Diabolik (2021) dei Manetti Bros. Cosa abbiamo visto in anteprima al Noir in Festival 2021
Nella serata finale del Noir in Festival 2021, i Manetti Bros. hanno presentato in anteprima una video backstage dell'attesissimo Diabolik.
Durante la closing night del Noir in festival 2021, hanno fatto la loro comparsa i Manetti Bros., Marco e Antonio. Attesi fin dall’inizio della rassegna perché portatori di immagini inediti del loro film di prossimo uscita, l’attesissimo Diabolik con Luca Marinelli. Al noir in Festival il duo registico ha presentato i suoi primi film, da Consegna a domicilio, episodio di De Generazione, a Piano 17 (premiato oltretutto al festival). Non solo, hanno presentato in anteprima film come L’arrivo di Wang, L’ispettore Coliandro e Ammore e malavita. Quest’anno presentano quello che secondo loro è il film più noir della loro carriera, genere che ha contaminato fin da subito le loro storie, ed è arrivato fino alla serie televisiva Rex, di cui i Manetti hanno realizzato la settima e ottava stagione. Curiosamente, l’allora produttore delle storie con il cane poliziotto, Carlo Macchitella è ora loro socio, nonché produttore di Diabolik. Ma veniamo alla chicca della serata.
Diabolik (2021) – La descrizione delle immagini dal backstage mostrate in anteprima
I Manetti Bros. presentano il video con una voice over, e le prime immagini ci portano direttamente a Courmayeur, la bellissima location dove è stata ricostruita Bellair. Stacco, il set si sposta nella hall dell’albergo Royal, dove Valerio Mastandrea e Miriam Leone stanno provando una scena nei rispettivi panni dell’ispettore Ginko ed Eva Kant. I Manetti Bros. hanno affermato che, per il loro film più noir, hanno scelto la location noir per eccellenza. Perché Courmayeur è il luogo dove per il Noir in Festival si sono svolte molte feste.
La scena in questione è stata inventata in fase di scrittura, e vede il primo incontro tra Eva e Ginko, un momento iconico nella storia del fumetto. “Tradire Diabolik significa la morte” dice Ginko ad una Eva Kant che con tranquillità risponde “non starà esagerando, ispettore?”. Le riprese proseguono tra ilarità sul set e molta attenzione ai dettagli. L’incontro tra i due personaggi prosegue, e l’ispettore afferma che Diabolik “potrebbe essere chiunque”. Valeria Mastandrea fuma la pipa, e in scena compare la mano di Miriam Leone, che risponde “Se è così ispettore, piacere di non averla mai incontrata”. La scena si conclude con Ginko che fa il bacia mano alla femme fatale.
Esterno notte. Le immagini ci portano ad una strada desolata, con una Eva Kant che passeggia con ansia, guardandosi le spalle. La donna sospetta di essere seguita, finché non scompare nell’ombra al suono di “perfetta”. La scena si chiude con uno stacco di montaggio che ci porta al primo piano di Luca Marinelli con indosso la maschera di Diabolik, lo stesso frame presente nel teaser trailer.
L’intervista ai registi, i Manetti Bros.: ecco cosa hanno svelato su Diabolik, il film con Luca Marinelli e Miriam Leone
“Questo film lo abbiamo fatto per lo stesso motivo per cui facciamo qualsiasi cosa, per passione. È un fumetto che ci appassiona tantissimo da quando eravamo bambini. Un mio ricordo personale è che il numero tre di Diabolik (l’episodio da cui è tratto il film) lo leggevo nel cortile della scuola elementare. Sopra c’era scritto fumetto per adulti. È una passiona che abbiamo seguito da tanto, abbiamo sempre sperato di farlo e a un certo punto ci siamo semplicemente riusciti. È un progetto che noi portiamo avanti da sempre, da prima di diventare registi”.
Afferma Marco Manetti, il più grande del duo, che prosegue dicendo che:
“I posti di Diabolik avevano inizialmente nomi francesi, poi piano piano i si è tutto italianizzato negli anni. Ci tenevo a dire che, essendo appassionati di fumetti, Diabolik è il fumetto che abbiamo sognato più di tutti di portare al cinema. Perché noi siamo dei registi molto italiani, anche se abbiamo dei gusti cinematografici internazionali, però noi sentiamo di voler raccontare l’Italia. Diabolik è uno dei pochi fumetti seriali che si svolge nel nostro paese, quindi siamo partiti dall’idea che Clerville è in qualche modo non l’Italia tutta, ma una certa parte del nord Italia. A tal proposito abbiamo ricostruito la nostra Clerville dell’anima ambientandola in realtà in diverse città nostrane. Ci sono dei pezzi di Milano, dei pezzi di Bologna, di Trieste e, ovviamente, di Courmayeur. Una Clerville ricostruita come un puzzle. Il lavoro su questo film è quello di cui andiamo più orgogliosi. Abbiamo dato un taglio da fine anni ’60 e primi ’70, e nonostante sia stato fatto con un certo peso d’importanza, è il film che ci siamo divertiti di più a realizzare; è stato leggero e divertente”.