Brubaker: la spiegazione del film con Robert Redford

Brubaker è il più classico degli esempi di cinema d'impegno sociale americano, un racconto di speranza e denuncia di un sistema carcerario corrotto e malato.

Un criminologo nonché ex capitano dell’esercito americano di nome Henry Brubaker (Robert Redford) viene scelto per un compito spinoso e delicato –  dirigere il penitenziario di Wakefield in Arkansas, famoso per essere l’unico in tutti gli Stati Uniti d’America ad essere gestito non da guardie carcerarie bensì tramite un programma di autogestione organizzato dai detenuti di buona condotta; Brubaker decide quindi di introdursi a Wakefield fingendosi un carcerato per qualche giorno al fine di testare la bontà del programma; scoprirà ben presto che dietro ad un’utopica autogestione democratica di facciata, si nascondono violenze fisiche, psicologiche e soprusi di vario genere con cui i carcerati devono convivere giornalmente. Questa la trama di Brubaker (1980), diretto da Stuart Rosenberg – già avvezzo al genere per aver diretto un altro classico del cinema “dietro le sbarre” come Nick Mano Fredda (1967) con uno strabiliante Paul Newman – con protagonista Robert Redford.

Brubaker: Robert Redford racconta la corruzione del sistema carcerario americano

Ispirato liberamente al libro Accomplices to the Crime: The Arkansas Prison Scandal (1969) di Thomas O. Murton – storia vera del report degli eventi del criminologo Murton incaricato di riformare il sistema carcerario dell’Arkansas “dall’interno”, Brubaker utilizza l’espediente del camuffamento dell’eroe-protagonista da criminologo a carcerato, per mostrare e denunciare le condizioni di vita dei carcerati – il tutto amplificato dall’ambiente narrativo, una prigione autogestita tramite un modello di società utopicamente democratico.

Ovviamente tutto ruota attorno al carisma e al talento di Robert Redford, attore poliedrico da sempre attento al cinema d’impegno sociale e dalle tematiche di forte denuncia – impegno declinato, oltre che nel già citato Brubaker (1980), in pellicole come Il Candidato (1972), Come Eravamo (1973), I Tre Giorni Del Condor (1975)  e ovviamente nel film più rappresentativo del genere: Tutti Gli Uomini Del Presidente (1976).

Brubaker - Cinematographe.it

Brubaker: Non solo denuncia sociale, ma soluzioni al problema

Il secondo atto si conclude con la scoperta di chi è davvero Henry Brubaker e qual è il suo vero ruolo a Wakefield, non un semplice carcerato ma il nuovo direttore incaricato di gestire il penitenziario dell’Arkansas. È nel terzo atto che si racchiude il vero cuore narrativo pulsante della pellicola, Brubaker infatti non è soltanto denuncia delle condizioni dei carcerati in America – e in modo traslato, dei regimi coercitivi mascherati in democrazie – ma anche soluzioni al problema.
Brubaker come direttore di Wakefield inizierà un’azione di radicale cambiamento della vita in prigione volta a restituire umanità e dignità ai detenuti, e a debellare le ingiustizie e la corruzione dei comitati organizzativi; un’azione che però troverà una sostanziale battuta di arresto nel ritiro della fiducia da parte di Lilian (interpretata da Jane Alexander) – la donna che ha affidato a Brubaker il ruolo da direttore – e nella susseguente rimozione dall’incarico dopo un’agghiacciante scoperta in un campo della prigione.

Brubaker: Un finale amaro che dà speranza e riconcilia

Brubaker chiude il cerchio con una splendida carrellata di detenuti che, ammassati sulla recinzione, guardano con volto speranzoso ma triste, l’unico uomo che ha provato a trattarli non come merce avariata e avanzi di galera, ma come esseri umani – a restituire loro una dignità che la regolamentazione del sistema carcerario tende a privare e depotenziare.

Brubaker - Cinematographe.it

Un finale amaro e insolito per un genere che sfrutta al massimo il tema per dare speranza – come nel caso de Le Ali Della Libertà (1994) per intenderci – ma vero, autentico, che dimostra come ci sia sempre bisogno, anche al giorno d’oggi, di uomini come Brubaker e dei loro tentativi di cambiare il sistema dalle fondamenta. Non a caso, infatti, Brubaker venne candidato agli Oscar 1981 – gli Oscar in cui Gente Comune (1980) dello stesso Redford stravinse – nella categoria Miglior Sceneggiatura Originale.