5 film di Carlo Verdone ingiustamente sottovalutati
Da Al lupo al lupo (1992) fino a C'era un cinese in coma (2000), ripercorriamo alcuni (bei) film di e con Carlo Verdone da riscoprire.
Si dice che alcuni dei suoi film abbiamo fotografato come pochi altri i cambiamenti del nostro paese, i tic e le maschere dell’italianità, il disfacimento dei valori morali attraverso il gusto di risata amara e consapevole. Ma Verdone non è solo Un sacco bello (1980), Bianco, Rosso e Verdone (1981) o Borotalco (1982), cavalli di battaglia di una comicità ‘da personaggio’ i quali, sebbene siano i più citati, rappresentano un ritratto parziale e incompleto dello sguardo malinconico, cinico e tenero del regista, attore e mattatore romano.
In questa breve lista abbiamo dunque voluto ricordare altri 5 film di Carlo Verdone ingiustamente sottovalutati; titoli della sua filmografia ritenuti ‘minori’, accolti cioè con minor clamore rispetto a quelli menzionati ma anch’essi parte di una poetica autoriale che, tornando sui medesimi temi, tratteggia con puntualità la leggerezza di un cinema molto più che romanocentrico, specchio acuto della nostra fallibile umanità. Eccoli di seguito.
1. Al lupo al lupo
Quando il padre dei fratelli Vanni (Sergio Rubini), Livia (Francesca Neri) e Gregorio (Verdone) scompare senza preavviso, i tre si ritrovano costretti a viaggiare nei loro luoghi d’infanzia tra Siena e la Maremma per cercarlo. Sarà l’occasione per ritrovarsi e ricostruire un rapporto interrotto da lunghe incomprensioni, gelosie e colpe reciproche. Dedica agrodolce al padre Mario e ai fratelli Silvia e Luca, nel film del 1992 Verdone utilizza la suspense del mistero legato all’assenza per rintracciare la malinconia di un padre che, sul finire dei suoi giorni, avverte il peso dello scorrere del tempo e dunque la necessità di imprimere nei ricordi l’immagine di un momento felice. Sorta di “posto delle fragole” cinematografico del regista, per citare l’opera di Bergman, Al lupo al lupo bilancia col giusto grado poesia e ironia, memoria nostalgica e solite risate.
2. Perdiamoci di vista è uno dei film di Verdone ingiustamente sottovalutati
Commedia vincitrice di due David di Donatello per miglior regista e migliore attrice non protagonista ad una giovanissima Asia Argento, Perdiamoci di vista è un racconto sulla disabilità…degli altri. Al centro della sceneggiatura di Verdone e Francesca Marciano, lo strano rapporto fra Arianna, una ragazza costretta dopo un grave incidente su una sedia a rotelle e Gepy Fuxas, conduttore cinico e miserabile di un talk show d’arena che sfrutta la tv del dolore per fare audience. Il film sceglie di approcciarsi al tema attraverso la messa a nudo del limite degli altri e dall’incapacità del cosiddetto “normale” nel vedere oltre l’handicap. É Gepy infatti a non accettare la disabilità di Arianna, la quale piuttosto deve fare i conti quotidianamente con una società pronta a mostrare la propria pietà ma concretamente inattrezzata fra barriere architettoniche e pregiudizi morali.
3. Stasera a casa di Alice
I cognati Filippo e Saverio, rispettivamente Sergio Castellitto e Verdone, gestori di un’agenzia di viaggi religiosi nel cuore di Roma, si ritrovano innamorati segretamente della stessa donna: l’instabile Alice (Ornella Muti), doppiatrice di film per adulti, la quale vive precariamente con la sorella minore e depressa in un appartamento affittato dallo stesso Filippo.
Fragili e nevrotici gli uomini, sempre così facilmente manipolabili dalla sensualità femminile e dal sogno di un amore mai concretizzabile, la pellicola del 1990 fa leva sulla comicità del triangolo Verdone-Muti-Castellitto non solo per svelare la crisi dell’istituzione matrimoniale, ma per ridicolizzare le pretese maschili esaltando la forza erotica delle donne. Ornella Muti qui è una sorta di femme fatale della Roma periferica; l’oggetto ma soprattutto il soggetto del desiderio idealizzato di due uomini ridicoli rimasti ancora adolescenti.
4. Gallo Cedrone
Pellicola della discordia dei fan di Verdone, divisi fra chi lo ha amato (e compreso) e chi lo ritiene un tentativo poco riuscito, Gallo cedrone trova nel suo protagonista la sintesi puntualissima del politico sfrontato, truffaldino e inconsapevole di oggi. Armando Feroci, un volontario della Croce Rossa il quale si dice sia stato rapito da un gruppo islamico, ha in realtà un passato da marpione volgare, sguaiato e inguaiato del litorale laziale con il mito di Elvis e un divorzio alle spalle, trovatosi in un viaggio (finito male) con la moglie cieca (Regina Orioli) del fratello dentista (Paolo Triestino). Sempre attualissimo e perfino lungimirante, il film del 1998 è stato scritto dal duo Leonardo Benvenuti e Piero De Bernardi, con Pasquale Plastino e Carlo Verdone.
5. C’era un cinese in coma è uno dei film di Verdone ingiustamente sottovalutati
È una barzelletta sempre citata e mai sentita quella che dà il titolo al film più amaro della nuova era di Verdone, e che punta il dito ai meriti non riconosciuti delle nuove leve comiche rispetto ai veterani e a una certa tracotanza e volgarità che governa alcuni circuiti di potere del fantomatico mondo dello spettacolo. Lanciando la carriera di Giuseppe Fiorello, qui nel ruolo di un autista divenuto stand up comedian per puro caso, ma la cui arroganza e ingratitudine lo portano ad abbandonare l’agente che lo ha scoperto regalandole un’incredibile chance di notorietà, il film del 2000 non è affatto banale, né minore, ma nasconde fra le righe una delle accuse più puntuali e oggettive del sistema di “valori” dello show-biz nostrano.