nei confronti del vicino, un sorriso, una risposta di troppo, un piccolo errore, è visto da lui come un oltraggio all’unico dio di quella casa, lui. Picchia selvaggiamente la moglie, la umilia, la spaventa, la costringe ad avere rapporti sessuali anche quando lei non lo vuole, lei riesce a fuggire solo fingendosi morta e solo così può pensare ad un futuro.
8. Thelma & Louise (1991), per eccellenza il film sulla violenza sulle donne da vedere
Thelma & Louise è una storia di sottomissione e di prigionie, di botte e di un tentativo di stupro ma è un manifesto di femminismo e di lotta. Thelma (Geena Davis) e Louise (Susan Sarandon) sono arrabbiate e impaurite, sono imprigionate nella loro vita e nel loro corpo. All’inizio le due sono l’una incastrata in un matrimonio con un marito/padre padrone, l’altra, bloccata in un’apparente freddezza e austerità, poi un viaggio apre la porta ad un mondo diverso, pieno di possibilità. Il film è un racconto potente di frontiera, è un canto crudele e poetico con la pistola, un urlo di battaglia.
9. Tina, What’s Love Got to Do With It (1993)
Anne Mae Bullock di St. Louis, abbandonata bambina dalla madre, cresce con la nonna, quando poi arriva in città, incontra Ike Turner, un musicista che scopre talenti, sposandosi con lui diventa Tina Turner. Ike da affascinante Pigmalione si fa maschio tossico che umilia, picchia, violenta la sua compagna, diventata anche madre dei suoi figli. Dopo 17 anni di inferno coniugale, ottenuto finalmente il divorzio, lei vuole mantenere solo il suo nome, quello per cui ha versato sangue, inizia una carriera da solista e nasce la prima canzone di una nuova vita indipendente, come donna e artista, What’s Love Got to Do With It. Il film è tratto dall’autobiografia della pantera nera del rhythm & blues I, Tina (1986), scritta con Kurt Loder, è una rappresentazione di quanto possa montare la violenza, ma è anche una storia di rinascinta e di rigenerazione.
10. Magdalene (2002)
La violenza può venire anche da altre donne; è quello che accade in Magdalene di Peter Mullan. Nell’Irlanda cattolica degli anni ’60, alcune ragazze giudicate vergognose a causa dei loro atteggiamenti disinibiti, vengono portate in un convitto religioso per essere rieducate dalle suore, non madri che le proteggono ma crudeli carceriere che usano la fede come arma pericolosissima che ghettizza, umilia, mette in catene quelle giovani donne perché considerate peccatrici, figlie del demonio. Qui subiscono terribili violenze psicologiche e insistenti attenzioni da parte del prete.
11. Monster (2003)
Costretta a prostituirsi dall’età di 13 anni, Aileen Wuornos (Charlize Theron, premiata per questo ruolo) incontra e si innamora di Selby, una ragazza cacciata di casa a causa della sua omosessualità. Nonostante abbia trovato l’amore, l’orribile passato di Aileen torna presto a galla e la donna inizierà a compiere svariati omicidi tra i suoi clienti. Monster di Patty Jenkins porta sul grande schermo la drammatica storia vera di Aileen Wuornos, una vicenda che stupisce per la crudezza e per il buco nero in cui questa donna si trova immersa.
12. Ti do i miei occhi (2004), il film sulla violenza sulle donne
Icíar Bollaín racconta di Pilar costretta a fuggire di casa con il figlio Juan e una valigia mezza vuota e piena di tutte le sue speranze. Antonio senza di lei si sente solo e percepisce fosttissima la sua assenza e questo perché lui crede che Pilar sia sole, luce, respiro, pensa di dimostrare tutto questo ma per lei Antonio è il suo terrore, un mostro sempre presente, un macigno violento e assillante. Una storia di paura e di potere, in cui la passione è più forte di ogni sofferenza.
13. Primo amore (2006)
Matteo Garrone racconta un vero fatto di cronaca, la più tremenda violenza psicologica perché riguardante il rapporto con il proprio corpo. Primo amore porta sul grande schermo la relazione malata tra Vittorio (Vitaliano Trevisan) e Sonia (Michela Cescon); lui, piccolo artigiano con l’ossessione della magrezza femminile al limite dell’anoressia, lei disposta a tutto anche scomparire per tenerlo legato a sé, fino a perdersi in un rapporto schiava-padrone. Sonia si autodistrugge, fa di tutto per essere quello che il compagno desidera e non è mai abbastanza, è sempre troppo (o troppo poco). Ossuta, ridotta ai minimi termini, Sonia sta scomparendo, Vittorio ha fatto bene il suo lavoro, ha modellato, cesellato il corpo della compagna. Il controllo che ha su di lei sembra essere totale.
14. Volver (2006)
Raimunda, una giovane madre de la Mancha, trova rifugio dal suo passato a Madrid, dove vive col suo compagno Paco e la figlia adolescente, Paula. Durante un tentativo di abuso da parte del patrigno, Paula lo pugnala a morte. Scoperta la tragedia, Raimunda è pronta ad accogliere la figlia in un caldo abbraccio, capisce la legittima difesa ed è pronta a armarsi per pulire la macchia e nascondere il cadavere. Con spesso capita nel cinema di Pedro Almodóvar un evento fa sì che i personaggi tornino indietro, riaprano cassetti della memoria, rievocando fantasmi dolorosi e mai svaniti, per questo forse, dall'”aldilà” torna Irene, madre di Raimunda, ed è pronta a chiedere scusa e ad asciugare le lacrime del passato. Almodóvar narra una storia di donne che mostrano forza e grazia, dolore e fragilità ma anche tenerezza e amore materno, racconta la condizione femminile che ha a che fare con il materno, con il luogo d’origine, in un movimento sussultorio tra passato e presente, tra nascita e morte, dove tutto inizia e finisce. Tutte queste donne mostrano come in realtà possono bastarsi da sole, non c’è la necessità di affiancarsi a uomnini spesso violenti, traditori, abusanti, padri di un dolore ancestrale da cui si riesce a fuggire solo insieme.
15. La sconosciuta (2006)
Giuseppe Tornatore racconta la tragica storia di Irena (Kseniya Rappoport), una ex prostituta ucraina, protagonista di La sconosciuta. Questa donna arriva dal nulla in città e sembra avere un conto da chiudere, qualcosa da ritrovare, una vita da ricostruire. Irena, trova lavoro dagli Adacher, quasi per caso ma si capisce che caso non è, una coppia di orafi con una figlia che appare avere qualche fragilità. Lei inizia a occuparsi della casa e di quella creatura così spigolosa e difficile. Attraverso numerosi flashback lo spettatore viene gettato in un passato doloroso in cui si inanellano soprusi, violenze, bugie che la rendono vittima di una tratta da cui riuscirà a fuggire non senza cicatrici indelebili. Irena è il centro di tutti, è lei la guerriera che riesce a riconquistare sé stessa, la sua vita, ciò che le hanno rubato, ma quando il male lo si ha dentro, retaggio di ciò che si ha vissuto, si è pronti a tutto.
16. Un giorno perfetto (2008), il film sulla violenza sulle donne diretto da Ferzan Ozpetek
Emma e Antonio sono sposati, hanno due figli, ma sono separati da circa un anno. Antonio, che fa l’autista dell’onorevole Fioravanti, non ha accettato la separazione. Lui ama Emma, la rivuole, fa di tutto per farle capire che l’unica possibilità per loro è stare insieme. A poco a poco, come una marea, Antonio si fa pià presente, pressanti, arriva a diventare ossessivo. Emma è solo sua, non può sopportare l’idea che possa ricominciare a vivere senza di lui; e quell’uomo mite, padre amorevole, si fa violento, sempre di più. Un giorno la polizia viene chiamata dalla vicina di casa di Emma che ha udito dei colpi di arma da fuoco. Ferzan Özpetek narra una tragica storia di cui spesso sentiamo parlare, di quegli uomini che per voglia di possesso fanno di tutto per riprendersi ciò che credono di loro proprietà.
17. Uomini che odiano le donne – La trilogia (2009)
Uomini che odiano le donne, La ragazza che giocava con il fuoco e La regina dei castelli di carta, tre film, basati sulla trilogia di romanzi dello scrittore svedese Stieg Larsson, raccontano le vicende che ruotano intorno all’hacker Lisbeth Salander (Noomi Rapace), donna scura e misteriosa, fisico asciutto e occhi bistrati, dentro una storia di violenze, abusi, e al giornalista Mikael Blomkvist (Michael Nyqvist). La trilogia porta sul grande schermo abusi sulle donne (pensiamo alla violenza sessuale subita da Lisbeth dal suo tutore legale) e prostituzione. Lisbeth è un personaggio forte, coraggiosa, che fa di tutto per non soccombere ma per risollevarsi dalla polvere e, come un’araba fenice, rinascere.
18. Precious (2009)
Clareece “Precious” Jones (Gabourey Sidibe) è una ragazza nera, che vive ad Harlem: un corpo obeso, sformato dal cibo, dall’odio e dalle violenze subite, madre due volte – una figlia affetta dalla sindrome di Down e uno nel ventre, avuti entrambi dallo stesso padre. La sua è una vita difficile e dolorosa, giudicata colpevole non solo dal tribunale sociale, ma anche da quello privato: espulsa da scuola perché incinta, prigioniera del corpo e della casa, un padre stupratore e una madre malefica. Precious di Lee Daniels (Shadowboxer) è un diario spietato e crudele che racconta gli ultimi, coloro ai quali è toccata in sorte un’esistenza sfilacciata e slabbrata, è un film sul disagio dello stare al mondo.
19. La sposa bambina (2014) è uno dei film sulla violenza sulle donne da vedere
La Sposa Bambina è basato su una storia vera, raccontata nel libro, scritto a due mani, da Nojoud Ali e dalla giornalista Delphine Minoui, dal titolo: Mi chiamo Nojoom, ho 10 anni e voglio il divorzio. Il film è doppiamente autobiografico. Khadija Al Salami, regista e produttrice yemenita, istruita in Francia e Stati Uniti, al suo esordio al lungometraggio di finzione, scegliendo di raccontare la storia di Nojoom, ripercorre anche la propria esperienza personale di sposa bambina. In Yemen non c’è alcuna restrizione di età per quanto riguarda i matrimoni combinati. Nojoom, una ragazzina di soli dieci anni, ha il coraggio di chiedere il divorzio da un marito molto più grande di lei.
20. Libere disobbedienti innamorate (2017)
L’opera prima della regista palestinese Maysaloun Hamoud narra una vita a volte difficile per le ragazze, spesso complicata, dolorosa addirittura, in bilico tra due mondi, tra terra e mare, come dice il titolo in lingua originale, Bar Bahar. Hamoud pone il suo occhio proprio lì, in quella terra di mezzo, in quel piccolo spazio, a Tel Aviv, in cui vivono Leila, Salma e Noor, le tre protagoniste di questo film che è una dichiarazione (di intenti e di libertà), un atto di presentazione (di una generazione e di una cultura), un urlo raccolto (di indipendenza ed emancipazione). Layla, Salma e Nuur sono giovani donne, spiriti liberi, che desiderano vivere una vita che rispecchi i loro sogni e le loro esigenze. La loro storia personale è fortemente radicata alle tradizioni e alla loro cultura: la famiglia di Salma è cattolica, quella di Layla laica, Nuur musulmana. Devono fare i conti con le loro origini, con le loro famiglie al fine di trovare la loro strada. Leila, Salma e Noor sono donne arabo-palestinesi differenti, di cultura e gusti sessuali diversi; ed è questo il punto, perché se da una parte il film mostra i tabù e le contraddizioni di un Paese spesso rigido con le sue figlie, dall’altra proprio queste diventano narrazione del multiforme. È una storia di coralità e solidarietà femminile, di vendetta – la regista intervistata cita Tarantino -, non quella di sangue e fluidi, ma quella contro gli uomini, contro le regole e gli stilemi voluti da una società patriarcale che ingabbia e opprime.
21. Mustang (2015)
In un villaggio costiero turco la giovane Lale e le sue sorelle maggiori Nur, Ece, Selma e Sonay festeggiano la fine dell’anno scolastico anche se la ragazza è dispiaciuta perché l’insegnante che lei maggiormente apprezza l’anno successivo eserciterà la sua professione ad Istanbul. Le sorelle si recano in spiaggia con un gruppo di studenti maschi e lì giocano, completamente vestite, a combattere in acqua a cavalcioni sulle spalle dei maschi. La notizia dello “scandalo” viene immediatamente comunicata alla loro nonna che le punisce ma la punizione più dura arriverà dallo zio (i genitori sono morti) il quale decide di recluderle in casa affinché non diano più scandalo. Deniz Gamze Egruven mette a dura prova lo spettatore che assiste impotente a questo tragico racconto di oppressione e di assenza di libertà, ma partecipa anche alla voglia di ribellione di queste giovani donne.
22. Tonya (2017)
Tonya porta sullo schermo la vita della pattinatrice su ghiaccio Tonya Harding, interpretata da una bravissima Margot Robbie. Il film, biopic intenso e affilato, di Craig Gillespie, si concentra in particolare sulla costruzione di questo personaggio, una donna che non rientra nello schema della tipica figlia d’America ma si presenta per ciò che è, una che non ha possibilità economica, non riveste i panni della “reginetta” di bellezza ma è quello che è, figlia vessata e umiliata da una società che non la comprende. Lei subisce dalla madre autoritaria, dal fidanzato violento, la sua non è una vita semplice, per questo vive non vive di un bisogno estremo di rivalsa, di successo, di essere riconosciuta e premiata, per questo compie un gesto deprecabile.
23. Fortunata (2017)
Sergio Castellitto racconta di Fortunata, una bella trenetenne che sta crescendo da sola la figlia Barbara di otto anni in un quartiere degradato di Roma. È agosto, la città è semivuota, e Fortunata va di casa in casa a fare (in nero) messe in piega ad amiche e vicine, sogna però di aprire un suo negozio di parrucchiera e conquistare così un minimo di indipendenza economica. Franco, il marito allontanato da casa, da cui non è ancora separata legalmente, la tormenta con visite inaspettate, insulti gratuiti e aggressioni sessuali. Fortunata ha l’opportunità di cambiare la propria vita ma quando non sei nata sotto una buona stella anche cogliere le opportunitò risulta difficile, anche accettare una carezza quando assisti agli inciampi di chi ti sta intorno, quando il tuo migliore amico è un tossicodipendente che si fa proprio per sopportare le giornate.
23. Non conosci Papicha (2019)
Nedjma è una ragazza vivace che ama la moda e sogna di fare la stilista. Frequenta l’università, esce di nascosto la sera con la sua migliore amica, ma nell’Algeria degli anni Novanta viene mal giudicata da chi disprezza la libertà – di pensiero, di vestiario, di movimento, di stile di vita – femminile. Il desiderio di organizzare una sfilata non è visto di buon occhio dai fondamentalisti del posto, e per lei e per le sue compagne tutto si fa molto complicato. Mounia Meddour Gens narra una storia pericolosa che mostra quanto sia difficile in certi luoghi vivere una vita “normale” per le donne e quanto per queste ultime anche le cose più semplici diventino gesti eroici.
24. L’uomo invisibile (2020)
L’uomo invisibile di Leigh Whannell, reboot della pellicola omonima del 1933, è un film che porta sullo schermo paura e ossessione, pericolo e follia. Intrappolata in una relazione violenta dal ricco e dispotico marito Adrian Griffin, Cecilia Kass (Elisabeth Moss) decide di fuggire, trovando riparo da un amico d’infanzia nonché detective della polizia. Adrian, rimasto solo, si suicida, lasciando cinque milioni di dollari di eredità. I soldi sarebbero destinati alla moglie, a patto che questa non venga dichiarata mentalmente disturbata. Cecilia comprende il motivo di questa clausola quando inizia a essere perseguitata da una serie di strani incidenti.
25. Una donna promettente (2021), tra i migliori film sulla violenza sulle donne
La trentenne Cassie ha cambiato totalmente vita. Da quando ha abbandonato gli studi di medicina lavora in un piccolo bar, vive coi genitori e ogni weekend gira per locali facendosi abbordare da sconosciuti. Cassie in realtà ha un piano: si finge ubriaca, vuole dimostrare come ogni uomo che si avvicina a lei nasconde il desiderio di violentarla o possederla con la forza. Nel suo passato c’è un trauma che ha segnato la sua vita, un evento che l’incontro con Ryan, ex compagno del college, riporta a galla. Il film di Emerald Fennell, al suo esordio alla regia, vincitrice dell’Oscar per la miglior sceneggiatura originale, si fa thriller, moderno rape and revenge – rappresentazione della storia femminile, delle violenze perpetrate sulla donna, delle sue lotte e affermazioni, lei non accetta abusi di nessun tipo, rifiuta di subire ancora, di rinunciare alle libertà raggiunte. Una donna promettente è un film epocale, figlio del #metoo, un’opera che scuote le coscienze e turba perché Fennell con una forza sovraumana di parole, sguardi e intenzioni porta in scena la cultura dello stupro di cui è intrisa la società, ripropone gli stilemi del male gaze e della donna oggetto sessuale e lo fa attraverso Cassie che rompe il sistema e lo capovolge.
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