Cinematographe.it presenta L’ufficiale e la spia di Roman Polanski
Agli sgoccioli del 2019 è arrivato in sala uno dei film imperdibili di quest'anno: L'ufficiale e la spia è l'ultimo film di Roman Polanski
Il 21 novembre è arrivato al cinema uno dei film imperdibili del 2019: L’ufficiale e la spia di Roman Polanski non è solo un film necessario ma è di grande valore artistico. Il 23esimo film del regista polacco racconta una delle storie giudiziarie più famose, quella dell’Affaire Dreyfus: Alfred Dreyfus fu capitano dell’esercito francese e venne dichiarato colpevole di alto tradimento per aver passato segreti militari all’Impero tedesco. Per questo motivo il Capitano fu esiliato e successivamente divenne vittima di uno dei più celebri errori giudiziari che portarono a galla un tremendo sabotaggio e insabbiamento di prove, che avevano il fine di mettere in scena una punizione esemplare nei confronti di un soldato ebreo. Il titolo originale è J’Accuse, come il titolo dell’editoriale di Emile Zola del 13 gennaio 1898. Una lettera aperta pubblicata dal giornale socialista L’Aurore, in cui il celebre scrittore si rivolgeva direttamente al presidente della Repubblica francese Félix Faure, per far giustizia. Il titolo del film è stato maldestramente poi modificato per il pubblico italiano.
L’ufficiale e la spia: le polemiche dal Festival di Venezia a Parigi
L’uscita nelle sale francesi de L’ufficiale e la spia ha scatenato il putiferio: diverse manifestazioni a Parigi hanno tentato il boicottaggio del film, che da J’accuse è stato ribattezzato J’abuse. Il regista di Rosemary’s Baby e L’inquilino del terzo piano ha infatti alle spalle una storia giudiziaria controversa, che vedono una condanna statunitense per abusi sessuali (il caso risale alla fine degli anni 70 quando Polanski fu accusato di aver abusato di una tredicenne con ausilio di sostanze stupefacenti) e la conseguente fuga dal paese di Polanski per evitare una pena per cui si è sempre dichiarato innocente nonostante abbia accettato il patteggiamento. Proprio a ridosso dell’uscita dell’ultimo film di Polanski, l’attrice e fotografa Valentine Monnier ha lanciato nuove accuse di stupro subito dal regista nel 1975, riaccendendo il focolaio del metoo. Prima ancora di questi fatti, al Festival del cinema di Venezia 2019 la presidente di giuria, la regista Lucrecia Martel, aveva dichiarato di essere contro la presenza del regista al Lido e di essere in difficoltà a distinguere l’uomo dall’artista. L’ufficiale e la spia si è comunque aggiudicato il Leone D’oro – Gran premio della giuria.
Il botteghino premia il film di Roman Polanski
Nonostante la diatriba mediatica e l’esclusione del film dai circuiti cinematografici statunitensi, è esclusivamente la grandezza dell’opera che sta parlando. Prova ne è il buon andamento del film al box office: in Italia il film ha incassato 68 mila euro, mentre a livello globale gli incassi sono a quota 7.623.248 di dollari. Ottimo dunque risultato per Polanski e i produttori (tra cui figura anche Luca Barbareschi con la sua casa di produzionela Casanova Multimedia) perché il budget iniziale del film, che è una co-produzione Italia-Francia, era di 22 milioni di euro.
L’ufficiale e la spia mette in campo dei temi di grande importanza
Non tireremo fuori tutto l’iter giudiziario e le controversie intorno al caso Polanski, ma è chiaro come alla base del film ci sia proprio una sorta di rappresentazione della vita del regista. Secondo il regista infatti la sua persecuzione da parte della stampa americana iniziò molto prima dell’accusa di violenze sessuali, in particolare dopo gli omicidi di Cielo Drive, dove fu brutalmente assassinata la moglie di Polanski, Sharon Tate. A quanto riferito dal regista la stampa trattò la storia lasciando intendere che Polanski fosse responsabile moralmente di quanto accaduto e ideato da Charles Manson, a causa del suo film Rosemary’s Baby accusato di essere istigatore del satanismo. Ne L’ufficiale e la spia la tragica e insensata vicenda del Capitano Dreyfus, ingiustamente condannato per 10 anni all’esilio prima di essere reintegrato nella società francese, si confonde con la storia personale di Polanski: lo stesso regista ha dichiarato di aver trovato delle similitudini tra il suo caso e quello di Dreyfus che sconvolse la Francia di fine ‘800, che si trovò a dover mettere in discussione il senso di giustizia. Uno dei temi principali è infatti la diffamazione e soprattutto la corruzione morale dietro chi ha il potere di decidere il destino delle persone, oltre all’antisemitismo e in generale al razzismo con cui fu affrontata la vicenda Dreyfus.
Suspense altissima e ricostruzione storica di grande pregio
Oltrepassando qualsiasi tipo di polemica quel che parla sono le immagini sullo schermo di L’ufficiale e la spia: il regista non sceglie di ancorare la vicenda al genere storico, ma aggiunge una linea thriller e da spy story che entusiasma e coinvolge. Roman Polanski è maestro di suspense ed ha regalato capolavori del genere thriller in cui al centro troviamo spesso personaggi che si ritrovano schiacciati in un ingranaggio più forte e grande di loro. Alcuni esempi di mostri troppo forti da sconfiggere sono le leggi razziali e la seconda guerra mondiale nel pluripremiato Il Pianista, il demonio in Rosemary’s baby, la cattiveria di una comunità ne L’inquilino del terzo piano, il blocco dello scrittore e la psicosi collegata nel suo penultimo film Quello che non so di lei (film non riuscitissimo in cui Polanski si crogiola troppo nella sua comfort zone).
Regia e interpretazioni impeccabili in L’ufficiale e la spia
Fin dalle prime immagini la tensione è alta con una bellissima sequenza in cui viene mostrata l’umiliante cerimonia pubblica in cui il soldato Dreyfus viene disonorato, mentre la ricostruzione storica risulta impeccabile e di grande godimento. Insieme al colonnello Picquard (il bravissimo Jean Dujardin) lo spettatore cavalca una storia alla scoperta delle magagne dei servizi segreti dell’esercito e nonostante la vicenda sia così famosa il senso di scoperta e di sdegno nascono pure. Meravigliosa tra le altre la ricostruzione calligrafica in cui il climax si impenna. Oltre all’impeccabile regia di Polanski merita di essere elogiato anche il cast in cui primeggia il premio Oscar Dujardin ma anche l’irriconoscibile Louis Garrel e Emmanuelle Seigner (moglie di Polanski).
Non ci sono polemiche che tengano: L’ufficiale e la spia si è meritato con la sua maestosità e precisione, un posto di diritto nella storia del cinema.