Bastardi senza gloria: storia vera o invenzione cinematografica?
Bastardi senza gloria (recensione) è uno dei film più sorprendenti e superlativi del nuovo millennio, una pellicola che riesce a coniugare storia, epica e ucronìa. Pochi sono gli esempi cinematografici che hanno preso fatti storici, veri o presunti, traslati nell’immaginario filmico e redarguiti secondo un preciso volere. Piccolo esempio di questa tradizione metastorica è La svastica sul sole, romanzo di Philip K. Dick del 1962, da cui è stata sviluppata la nota serie tv The Man in the High Castle.
Ma la domanda che molti si sono posti è proprio legata all’effettiva veridicità dei fatti narrati. Quanto di Bastardi senza gloria risulta essere vero? Quali sono i fatti storici portati sullo schermo? La pellicola è un modo di rappresentare la morte di Hitler secondo un presunto avvenimento o è solo invenzione?
Focalizziamoci sulla storicità della pellicola. Bastardi senza gloria non è solo un’opera di finzione, anzi. Molto di quello che viene narrato riprende fatti realmente accaduti.
Prendiamo questi Basterds, che altri non sono che un gruppo di ebrei che uccidono ufficiali nazisti. Ebbene durante la secondo guerra mondiale c’erano realmente tre gruppi di commando ebrei (spesso britannici e americani) che si vendicava dei nazisti: questi gruppi erano divisi in Operazione Greenup, X Troop e il Nakam.
Il Nakam era un gruppo di partigiani e veterani ebrei che si vendicarono dei generali nazisti solo dopo il processo di Norimberga, quindi operarono dopo la fine della guerra. L’Operazione Greenup è proprio la colonna portante dell’ispirazione tarantiniana: essa fu l’atto di spionaggio portato avanti dall’ufficio dei servizi strategici degli Usa, che sul finire della guerra controllava il passaggio delle armi tra la Germania e l’Italia. L’X Troop o anche n ° 3 Troop, era un commando britannico che comprendeva esuli provenienti da tutta l’Europa (Norvegia, Francia e Polonia) che vennero soprannominati da Churchill X Troop.
Questi facevano parte di un commando più grande che era il n° 10 (Inter-Allied). Erano infiltrati, specializzati in incursioni e non uccidevano nello stesso modo in cui viene raffigurato nel film; andarono in Normandia e molti morirono sul campo. Il loro compito era molto pericoloso in quanto erano traditori del terzo reich e in più anche ebrei.
Certo non tagliavano scalpi o usavano mazze da baseball ma conducevano operazioni dietro le linee nemiche, missioni di sabotaggio, spesso soli, erano molto abili poiché parlavano tutti tedesco ed erano esperti di armi e della formazione tedesca, avendo vissuto a stretto contatto con i nazisti.
La questione della lingua, molto enfatizzata nel film, era vera, infatti a causa della loro identità ebraica ognuno sfoderava storie particolari sul proprio accento, non puramente germanico, anzi alcune erano proprio scadenti come dire che avevano vissuto in collegio o che avevano genitori dell’est europeo.
La forza di Bastardi senza gloria risiede sia nella effettiva realtà di alcuni elementi sia nella rivelazione nei battiti finali del suo artificio, lasciando che lo spettatore comprenda da sé cosa possa essere vero, cosa verosimile e cosa, purtroppo, accade solo al cinema.
Tarantino sa di non potersi avvicinare alla realtà con precisione indiscussa ma conosce il modo di rendere se non vero plausibile ciò che mostra, ovvero andando a stimolare nella mente dello spettatore un tipo di ambiente, di costume, di scena e di discorso che è quanto più vicino al reale, avvicinando personaggi storici (Goebbels, Heinrich Himmler, Martin Bormann, Adolf Hitler) a personaggi inventati, creando una commistione e allacciando realtà e fantasia affinché le due si confondino con l’incedere del film.
Tarantino condivide con il pubblico qual è il vero potere del cinema
Bastardi senza gloria è un testamento vendicativo realizzato nella cornice di una pellicola di fantasia
Prendiamo come esempio la morte di Hitler. Tutto ciò che i libri di storia ci hanno insegnato è che il Furher si è tolto la vita in un bunker a Berlino il 30 aprile del ’45.
Tarantino fa in modo che vengano architettati ben due modi differenti e non sovrapponibili di uccidere Hitler, due tipi di agguati e esplosioni nel mezzo dei quali quasi tutti i personaggi principali muoiono, un tipo di scelta che sembra attecchire ad una pseudo realtà, in cui il Furher è riuscito realisticamente a mettersi in salvo (considerati gli innumerevoli attentati ala sua persona non andati a buon fine è plausibile per l’appunto). O almeno avvicina lo spettatore a quello che potrebbe essere successo: hanno tentato di assassinare Hitler ma non ci sono riusciti.
Ma poi questi eroi, ebrei e vendicativi, portano a termine il loro compito, alla fine, in modo disatteso, sconvolgente, che ridesta lo spettatore. Improvvisamente ci si accorge che non si sta assistendo alla storia che si compie ma ad un film di fantasia, in cui ogni parola, ogni discorso, ogni riferimento storico viene messo in discussione, perdendo la sua dose di plausibile, di eventualità.
Di certo non è un caso che la morte del Furher avvenga in una sala cinematografica in fiamme: Hitler muore al cinema. E al cinema gli eroi vincono.
Bastardi senza gloria è un testamento vendicativo realizzato nella cornice di una pellicola di fantasia. Tarantino sa che non può riscrivere la storia ma ciò che fa è più grande, è il modo che ha di condividere con il pubblico qual è il vero potere del cinema.