Fernanda Wittgens: la storia vera dietro al film con Matilde Gioli
La storia vera di Fernanda Wittgens, prima direttrice della Pinacoteca di Brera, protagonista del biopic RAI con Matilde Gioli.
Chi era e cosa ha fatto Fernanda Wittgens? Il film Rai con Matilde Gioli punta a rispondere a queste domande, raccontando la storia vera della prima donna a divenire direttrice della Pinacoteca di Brera. Un’eroina italiana, che ha compreso l’importanza dell’arte all’interno di una società che voglia definirsi “civile”, e quanto a ciascun essere umano appartenga il potenziale per essere un capolavoro che merita di essere preservato ad ogni costo.
Fernanda Wittgens nasce a Milano nel 1903. Come ben riportato nel film Rai, sin da bambina il suo interesse per l’arte viene stimolato dal padre, il quale la accompagnava proprio alla Pinacoteca di Brera per “abituare” il suo occhio alla maestosità di certi capolavori appesi alla parete, tra cui il Cristo morto di Andrea Mantegna. Questo la porta ad impegnarsi nello studio (qualcosa che non dobbiamo mai dare per scontato quando si parla di donne in determinate epoche storiche) e a laurearsi all’Accademia scientifico-letteraria del capoluogo lombardo, con una tesi, non a caso, sulla storia dell’arte. Il fatto che nel mondo esista la guerra non rappresenta certo un mistero per Fernanda Wittgens, avendo vissuto la propria adolescenza mentre imperversava il primo conflitto bellico mondiale, eppure all’epoca era ancora troppo giovane per immaginare le gesta straordinarie che lei stessa avrebbe messo in pratica anni dopo. Mentre la situazione in Italia sembra essersi ormai ristabilita (siamo nel 1933), Fernanda Wittgens trova un impiego come ispettrice di Brera, guidata dall’allora direttore Ettore Modigliani. Questa calma apparente, però, non dura molto: appena due anni dopo, infatti, Modigliani deve fare i conti con l’accusa di essere antifascista e poi, con le leggi razziali del 1938, viene perseguitato e costretto al confino: Fernanda Wittgens, in ogni caso, continua ad avere contatti costanti con lui, fungendo anche da prestanome quando, nel 1940, Hoepli Editore pubblica Mentore, opera scritta proprio da Modigliani.
Chi era Fernanda Wittgens? La nomina a direttrice di Brera e la reclusione in carcere
Sempre nel 1940, Wittgens vince il concorso che le permette di diventare la prima direttrice della Pinacoteca di Brera. Questo è solo uno dei tanti motivi per cui Fernanda Wittgens merita di essere ricordata: a dover rimanere impresso è soprattutto il coraggio e la tenacia che le hanno permesso di difendere, con astuzia ma anche mettendo a rischio la propria vita, diversi capolavori artistici che, senza di lei, non sarebbero mai arrivati fino a noi. Lo stesso coraggio viene messo in pratica (e raddoppiato) nel momento in cui sfrutta i propri contatti ed il suo ruolo per aiutare quanti più ebrei possibili a mettersi in salvo, tra cui il suo professore universitario Paolo D’Ancona (nel film interpretato da Sergio Albelli). Riesce nel suo intento e, come prevedibile quando si tratta di una persona così straordinaria, non ha intenzione di fermarsi: purtroppo, però, viene arrestata nel 1944 quando un giovane ebreo a cui lei stessa stava organizzando l’espatrio, fa il suo nome alle guardie fasciste. La condanna è di 4 anni, da scontare nel carcere di San Vittore, dove ha come compagna di cella la pittrice Carla Badiali.
Fernanda Wittgens non si scoraggia neanche dietro le sbarre ed inizia ad inviare una serie di lettere a madre e nipoti, dalle quali emerge tutta la sua fierezza e dove è impossibile individuare anche una minima traccia di pentimento per quanto fatto in precedenza. Intelligenza e furbizia sono però di casa e così nel 1945 la sua famiglia riesce a presentare un falso certificato di tisi che le permette di essere scarcerata nel mese di febbraio. La pena terminerà ufficialmente ad aprile, grazie alla Liberazione.
Una volta libera, Fernanda Wittgens torna a dedicarsi completamente all’arte: grazie alla sua prudenza, la Pinacoteca di Brera era stata precedentemente svuotata, ma ben 26 sale su 34 risultano adesso distrutte dai bombardamenti. A questo punto la donna concentra i propri sforzi per chiedere alle autorità una completa ristrutturazione. Nel 1946 può contare nuovamente sul sostegno di Ettore Modigliani, reintegrato e tornato in qualità di soprintendente. L’uomo morirà appena un anno dopo. Nel frattempo, i tanto auspicati lavori alla Pinacoteca hanno inizio su progetto dell’architetto Piero Portaluppi, e la ricostruzione viene portata a termine nel giugno 1950.
Sempre in quei mesi, Fernanda Wittgens viene nominata Soprintendente alle Gallerie della Lombardia e sempre a lei si deve la ricostruzione del Museo della Scala e del Poldi Pezzoli, nonché il restauro del Cenacolo di Leonardo. Si impegnerà poi in prima persona per convincere il Comune di Milano ad acquistare la Pietà Rondanini di Michelangelo Buonarroti, contesa in quel momento da Roma, Firenze e Stati Uniti. Riesce anche qui nel suo intento ed il 1º novembre 1952 la scultura diventa milanese per 130 milioni di lire. Nel 1956 rifiuta di entrare in politica per il Fronte laico, con la seguente motivazione: “Ora non mi sento, come artista, di entrare nel binario dei partiti perché la mia libertà è condizione assoluta per la vita stessa del mio essere“.
Per quanto riguarda la sua vita privata, Fernanda Wittgens aveva sei fratelli e non si è mai sposata, né ha avuto figli. Tra le varie onorificenze da lei ricevute ricordiamo la medaglia d’oro del Comune di Milano e la medaglia d’oro del Presidente della Repubblica. Fernanda Wittgens muore prematuramente a Milano l’11 luglio 1957 a causa di una brutta malattia e la camera ardente, a cui partecipano migliaia di persone, viene allestita davanti all’ingresso di Pinacoteca. Dal 6 marzo 2014, a lei sono dedicati un albero ed un cippo al Giardino dei Giusti del capoluogo lombardo. Si trova sepolta al Cimitero monumentale di Milano, fra gli illustri del Civico Mausoleo Palanti.