Behind Enemy Lines: la storia vera del film di John Moore con Owen Wilson
Behind Enemy Lines è tratto dalla vera storia di Scott O'Grady, raccontata da John Moore e interpretata da Owen Wilson con estrema maestria.
Nel 2001, John Moore – con l’aiuto di Owen Wilson e Gene Hackman – scelse di raccontare la storia del generale Scott O’Grady, un pilota che nel ’95 fu precipitò in Bosnia e le cui ricerche durarono per sei giorni. Nacque così Behind Enemy Lines – Dietro le linee nemiche.
Chris Burnett (Owen Wilson) e Jeremy Stackhouse (Gabriel Macht) sono due tenenti della marina americana. I due, durante la guerra in Bosnia ed Erzegovina, vengono catturati dai nemici. Mentre Stackhouse viene giustiziato, Burnett riesce a scappare e incappare in una fossa comune. Da qui inizia una lotta contro il tempo per il marine per riunirsi alla sua squadra. Per farlo si mette in contatto con l’ammiraglio Leslie McMahon Reigart (Gene Hackman) che rischia la propria carriera pur di salvargli la vita.
Behind Enemy Lines: la storia vera del film di John Moore con Owen Wilson
La storia vera da cui è tratto Behind Enemy Lines è un po’ diversa dai fatti narrati nel film. Innanzitutto, Scott O’Grady era lì in Bosnia per sostenere un conflitto armato internazionale, svoltosi tra l’aprile del 1992 e il dicembre del 1995. Proprio durante l’ultima estate di conflitto, il capitano – mentre era in volo con il suo elicottero per controllare la zona – fu colpito da un missile e precipitò in territorio nemico. Durante l’impatto con il missile, la prima cosa a distruggersi fu la cabina dell’elicottero e infine la maniglia del seggiolino eiettabile.
Il comandante, quindi, si buttò dall’elicottero in fiamme con il suo paracadute, temendo di essere catturato dai nemici a causa del poco tempo a sua disposizione per fuggire. Andare via di lì apparve sempre più difficile, soprattutto una volta atterrato: le strade erano popolate dai carri armati e il cielo pieno di elicotteri nemici; fu così che Scott O’Grady si rannicchiò in un cespuglio lì vicino, nell’ intento di non essere scoperto.
Il primo giorno – secondo quanto racconta O’Grady – fu il più duro.
Ero a terra e c’era qualcuno che camminava vicino a me. I serbi sparavano e non credo che stessero cacciando. Non ho mai visto neppure uno scoiattolo là intorno. Credo che avessero visto qualcosa e avessero pensato che ero nascosto e stavano cercando di uccidermi. La maggior parte del tempo l’ ho passata con la faccia nella polvere pregando che nessuno mi vedesse
Sei giorni di puro terrore, cercando di sopravvivere con le poche risorse naturali che aveva intorno. Non si allontanò dal luogo in cui era precipitato l’aereo, con la speranza che qualcuno dei suoi andasse a cercarlo e a salvarlo. Le condizioni dell’uomo erano disperate e i suoi racconti fanno accapponare la pelle, pensando che per nutrirsi andò alla ricerca di formiche o insetti di ogni genere e che tutto ciò che beveva era acqua piovana.
Per nutrirmi ho mangiato erba, ma il vero problema è stato l’acqua, soprattutto l’ ultimo giorno quando non ha piovuto. Avevo talmente sete che ho preso i miei calzini, bagnati dal terreno umido, e me li sono passati sulla pelle cercando di spremere qualche goccia. Quando si ha veramente sete non fa schifo niente.
Lavorando di intelligenza, il capitano – per tutto il suo soggiorno sul suolo nemico – controllava la sua radio, cercando di mettersi in contatto con i suoi compagni. Provando a non farsi scoprire e utilizzando la radio come un ladro, O’Grady riuscì a farsi trovare dagli altri americani grazie a un razzo.
Ho lanciato un razzo di segnalazione e poco dopo ho notato un elicottero. Quando ho visto un uomo con una grande barba e una pistola mi sono fermato un attimo e poi ho capito: era un ‘ maledetto americano’.
Sei giorni di terrore che hanno reso Scott O’Grady un uomo più forte e capace di affrontare la vita di petto. Coraggio e determinazione messi in scena da Owen Wilson in maniera perfetta, in uno dei pochi ruoli drammatici che ha dovuto affrontare e che lo hanno reso un attore degno di questo nome.
- Fonte delle testimonianze: Repubblica