Cinematographe.it presenta Rocketman di Dexter Fletcher
Dall'esplosione al box office all'interpretazione strabiliante di Taron Egerton nei panni di Elton John. Rocketman è un prodotto ibrido di cui il cinema sembra aver bisogno. La nostra panoramica a tutto tondo sul nuovo film di Dexter Fletcher.
Sulla scia dei biopic dedicati ad artisti musicali Rocketman del regista Dexter Fletcher segue, in questa stagione cinematografica, Bohemian Rhapsody e The Dirt – il primo dedicato alla figura del leader dei Queen, Freddie Mercury, mentre il secondo alla band Mötley Crüe. Diversamente dai suoi più recenti predecessori Rocketman si propone esser diverso nell’approccio cinematografico sin dai primi materiali promozionali presentati in rete. Uscito nelle sale italiane il 29 maggio – ed in quelle americane due giorni dopo – il film si è pian piano fatto strada raccogliendo critiche positive (da segnalare la standing ovation a Cannes) ed una buona accoglienza di pubblico nei cinema. Volendo fare alcuni numeri, il film realizzato con un budget di circa 40 milioni di dollari ha incassato nel mondo, nella sua prima settimana di programmazione, 67 milioni di dollari ed, in Italia, circa 712 mila euro. Seppur parlare del biopic dedicato ad Elton John potrebbe portare ad un naturale paragone verso Bohemian Rhapsody – che pure ha numerosi punti in comune con Rocketman – ad un’analisi ben più approfondita dimostra di essere completamente distaccato e differente da esso.
Rocketman: l’espressione ultima del Cinema di Dexter Fletcher
Interpretato da Taron Egerton, Rocketman racconta l’ascesa, la caduta e la rinascita del baronetto della musica rock Elton Hercules John, nato Reginald Dwight, dalla sua infanzia travagliata fino agli anni ’80. Il racconto della vita artistica del cantante viene qui messo in scena in modo non lineare ed assolutamente fantasioso. Unendo il genere biopic nel suo senso più classico con l’idea più teatrale di musical, Dexter Fletcher porta sul grande schermo un lungometraggio pregno di cuore e creatività cinematografica. Il regista ed attore inglese, non nuovo al genere biografico a cui si è nuovamente approcciato, realizza forse uno dei suoi film migliori.
Con una filmografia cinematografica e televisiva ben più lunga di quella registica, Dexter Fletcher debutta dietro la macchina da presa nel 2011 con il film Wild Bill che lo porta sotto i riflettori di importanti festival nazionali ed internazionali. Si avvicina al cinema musicale due anni più tardi con la direzione del film Sunshine on Leith, che contiene brani del celebre gruppo inglese The Proclaimers. La consacrazione del regista, però, avviene con il biopic dedicato allo sciatore britannico Eddie Edwards, interpretato, tra l’altro, da Taron Egerton, il futuro Elton John. Con Eddie the Eagle – Il coraggio della follia il cinema di Fletcher si plasma profondamente in una modalità di messa in scena ironica, creativa, condita da quella piccola quantità di esagerazione filmica, anche interpretativa, che esalta una pellicola che per nessuna ragione al mondo vuole rimanere in sordina. In questo senso, volgendo poi lo sguardo allo stesso Rocketman, ritroviamo la vincente coppia professionale Fletcher-Egerton (regista-attore protagonista) ancor più affiatata ed organica nell’interscambio continuo di conduzione ed interpretazione.
Un nuovo passo avanti nel Cinema di genere
L’intento del regista per la realizzazione del suo Rocketman risulta chiaro fin dalle prime scene del film: non ci sono catene che lo tengono relegato entro le mura del genere cinematografico a cui immediatamente si affaccia. Trascendendo il classico biopic musicale, questo film si evolve spingendosi al di là verso un modo inesplorato di raccontare la vita del musicista. Servendosi dell’immenso bagaglio privato dell’artista compositore di capolavori come Your Song o Goodbye Yellow Brick Road, il regista esaudisce il desiderio di Elton John stesso, pur personalizzandone la messa in scena: Rocketman potrebbe benissimo esser considerato un musical a tutti gli effetti.
Quel che però lo aiuta a costruirsi attorno ad una ancor più chiara identità è proprio il lavoro registico certosino, che osa e rischia nel raccontare una vita difficile, fatta di sofferenza familiare e sentimentale, eccessi, errori come fosse una favola colorata e sfavillante. È un Cinema a tratti paradossale, quello di Dexter Fletcher, o, ancora meglio, fortemente dolce amaro: brillante e coraggioso nel descrivere un’esistenza così fuori dall’ordinario, come quella di Elton John, in un modo per così dire teatrale – soprattutto nei momenti di maggiore intensità drammatica. La vittoria di questa sfida annunciata si deve, tuttavia, anche al protagonista della storia che ben si presta allo stile del regista.
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Taron Egerton, promessa della nuova generazione
Se Rami Malek interpretava magistralmente il ruolo di Freddie Mercury – che in vita fu grande amico del Baronetto -, Taron Egerton a piccoli passi compie un’impresa per certi versi maggiore. In Rocketman non solo si presta ad interpretare fisicamente una delle personalità più controverse e allo stesso tempo più amate della musica, ma anche a rendergli tributo reinterpretandolo anche vocalmente. Un lavoro ben più difficile ed immersivo se si pensa all’unicità della voce dello stesso Elton John. Taron Egerton non vuole esser la mera cover del musicista, piuttosto ne esalta la meravigliosa produzione artistica, per molti anni nata dalle menti e dai cuori di Elton John e del suo fidato amico e compositore di testi Bernie Taupin, ottimamente interpretato da Jamie Bell.
L’attore, estremamente a proprio agio nel suo ruolo da protagonista, non si trattiene e con estrema libertà racconta di un uomo che si è costruito nel tempo una corazza a protezione da un travagliato passato familiare e un immediato successo difficile da gestire. Taron Egerton, presentato al mondo cinematografico con Kingsman – Secret Service, e finalmente abbandonato il dimenticabile Robin Hood – L’origine della leggenda, regala una prova convincente e decisiva per la propria carriera: sicuramente una sorta di nuovo apripista verso future importanti collaborazioni. L’attore gallese, artista a tutto tondo nelle arti – Egerton sa anche ballare e cantare (lo si è ben sentito) – ha ben dimostrato il suo grandissimo potenziale. In questo particolare caso non fa invidia ad altri colleghi che negli anni si sono avvicinati al medesimo genere: pensiamo al selvaggio Gary Oldman come Syd Vicious nel film Syd & Nancy, oppure lo strepitoso Jamie Foxx come Ray Charles in Ray, solo per citarne due.
L’industria cinematografica ha bisogno di produzioni ibride come Rocketman
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Quanto il Cinema necessita di produzioni come queste? La domanda sorge spontanea nel momento in cui in una sola stagione cinematografica (o poche) vengono distribuiti film facenti parte dello stesso universo di genere. Si citavano poc’anzi Bohemian Rhapsody, o The Dirt, per non parlare dei prossimi in arrivo come, ad esempio, il biopic appena annunciato su Boy George, cantante leader del gruppo pop Culture Club. In effetti, operazioni del genere potrebbero portare ad una sorta di stagnazione nel Cinema che si vedrebbe svuotato di una grande fetta di storie e racconti originali. Tuttavia un film come Rocketman, che ha alla base un’idea ben precisa ed uno stile così preziosamente originale, risulta tassello da conservare e promuovere. Se il biopic musicale diventa matrioska, ovvero un racconto di arte attraverso altra arte, diventa allora necessario: necessario all’evoluzione di un genere cinematografico fortemente ibrido – mescolando in verità tanti sottogeneri – che tanto avrebbe da dire solo se messo nelle mani di chi, come Dexter Fletcher, ha libertà e originalità nel farlo.