60 minuti: cosa sono le MMA praticate dal protagonista del film Netflix? Storia e descrizione delle Arti Marziali Miste
Il nuovo thriller adrenalinico tedesco disponibile su Netflix offre un viaggio nelle Arti Marziali MIste, uno sport molto celebre ma non sempre conosciuto al grande pubblico: ecco tutto ciò che c'è da sapere!
60 minuti è il nuovo film d’azione, con tocchi di thriller, a disposizione degli utenti Netflix: un film ad alto tasso adrenalinico ricco di scene mozzafiato e un protagonista muscoloso che non ha paura di usare i muscoli quando è necessario. La pellicola è incentrata sulla folle corsa contro il tempo di Octavio, interpretato da Emilio Sakraya, un uomo che ha solo 60 minuti per presentarsi al compleanno della figlia, pena perderne l’affidamento. Quando abbandona un incontro per raggiungerla, si trova a dover fuggire da criminali che vogliono fargli del male in un inseguimento folle per le strade della città.
Il protagonista è un campione di MMA, acronimo di Arti Marziali Miste (in inglese mixed martial arts), uno stile molto celebre ma anche decisamente misterioso: eccone la storia e tutto ciò che c’è da sapere!
60 minuti, cosa sono le MMA? Tutta la storia e la tecnica utilizzata da queste particolari arti marziali
Le Arti Marziali Miste sono uno sport da combattimento definito “a corpo pieno“, basato quindi su combattimenti a terra, calci, colpi, prese. All’interno di questo sport da contatto coesistono vari stili e mosse di altre arti marziali: l’MMA prende mosse da arti marziali come karate, muay thai, jiu jitsu brasiliano, judo ma anche da sport da combattimento come lotta libera, grappling, pugilato, kickboxing.
Ma chi ha dato a questo sport il suo nome, indimenticabile e decisamente molto “figo”? La prima volta che il termine viene sentito pubblicamente, e quindi probabilmente anche coniato, è nella recensione ad opera del critico televisivo Howard Rosenberg. La recensione di UFC 1, che risale al 1993, è la prima a riferirsi a questa arte marziale come MMA senza chiamarla erroneamente free fight o no holds barred.
Origini e sviluppo dell’MMA
Le origini culturali di questa pratica sono molto più antiche di quanto si possa immaginare: l’ispirazione dell’MMA è da trovarsi addirittura nell’Antica Grecia. La lotta greca di riferimento è l’antico pancrazio greco.
Gli antichi greci introdussero questa disciplina nei Giochi olimpici nel 648 a.C., si combinavano non solo il pugilato e la lotta, ma il regolamento consentiva una larga scelta di manovre – anche efferate – al limite dell’efferatezza. L’effetto finale era quello di un misto tra lotta sportiva e combattimento militare. Il pancrazio ebbe successo anche nella società romana e spesso gli atleti greci si scontravano nelle arene. Un altro passo importante per la nascita delle Arti Marziali Miste è la commistione tra combattimento asiatico (il jujistu) e europeo, avvenuta nell’800 da parte dell’ingegnere britannico Edward William Barton-Wright. Nacque così il bartistu, dalla fusione dei due nomi.
Con l’apporto della cultura statunitense, ma anche con la figura importante di Bruce Lee che ha fuso vari stili di combattimento, la moderna idea di MMA ha preso forma prima nello spettacolo prima di diventare fenomeno mediatico e fonte di spettacolo virale a propria volta. Lo stile di lotta vale tudo innestato nel tessuto culturale americano dalla famiglia Gracie ha portato alla svolta finale per giungere ad una arte marziale che applica la fusion di vari stili fino ad essere definita – o ad esserti definita dai critici – “l’arte marziale finale”. Dal Giappone, arriva poi il daido juku kudo, che parte dall’idea della cintura nera di judo Azuma Takashi di fondere percussioni e arti marziali. Il vale tudo entra in questa filosofia come un tassello finale di compimento, permettendo una evoluzione ultra-moderna della Arte Marziale come fusione completa di stili, ritmo e combattimento in stile greco-romano. 60 minuti mette in risalto questa ambizione inclusiva, il sincretismo, di questa celebre arte sportiva, celebrandone le sfumature e lo sforzo ginnico!