Christopher Nolan su Dunkirk, 2001: Odissea nello spazio e i film che lo hanno commosso
In una lunga intervista al Los Angeles Times, il regista di Interstellar ha parlato del suo ultimo film, del potere delle persone e dei film che lo hanno commosso.
Christopher Nolan è sicuramente uno dei registi contemporanei più apprezzati e discussi. Regista di film molto amati come Memento, Inception e Interstellar – senza tralasciare la trilogia de Il Cavaliere Oscuro – ha debuttato ad Agosto 2017 con la sua ultima fatica Dunkirk. Il film, ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale, racconta in tre atti l’evacuazione di di Dunkerque avvenuta tra il 27 maggio e il 4 giugno del 1940.
Christopher Nolan è stato intervistato dal giornalista del Los Angeles Times, Glenn Whipp, ed ha parlato a lungo del suo ultimo film e di quelli che porta nel cuore.
Quando il giornalista gli ha chiesto se Dunkirk fosse il suo film più promettente, il regista ha risposto positivamente aggiungendo anche Interstellar. L’obiettivo di Nolan, quando realizza i propri film, è quello di realizzare qualcosa assieme ad una comunità di persone: non è il lavoro di una sola persona, ma lo sforzo e la creatività di molti. È questa la cosa più bella e soddisfacente di realizzare film, ma non solo.
La conversazione si è poi spostata sul successo di Dunkirk. Sicuramente Christopher Nolan non si aspettava un tale successo – a fine 2017, il film si è piazzato in tredicesima posizione al box office mondiale, davvero un gran risultato – né credeva che sarebbe stato così apprezzato. Differentemente dai suoi blockbuster precedenti, il regista ha affermato di essersi allontanato quasi drasticamente dalla sua comfort zone:
Ho rimosso molte delle mie reti di sicurezza, in particolare la mia abilità nell’uso del dialogo per esprimere retroscena e carattere del singolo personaggio. E quando ho scritto questa sceneggiatura, ho deciso di rimuovere tutto ciò che avevo imparato e guardarlo da una nuova prospettiva. Mi sono sentito come se stessi nuovamente sfidando me stesso e facessi i conti con i fondamenti del cinema su larga scala. Ero molto nervoso. Credevo che il film non avrebbe funzionato nel grande mercato.
Il regista come spettatore: la storia è anche di chi la guarda
Glenn Whipp ha poi spostato lo sguardo al futuro ed ha chiesto al regista se, grazie al successo commerciale di Dunkirk, fosse spinto verso la realizzazione di film che vadano oltre questo aspetto. Nolan ha commentato esprimendo determinazione ma anche un certo senso si costrizione: il regista è anche, e soprattutto, uno spettatore; e come il regista vuole rispettare la storia che racconta, come spettatore vuole immergersi completamente nella storia che si sta raccontando.
E riguardo alla complessità narrativa di alcuni suoi film, Christopher Nolan ha risposto che in alcuni casi questa diventa necessaria proprio per descrivere una certa psicologia o una trama più intrecciata. E come esercizio di stile diventa palestra per il regista e allenamento per lo spettatore che si lascia trasportare da una storia non convenzionale, ma anche aperta alle interpretazioni più soggettive.
Concludendo la conversazione su Dunkirk a Christopher Nolan è stato chiesto se ha già visto The Darkest Hour – L’ora più buia – con protagonista Gary Oldman nei panni di Winston Churchill. Il film racconta della stessa vicenda di Dunkirk ma dall’altro lato della barricata, in Gran Bretagna.
No, non l’ho ancora visto. Ho lavorato con Gary Oldman per tre film e adoro il suo modo di lavorare, ma voglio essere sincero: ho lavorato due anni su Dunkirk e non ho voglia di vederne immediatamente un altro. Al momento ho bisogno di pulirmi il palato. Lo vedrò sicuramente fra qualche tempo.
Christopher Nolan e il cinema come esperienza sensoriale
L’intervista si è quindi spostata su un nuovo terreno e quando il giornalista ha chiesto a Christopher Nolan se avesse visto Blade Runner 2049, il regista ha elogiato moltissimo Denis Villenueve apprezzando il lavoro su una apparente missione suicida. Non è mai facile realizzare sequel o remake di film che nel corso degli anni sono diventati cult della storia del cinema, ma, come afferma Nolan, bisogna solo trovare la giusta strada: il suo Interstellar, in questi termini, è stato considerato molto in dialogo con l’immenso 2001: Odissea nello spazio di Kubrick. Quando Glenn Whipp ha chiesto come mai ha mostrato 2001 ai suoi figli quando avevano 4 anni, Nolan ha risposto:
Io penso che i bambini possano assorbirlo già in tenera età. A me è accaduto proprio questo: l’ho visto a 7 anni ed è stata un’esperienza sconcertante ma al tempo stesso entusiasmante. Per me era puro spettacolo cinematografico. E quando ti chiedi: come fa un bambino di sette anni ad analizzare i contenuti di un film del genere? capisci che nemmeno un adulto è perfettamente in grado di farlo. L’esperienza è la cosa più bella che possa esserci.
Infine, a chiusura dell’intervista, è stato chiesto a Nolan quali fossero i suoi film del cuore, quelli in grado di commuoverlo davvero. Il regista ha nominato Withnail and I (Shakespeare a Colazione) di Bruce Robinson con Richard E. Grant e Paul McGann; un film che riesce a smuoverlo ogni volta che lo guarda. Ma anche La vita è meravigliosa di Frank Capra con James Stewart e Donna Reed.