Cinematographe.it presenta Yesterday di Danny Boyle
Con Yesterday Danny Boyle si chiede che mondo sarebbe senza Beatles e si risponde da solo: non può esistere un mondo senza Beatles.
Qual è il film horror meglio riuscito del 2019? Di candidati ce ne sono tanti, ma c’è qualcosa di profondamente disturbante nell’idea di un mondo senza Beatles. Che siate fan accaniti o che apparteniate alla minuscola percentuale di persone che conoscono solo All You Need Is Love (dan da da da dan), non c’è dubbio che certe cose siano cardini del nostro mondo, della nostra cultura, della nostra vita quotidiana. E che vita sarebbe senza Beatles? Se lo immagina Danny Boyle con il suo Yesterday, film arrivato in sale lo scorso 26 settembre.
La storia è quella di Jack Malik (Himesh Patel), un musicista fallito sostenuto quasi unicamente dalla manager e amica d’infanzia Ellie (Lily James). Quando una sera il mondo si spegne a causa di un blackout, Jack viene investito da un autobus. Al termine della sua convalescenza scopre una cosa bizzarra: il mondo non ha mai sentito parlare dei Beatles. O della Coca-Cola. O delle sigarette. O di Harry Potter. Dopo il panico iniziale Jack ha un’idea brillante: far passare come propri i capolavori di John, Paul, George e Ringo.
Yesterday (2019): tutte le canzoni dei Beatles presenti nel film
Inizia a suonare Let It Be, She Loves You, Yesterday, I Want to Hold Your Hand, Something ed Hey, Jude (che grazie a Ed Sheeran diventa Hey, Dude). Il mondo impazzisce: non si era mai sentito niente del genere. Niente di così semplice, positivo, divertente e geniale. Niente come i Beatles.
Yesterday: Danny Boyle e una storia già vista?
Danny Boyle parte da una premessa interessante, seppur col senno di poi un po’ scopiazzata: nel 2011 David Blot e Jérémie Royer avevano scritto la graphic novel Yesterday, la storia di John, che si ritrova per sbaglio negli anni Sessanta e incide le canzoni dei Beatles prima che venga formata la band, diventando così la popstar più famosa di sempre. Ci sono altre somiglianze con prodotti come il manga giapponese del 2011 I’m a Beatles (僕はビートルズ) di Tetsuo Fujii e Kaiji Kawaguchi, che racconta la storia di una cover band del gruppo britannico che viaggia nel tempo arrivando al 1961 e diventando famoso al posto loro. Ma c’è anche la sit-com inglese degli anni Novanta Goodnight Sweetheart, la storia di un uomo che sfrutta a suo vantaggio un portale temporale che lo porta agli anni Quaranta (e tra le altre cose si finge un geniale cantautore, ovviamente) e il film francese del 2006 Jean-Philippe, la storia di un ragazzo che, in seguito a un incidente che lo manda in coma, si sveglia in una dimensione parallela dove Johnny Hallyday (il cui vero nome è Jean-Philippe Smet) non è mai diventato famoso; la conseguenza la sapete già.
Boyle sostiene di aver scoperto l’esistenza di questi progetti solo dopo aver letto la sceneggiatura di Richard Curtis (la mente dietro Quattro matrimoni e un funerale, Notting Hill, Il diario di Bridget Jones, Love Actually e I Love Radio Rock). La verità la sa soltanto lui, ma non è tanto l’originalità di Yesterday a essere sotto processo, qui; ci sono tante, tantissime opere che sono straordinarie, pur mancando d’innovazione. A lasciare perplessi del film è la sua superficialità, la mancanza di un vero significato che vada oltre il semplice e banalissimo: “Ma quanto sono belle le canzoni dei Beatles?!”.
Considerando poi che in I Love Radio Rock Curtis aveva partorito uno dei tributi ai Beatles più memorabili di sempre, rimaniamo ancora più increduli. Con la bella voce di Philip Seymour Hoffman nei panni del Conte, non c’è dubbio sull’influenza del quartetto inglese sulla musica e sull’arte a venire.
Questo, amici miei, è Abbey Road.
Lì dentro, da qualche parte, John, Paul, George e Ringo stanno facendo musica. E, sapete, io adoro il rock’n’roll americano, ma ho abbastanza cervello da sapere che in questo momento siamo a 40 metri dalle quattro menti più geniali del nostro tempo.
E non importa quanto diventeremo famosi con Radio Rock, non siamo altro che ammiratori.
Ammiratori affascinanti, ammiratori con grandi bellissimi c***i, ma comunque ammiratori.
E, signori, lo considererei un onore se voleste unirvi a me, stanotte, per un omaggio ai Fabulous Four, le glorie del nostro tempo. Portatori di gioia per la nostra generazione e per quelle che verranno. Perché ci saranno sempre povertà e dolore e guerra e ingiustizia in questo mondo, ma ci saranno sempre, grazie a Dio, anche i Beatles.
Yesterday: i Beatles sono più famosi di Gesù
In generale Yesterday è un film leggero, divertente, che lascia col sorriso, ma che si adagia un po’ troppo sull’amore del suo pubblico per il quartetto di Liverpool. Se quello che cercate è una pellicola carina con una svolta nostalgica, Yesterday è quello che fa al caso vostro, ma l’aspettativa non dev’essere assolutamente superiore; la trama manca di complessità e si dimentica di aggiungere una componente fondamentale: l’analisi delle motivazioni che stanno alla base dell’importanza che i Beatles hanno avuto e hanno tutt’ora per la cultura pop. Non tutti i pezzi della band sono capolavori, ma è il fenomeno culturale che conta. Non fingiamo che I Want to Hold Your Hand abbia la stessa importanza di Let It Be o che She Loves You sia al livello di Yesterday o Hey, Jude. Sappiamo benissimo quale sarebbe oggi il risultato e, quasi sicuramente, John Lennon non si sentirebbe più grande di Gesù.
Yesterday: recensione del film di Danny Boyle
Il film si dimentica di sottolineare per bene la rilevanza del gruppo inglese, non c’è niente di speciale nell’uso che Danny Boyle fa dei Beatles: ci sono solo per fornirci una colonna sonora che tutti conoscono, che tutti possano cantare. A questa regola poderosa all’interno del film ci sono solo un paio di eccezioni, prima tra tutte quella che crea uno dei momenti più commoventi del cinema recente, anticipato da questo ragionamento: se i Beatles non sono mai esistiti, nessuno dei quattro componenti è diventato famoso. La psiche di Mark David Chapman è stata scossa da altro (o magari è rimasta intatta) e la sera dell’8 dicembre 1980 nessuno ha sparato a John Lennon.
In una scena che farebbe palpitare il cuore di qualunque fan, Jack rintraccia e fa visita e un uomo di 78 anni che vive isolato in una casa sulla costa britannica. L’uomo ha vissuto la sua vita fatta di amore, tranquillità, soddisfazione e anonimato. Jack lo abbraccia e non può fare a meno di dirgli quanto sia bello vederlo. Un po’ smielato? Certo, ma chi se ne frega. Danny Boyle ha voluto accontentare tutti e, forse, anche se stesso pensando a un mondo parallelo dove nessuno ha immaginato un mondo senza guerra e se l’ha fatto non ne è scaturita una delle canzoni più cantate di sempre.
Yesterday: la febbre da biopic musicale
Il film di Danny Boyle funziona. Sebbene non sia propriamente un biopic si allinea alla mania recente di dedicare film a icone della musica. Yesterday è divertente e romantico e, sebbene sia difficile interessarsi per davvero alle storie dei suoi protagonisti, viene salvato anche dalla presenza di Lily James, sempre aggraziata, vulnerabile e attuale. Supera in qualità il film sui Queen Bohemian Rhapsody (come se ci volesse tanto) e si allinea con i bei sentimenti di una pellicola come Blinded By The Light, un inno al Boss Bruce Springsteen, che però era stato in grado di motivare per davvero le sue intenzioni.
Nonostante tutto questo, però, forse al pubblico non interessa davvero porsi troppe domande visto che gli incassi di Yesterday non sono così male. Nella sua prima settimana di programmazione il film ha incassato 473.709 euro, buono considerando che a superarlo sono C’era una volta a… Hollywood di Tarantino, Ad Astra con Brad Pitt, il più recente capitolo della saga di Stallone Rambo – Last Blood e Il re leone (che rimarrà nelle classifiche ancora per molto, temiamo).
Negli States Yesterday ha raccolto un incasso totale di oltre 73 milioni di dollari (di cui 17 milioni solo nel weekend di apertura, terzo miglior incasso nazionale) raggiungendo un guadagno totale di oltre 144 milioni di dollari in tutto il mondo. Non è un successo clamoroso – come era prevedibile -, ma poteva andare peggio.
Per un film del genere, un film che basa tutto sull’arte di qualcun altro dimenticandosi di contestualizzarla nel modo giusto, 144 milioni di dollari sono sufficienti. Soprattutto perché in questo mondo, il nostro mondo caotico e angosciante, i Beatles esistono ancora e non hanno bisogno d’intermediari.