Carlo III: cosa sapere sul Re d’Inghilterra, dalla simpatia per Greta Thunberg alla fedeltà a Camilla
Cosa dobbiamo sapere su Carlo III, Re d'Inghilterra? Tutte le curiosità sul sovrano inglese raccontate nel documentario su arte.tv
Un documentario – Carlo III, Re d’Inghilterra –, disponibile su arte.tv (nell’articolo il link per accedere alla visione), ribalta la prospettiva e ci restituisce un’immagine diversa, meno rigida, dell’eterno erede al trono divenuto monarca a 70 anni passati. Dall’infanzia “triste e senza amore” alla fedeltà nei confronti dell’unica donna mai amata, ecco chi è il nuovo sovrano del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord.
In The Diplomat, serie spionistica attualmente tra le più popolari su Netflix, la protagonista, l’ambasciatrice Kate Wyler, aspirante vicepresidente degli Stati Uniti, viene inviata a Londra affinché, oltre alle comprovate e indubbie competenze professionali, possa dimostrare di saperci fare con l’etichetta, di saper assumere e dismettere le maschere necessarie a tenere in piedi il gioco del potere. Al termine del primo episodio viene convinta a posare per British Vogue perché nessuno che abbia posato per British Vogue è mai stato licenziato in quanto “chi potrebbe licenziare Cenerentola?“, come lei stessa argutamente osserva. Che cosa significa? Significa che le cenerentole, in virtù della loro condizione di vittime, di ultime bistrattate che ottengono la loro rivalsa attraverso l’amore e il glamour e appunto il saperci fare con le mascherate, non perdono mai la simpatia del pubblico, vale a dire del popolo, se stabiliamo per equazione che la comunità civile coincide con una comunità mediatica, voyeuristica e giudicante.
Carlo III e l‘amore per Camilla, la ‘matrigna’ che solo ora, a settant’anni, può essere una cenerentola
Camilla, la regina consorte di Carlo III, non ha avuto la fortuna di essere una cenerentola. Primo – e unico – amore del marito, ha dovuto accettare di vederlo sposare un’altra, perché così si doveva per ragion di Stato. Nessuno si è messo nella sua pelle, ha cercato di capire che cosa abbia significato per lei sopportare l’abbandono prima e poi, quando Carlo è tornato, dopo il divorzio da Diana, la persecuzione da parte della stampa per cui era e sarebbe stata a lungo solo la matrigna della storia. Cristallizzata in quella immagine, è riuscita a scalfirla soltanto negli ultimi anni, grazie a una sapiente pianificazione delle strategie di comunicazione da parte degli esperti incaricati dai Reali inglesi di portare a compimento una vera e propria operazione simpatia.
Anche Carlo, come la sua Camilla, non ha mai goduto di buona stampa e, del resto, per restare in tema serie Netflix, neanche The Crown gli rende un buon servizio, rappresentandolo spesso e volentieri come patetico, piagnucoloso, insofferente ai tentativi di conquista della giovane, malinconica moglie Diana. In Carlo III, Re d’Inghilterra, documentario disponibile su arte.tv, la figura del monarca prossimo all’incoronazione ci appare molto diversa. Ne viene raccontata l’infanzia da “diverso“: da piccolo, si sentiva non solo trascurato dalla madre, la Regina Elisabetta II, che ha sempre posto l’istituzione monarchica davanti a ogni cosa, affetto materno compreso, ma anche non accolto dalla coppia genitoriale, ancorata a valori che riesce a mettere in discussione e insensibile alla vulnerabilità del figlio. Entrambi i genitori mostrano nei suoi confronti una certa ruvidezza e, senz’altro, indisponibilità emotiva, incapacità di riconoscerne le fragilità. Carlo è stato un bambino sensibile, con inclinazioni artistiche, il primo membro della famiglia reale a ottenere, dopo aver condotto studi di archeologia e antropologia, un diploma di laurea nel campo della Storia. Non è mai stato lo sciocco, frivolo, immaturo attaccato alle braghe di mammà che ci è stato per così tanto tempo raccontato.
Carlo, addolorato per la rottura con il figlio minore, ex “riserva” contenta di esserlo
Della crisi che si è aperta nel suo nucleo famigliare più ristretto, all’indomani della pubblicazione di Spare, memoir del figlio minore Harry, i giornalisti e gli accademici che intervengono nel documentario sottolineano quanto dolorosa deve essere stata per Carlo, molto legato a entrambi i figli e, fin da quando erano piccoli, desideroso di educarli in modo diverso rispetto a come lui era stato educato, con tutto quel gelo e con tutta quella indifferenza da parte dei genitori. Harry ora, però, ripudia il ruolo di “riserva“, nel quale sembrava muoversi in libertà e con soddisfazione, e agisce da “angelo vendicatore” di Diana, mentre il primogenito William, più risolto, ha elaborato il fallimento del matrimonio dei genitori. La verità, in effetti, è che Carlo ha amato sempre e solo Camilla: “Camilla è il perfetto match per lui, è una donna stabile e soddisfatta di sé stessa. Non si è mai lamentata del trattamento ricevuto dai media, dai quali è stata per molto tempo additata come guastafeste. Diana era molto diversa: più giovane, più espansiva, frequentava molti gruppi di amici diversi tra loro. Carlo e Diana ci hanno provato, ma non sono mai riusciti ad avvicinarsi“. Nel 1979, in occasione della prima conferenza stampa dei principi del Galles da futura coppia coniugata di eredi al trono, Carlo non riesce a nascondere la perplessità per quel matrimonio imminente. Tra le righe, lascia intendere che le premesse non sono delle migliori: “Sono stupefatto da come Diana sia riuscita ad accettarmi“, dice senza guardarla in faccia e a lei che rassicura i giornalista sull’autenticità del loro amore replica, sibillino, “Siamo innamorati, sì, qualsiasi cosa significhi esserlo“.
Carlo, ci scommettono tutti, sarà, anche per questo, per l’incomprensione ricevuta e per l’amore tanto a lungo mancato, un re diverso: più moderno e attento, sensibile alle tematiche migratorie e ambientaliste – è stato lui Greta Thunberg prima di Greta Thunberg, attivista, quest’ultima, che ha conosciuto e per cui, tra l’altro, nutre un’ammirazione e un rispetto ricambiati –, aperto non tanto ad assumersi le responsabilità del colonialismo britannico – non gli competerebbe, dato che il potere di cui dispone la monarchia inglese non è un vero potere politico –, ma senz’altro a includere le differenze etniche e culturali, a dar loro la debita rappresentanza. Soprattutto sarà un re che proverà a conciliare l’istituzione con il desiderio, a iscrivere la sua funzione, simbolica e iconografica, nell’onda mutevole del cambiamento. Con una particolare attenzione agli affetti, da ex bambino che è sempre e solo stato il principino del Galles, e mai soltanto il piccolo bisognoso di calore e riconoscimento. Bambino invisibile agli occhi della madre (e, quindi, del mondo), nonostante quegli occhi gli siano stati puntati addosso tutto il tempo.