A letto con il nemico: la spiegazione del finale del film
A letto con il nemico è un film senza troppe pretese, con più di qualche fragilità. Ecco l'analisi del finale.
Una donna terrorizzata e atterrita, intrappolata in un matrimonio e tra le mura di casa. Un uomo crudele e spietato che, a causa della gelosia, rovina la vita alla consorte imponendole la sua volontà, il suo corpo, le sue botte. Nulla sembra poter salvare Laura (Julia Roberts) dal violento coniuge, Martin (Patrick Bergin) che la spaventa, la picchia, la violenta ma poi, una notte in cui i due sono in barca, durante un improvviso uragano, lei si getta in acqua e scompare. Questo è A letto con il nemico (1991), il film di Joseph Ruben, tratto dal romanzo di Nancy Price.
A letto con il nemico: una violenza insensata e inspiegabile
Laura vive nel terrore, profondo e impossibile da sopportare, deve stare attenta a ciò che fa e a ciò che dice; ogni suo comportamento può essere frainteso, o meglio utilizzato da Martin come motivo per scatenare la sua furia. L’uomo non ama Laura, vuole solo possederla, dimostrarle e dimostrarsi, nel modo più abbietto e ignobile che esista, il potere che ha su di lei. Le botte, le violenze bruciano come un tizzone ardente sulla pelle e nell’intimo della donna che deve cedere al corpo del marito – perché così è scritto, così deve comportarsi per non farlo arrabbiare -, essere gentile al limite del ridicolo per non scatenare le sue ire. Lo spettatore si interroga per quanto ancora la protagonista potrà sopportare, tifa per lei nel momento in cui inizia a maturare il germe della ribellione.
Architetta la donna, pensa e ripensa ancora, ma non ha coraggio, e poi, il destino, le dona una corda a cui aggrapparsi per trovare salvezza: l’uragano. La Natura diventa sua alleata, si scatena per dare la possibilità a Laura di gettarsi in mare e percorrere quella che potrebbe essere una via d’uscita. Mentre Poseidone si scatena lo fa anche Martin che urla, infuria, non comprende come la donna che ha usato, violentato, maltrattato fino ad ora, possa compiere un gesto del genere. Se nella loro vita matrimoniale l’ha trattata come un fantoccio, privo di identità e di discernimento, solo un corpo su cui scatenare ogni suo impulso, ora, dopo quest’ultimo avvenimento si trova costretto a dire che è morta.
A letto con il nemico: l’inizio di una nuova vita
Nella notte Laura si taglia i capelli, indossa una parrucca, toglie la fede – che sembra incastrata sul suo dito – e si incammina verso il domani. Cambia vita, fin dal primo istante: la luce, il sole, il mondo a lei circostante le sorride; niente è più come prima. Arriva nello Jowa, sentendosi finalmente libera, affitta un cottage, si fa chiamare Sara e frequenta corsi di teatro in un Istituto universitario, lì stringe un’amicizia che poi si trasforma in amore con Ben Woodward, un giovane professore. Se Martin era brutale, una bestia senza delicatezze e tenerezze, Ben, nonostante i silenzi e le reticenze di lei, continua a starle accanto, attendendo i suoi tempi. Laura impara a conoscere tutto ciò che fino ad ora le era estraneo e si apre completamente a quell’uomo tanto diverso dal marito da cui è fuggita.
La donna si sente così sicura che, travestita, va a trovare la madre cieca, nella casa di riposo in cui abita ma non sa che quello sarà proprio il suo errore. Martin infatti si reca dalla suocera, dopo aver avuto notizia da una vecchia amica di Laura che quest’ultima era una grande nuotatrice, per avere informazioni. Riesce nel suo intento l’uomo che è sempre più folle tanto da rasentare la macchietta, la sua ossessione per la donna che lo ha lasciato e umiliato monta sempre più come la sua rabbia e il suo desiderio di riaverla con sé e di vendicarsi del “torto” subito. A letto con il nemico si complica, la trama si fa sempre più aggrovigliata: Martin ricomincia a giocare al gatto col topo, Laura è ignara di tutto, convinta di essere ormai uscita da quella gabbia in cui è vissuta per tanto tempo, Ben non può sapere di esser un sorvegliato speciale. Il tutto si stringe fino alle scene finali in cui i tre personaggi si ritrovano nella nuova casa di lei.
A letto con il nemico: un finale teso
Martin “addobba” la nuova abitazione con vari indizi che fanno capire alla donna la sua presenza; per Laura l’inferno è ricominciato. Si stava preparando per incontrare Ben con cui era uscita poco prima, invece trova quell’orco che le ha rovinato la vita ma la situazione è cambiata. Se all’inizio la casa era il luogo in cui la donna prendeva le botte, ora Laura ha ritrovato forza e fiducia in se stessa, non è più disposta a incassare e a abbassare la testa. Spaventata ancora, è pronta a lottare, a difendere (l’uomo che ama) e a difendersi da quel mostro che vede di fronte ai suoi occhi l’incubo più grande: la sua donna con un altro uomo.
Lo scontro è lungo, sembra all’inizio che lei sia ancora vittima del suo carnefice ma poi gli punta la pistola addosso: Martin dice ciò che tutti gli uomini violenti dicono a quelle che credono essere le loro donne: non si libererà mai di lui, non avrà una vita in sua assenza, lui ci sarà sempre, in ogni momento e in ogni luogo. Laura però ormai si è liberata da quella spada di Damocle, non ha più paura, o meglio ce l’ha ma il desiderio di essere libera è più grande. Spara, mentre sta chiamando la polizia, perché non ha niente da perdere, anzi è l’unico gesto possibile per non perdere tutto, la sua vita, la sua nuova indipendenza, la sua identità. Spara anche se sa che questo gesto potrebbe avere delle conseguenze, ma sa anche che solo così, in un modo o nell’altro, potrà andare avanti.
Martin resiste, tenta un’ultima volta – secondo il principio di “o con me o senza di me”, portando avanti quell’idea secondo la quale una donna che si ribella al potere maschile in un modo o nell’altro va punita – di ucciderla, ma ancora una volta il destino è dalla parte di Laura: la pistola è scarica.
Ciò che resta è il corpo sanguinante di Martin e Laura che soccorre e abbraccia Ben, tramortito dai colpi del marito. A letto con il nemico è un film senza troppe pretese, con più di qualche fragilità, nonostante la prova della Roberts; è però un film importante per riflettere, ancora e ancora, sulla violenza contro donna.