Le 5 alterazioni temporali dei film di Christopher Nolan
Dai disturbi della memoria di Leonard Shelby in Memento, all'onirico viaggio di Dominic Cobb in Inception, il concetto di tempo manipolato da Christopher Nolan
Il cinema nasce con il movimento, quando l’immagine si scardina dalla sua naturale immobilità, perfezionando ulteriormente quella ricerca d’imitazione del reale agognata dall’arte. Un movimento nel tempo, oltre che nello spazio; un attimo che si dilata, mentre l’immagine diviene sequenza. Con le alterazioni temporali il cinema fa poi un ulteriore salto in avanti, avendo preso consapevolezza delle proprie capacità manipolatorie e della possibilità di snaturare la reale consequenzialità, in favore di una stratificata riproposizione dell’intreccio; tempo destrutturato, rimodellato secondo termini del tutto nuovi, costantemente alla ricerca di una nuova e originale chiave di lettura capace di scardinare le nostre certezze. Christopher Nolan si fa padre di questa ricerca; tra i temi su cui si muovono le sue opere emerge un tentativo costante di riformulazione della linearità temporale, che in ogni occasione prova a rinnovarsi e riproporsi diverso dal precedente. Memento, Tenet, Dunkirk, pellicole che comunicano, che giocano con una sequenzialità irregolare, la quale ne caratterizza l’intento e permette loro di essere considerati frammenti di cinema autoriale nonostante le considerevoli tirature. Scopriamo quali sono le 5 differenti alterazioni operate da Nolan all’interno dei suoi lungometraggi, in attesa di scoprire in che modo scorrerà il tempo del suo ultimo film, Oppenheimer, in uscita in Italia il 23 agosto.
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1. Memento
La prima riformulazione della logica temporale arriva con Memento (2000), l’opera seconda di Nolan in cui Guy Pierce interpreta Leonard Shelby, un uomo affetto da un disturbo della memoria noto come amnesia anterograda, che non gli permette di memorizzare nuove informazioni per più di alcuni minuti. Il tempo in buona sostanza non esiste per il protagonista, o meglio esiste ma in maniera totalmente differente da come noi potremmo mai concepirlo. Il suo è un andare avanti dovendo sempre fare prima qualche passo indietro, una rinascita continua, una riscoperta del tutto, alterata unicamente dagli indizi da lui stesso lasciatosi lungo il cammino per poter facilitare lo sforzo mnemonico, facendo uso del proprio corpo e di quei post-it che travolgono la pellicola mostrandosi come ulteriore specchio di quel discorso frammentario evidentemente rappresentato.
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2. Tenet
Saltiamo poi all’ultima fatica del regista, quella in cui Robert Pattinson e John David Washington corrono lungo rette parallele dalla direzione non precisata, per l’ennesima trovata rivoluzionaria di Christopher Nolan. La stesura della sceneggiatura di Tenet (2020), durata circa 5 anni, ha definito un racconto che punta con decisione sulla propria innovativa riformulazione della logica consequenziale, tanto a livello narrativo quanto, soprattutto, a livello tecnico. Il tempo è qui appunto concepito come una retta, una retta da poter percorrere in due differenti direzioni e lungo la quale gli oggetti, e con essi le persone, possono alternare un andamento a ritroso a quello naturalmente previsto, tramite l’inversione dell’entropia dei suddetti; un progredire che prescinde dall’avanzamento.
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3. Le innovative alterazioni temporali di Dunkirk
Già con il lavoro precedente l’autore aveva spinto con forza verso un’innovazione che comprendesse la componente strutturale della sua opera e che quindi andasse ad alterare il tempo non solamente in forma teorica, di trama e di sviluppo, ma anche in forma pratica, giustapponendo diverse linee e proponendo alterazioni tra loro stesse comunicanti. Con Dunkirk si sovrappongo tre differenti linee narrative, divise tra mare, cielo e terra, che corrono secondo diverse velocità e coprono archi temporali differenti, ma a cui vengono date una medesima attenzione e una medesima visibilità; l’alternanza fa si che il tempo sia dilatato e giostrato a seconda dell’esigenza comunicativa, dando perfettamente l’idea di quanto l’andamento narrativo raramente coincida con quello effettivo.
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4. Interstellar
Tornando indietro di un altro passo arriviamo al più scientifico degli studi attuati da Nolan nella realizzazione dei propri film. Per Interstellar il regista si fa forza del supporto teorico del fisico Kip Thorne ed indaga il concetto di buco nero, nel tentativo di restituire una sua percezione quanto più in linea con gli studi fatti a riguardo. Ancora una volta il tempo è dilatato e alterato dai movimenti dei suoi protagonisti. Un cast di stelle vede Matthew McConaughey capitanare la missione diretta verso un cunicolo spazio-temporale e volta a salvare la Terra, afflitta da una carestia globale. Una vera e propria odissea che porta gli scienziati della nave Endurance ad eccezionali scoperte riguardo allo scorrimento del tempo, alla sua variabilità e al suo rapporto con lo spazio.
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5. Con Inception le alterazioni temporali si assoggettano al sogno
Per terminare è dovuta una breve deviazione dal nostro percorso verso il film che, pur non trattando la tematica temporale in maniera chiara e decisa e senza porla al centro della propria dissertazione concettuale, la coinvolge nel suo viaggio d’astrazione a cavallo tra il sogno e la realtà. I vari livelli dell’onirico attraversati da Leonardo DiCaprio e i suoi in Inception mettono nuovamente in discussione ciò che è vero e tangibile, facendo vacillare le certezze riguardo alla caducità, alla morte e, soprattutto, a quella percezione temporale alterante che fa sì che all’interno del sogno l’incedere sia avvertito in maniera alquanto differente rispetto all’esperienza del singolo.
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