Colette: la storia vera della scrittrice parigina
Colette è stata una delle figure più inibite e riconosciute del XX secolo ed ora arriva al cinema interpretata da Keira Knightley.
Prendere in mano la propria vita. Le proprie aspirazioni, i propri ideali. Affrontarli pur mettendosi contro i ben pensanti dell’epoca. Sidonie – Gabrielle Colette ha rinunciato alle formalità della società che la circondava, che per quanto progressista e libertina, aveva ancora molte remore sulle possibilità da poter offrire ad una donna. Almeno senza che su questa non calasse almeno qualche impudente giudizio. L’opinione della gente comune non ha però mai frenato la fame di esistenza della scrittrice parigina, che venne nascosta sotto il falso nome del marito per poi riappropriarsi nel tempo della propria storia, che è diventata d’ispirazione per tante giovani della Belle Epoque e ha contribuito a stabilire un immaginario di femminilità fresco e intraprendente.
Parte da un matrimonio la storia vera che ha ispirato i fatti del nuovo film Colette. Cresciuta nella campagna di Saint-Sauveur-en-Puisaye, nella regione francese della Borgogna, la ragazza dalle umili origini si innamorò dell’impresario letterario Henry Gauthier-Villars – da tutti soprannominato Willy – che, innamoratosi a sua volta, non pretese alcuna dote dall’unione matrimoniale con la giovane, con cui si trasferì a Parigi e introdusse nei circoli intellettuali e promiscui dell’aristocrazia e borghesia europea. Willy, che pur amando Colette non si risparmiava bassezze e ripetute sveltine, pagava affinché altri scrivessero per imporre poi la propria firma sulle opere. Ma le entrate dei romanzi, dei lavori teatrali e di tutto ciò che poteva generare profitto veniva speso in abbondanza tale da tenere l’uomo e la propria moglie sempre sul lastrico.
Colette e la penna che venne nascosta dietro la firma
E Colette non poté che aiutare il marito, salvarlo dall’imminente fine e, nel farlo, consacrarlo a celebrità. Perché anche la donna, messasi alla scrittura per contribuire alla salvaguardia dei propri agi, diventò una di quelle penne che prestava i propri scritti ad un altro nome. O almeno era quello che Willy pensava. La saga degli scritti di Colette, a partire dalla sua Claudine a scuola, fu un successo tale da smuovere l’orgoglio della donna, che non poté più celare se stessa. Colette era Claudine. La sua spregiudicatezza, la curiosità, la ricerca e scoperta della sessualità che diventava sempre più insinuante nei romanzi successivi, fino al quarto ed ultimo Claudine se ne va. Tutto era Colette. Fin dal primo grande successo, si intravedeva benissimo l’anima della donna.
Romanzi che rispecchiavano la malizia che Colette sperimentò sulla propria carne. Stufa, infatti, delle continue scappatelle del suo tronfio marito, anche la donna iniziò le sue esperienze extra coniugali, non risparmiandosi all’esplorazione di un omosessualità che caratterizzò diverse parti della propria vita e che confluirono poi tutte nelle vene erotiche della sua Claudine. Una bisessualità di cui Colette non fece mai mistero, portandola anche sul palco insieme alla sua amante la marchesa Mathilde de Morny e dando spazio ad una nudità sui palcoscenici europei ancora inaudita.
Scrittrice, giornalista, critica, commerciante, attrice: tutte le anime di Colette, interpretata da Keira Knightley
Non solo romanzi e teatro, le carriere di Sido furono molteplici e tutte attraversate da quella vena audace che la resero tra le figure principali della Parigi del XX secolo. Sceneggiatrice, critica, commerciante, giornalista. Colette si separò da Willy e non pose più limiti alle proprie abilità, anche amorose: tre mariti e diversi amanti, e una libertà a cui decise che non avrebbe mai più voluto rinunciare.
E fedele al racconto della sua ispiratrice principale, l’opera cinematografica Colette di Wash Westmoreland con Keira Knightley riporta gli umori e amori, gli scontri e le alleanze dell’iniziale viaggio verso l’indipendenza di Sido, che toccò vette mai immaginate da Willy e che la portarono ad essere una delle icone più riconosciute del panorama artistico e culturale dell’Europa contemporanea.