Dos: la spiegazione del film Netflix di Mar Targarona
Proviamo a spiegare il finale di Dos, il film uscito su Netflix, ma attenti agli SPOILER!
Cos’è l’essere umano se non un individuo incompleto e dunque perennemente in cerca dell’altra metà? Lo aveva teorizzato già Platone nel Simposio parlando del famoso mito di Aristofane (o dell’androgino) secondo il quale un tempo non esisteva distinzione tra uomini e donne ma solo esseri perfetti a cui non mancava nulla. Ma Zeus, invidioso di tale perfezione, decise di separarli, costringendoli (e quindi costringendoci) a sottostare alla debolezza, la stessa che ci induce a cercare la nostra anima gemella, la metà mancante che possa donarci l’antica perfezione di cui un tempo eravamo dotati.
Il film spagnolo Dos, uscito su Netflix dopo essere stato presentato al Malaga Film Festival, richiama forse inconsapevolmente questo mito e lo fa con una storia che visivamente tenta di appigliarsi (senza tuttavia riuscirci pienamente) al cinema della “nuova carne” di David Cronenberg o al più recente Pelle di Eduardo Casanova.
Nel thriller horror diretto da Mar Targarona (tra i suoi film anche Il fotografo di Mauthausen) due sconosciuti, un uomo e una donna, si svegliano nudi in una camera da letto e si trovano cuciti l’uno all’altra all’altezza dell’addome: Sara (Marina Gatell) e David (Pablo Derqui) non si sono mai visti prima e ciò li porta a essere diffidenti, ad accusarsi a vicenda e soprattutto a tentare di capire chi può avergli mai fatto una cosa così crudele. Nel tempo che trascorrono all’interno della stanza imparano a conoscersi meglio, scoprendosi apparentemente distanti ma in fondo simili. Orfano lui, di professione gigolo e con un paio di matrimoni falliti alle spalle; commessa lei, con un marito gelosissimo e una vita apparentemente benestante. L’incrocio dei loro destini viene offuscato da qualche bugia, che certo non li aiuta a districare la matassa. Tuttavia, non sarebbero in grado di capire ciò che gli sta accadendo senza prima vedere in volto il loro carnefice.
Dos: chi ha unito Sara e David?
Chi ha mai potuto fare una cosa del genere e perché? Più i minuti passano e più i due protagonisti si interrogano sulle loro azioni e sulle ultime vicende della loro esistenza, arrivando a pensare che probabilmente l’artefice di tutto è Mario, il marito di Sara che sembra aver offerto una cifra stratosferica a David affinché andasse a letto con lei.
A confondere ancora di più i protagonisti provvedono anche alcuni oggetti e segnali, come la presenza della Bibbia, l’arrivo di una lasagna fumante che, guarda caso, è il piatto preferito di entrambi e ancora due strani quadri identici appesi alla parete che a David ricordano qualcosa di familiare, oltre a una serie di opere di Francisco Goya (pittore dell’orrore e della deformità). A questo si associano il Requiem di Mozart che suona al telefono e la descrizione che David fa dell’uomo che l’ha pagato, che sembra davvero coincidere col marito della donna a cui si trova legato.
Sara e David tentano più volte di svincolarsi, ma senza successo, finché la donna non si accorge di un dettaglio: ogni volta che si baciano le luci si spengono, così decidono di continuare ad amoreggiare, finché il rapitore finalmente non fa irruzione nella stanza. Si tratta di un uomo barbuto dai capelli bianchi e la montatura degli occhiali stravagante, effettivamente somigliante al marito di Sara, eppure non è lui. L’uomo che li ha rapiti è invece il padre di Sara e David, il dottor Oscar Mashide (Kandido Uranga).
Perché Oscar ha rapito e unito i suoi figli?
Perché mai un padre farebbe una cosa del genere? Un genitore che non sta mentalmente bene, ovviamente, proprio come Oscar, affetto da schizofrenia, fuggito dall’ospedale psichiatrico in cui si trovava ricoverato per rapire, drogare e operare i figli, così da ricongiungerli e ristabilire il loro status iniziale.
Si scopre infatti che Sara e David hanno la stessa età (38 anni, nonostante lei ne abbia dichiarati 33 in un primo momento) e sono nati entrambi il 4 maggio; sono gemelli siamesi di sesso diverso: un caso unico al mondo. Ma appena nati sono stati separati e affidati a due famiglie differenti, il padre è stato ricoverato, mentre la madre è morta poco dopo il parto. Il nome di quest’ultima, Rita, viene citato spesso verso il finale: Oscar guarda la figlia elogiandone la somiglianza con la moglie, il che spiega anche il motivo per cui le aveva messo gli orecchini, nonché la presenza del quadro che trovano nella stanza, che rappresenta proprio Rita (Anna Chincho Serrano) a Parigi.
Inoltre, una volta raggiunto il garage i due si accorgono della vastità di animali uniti insieme, proprio come loro, testimonianza dei vari esperimenti condotti da Oscar prima di procede con l’unione dei figli.
In tale contesto è chiaro ormai che il marito di Sara, Mario, non ha nulla a che vedere con questa faccenda, anzi proprio come loro anche lui è una vittima: il suo cadavere si trova proprio in quel laboratorio; è stato ucciso da Oscar, che ha così anticipato le intenzioni della figlia (che riconosce la sua pistola, svelando le motivazioni per cui la possiede).
Come finisce Dos e qual è la spiegazione del finale?
Nella scena finale i due, ancora cuciti assieme, affrontano fisicamente il padre, ma nello scontro David resta ferito, costringendo Sara a terra. Se vogliono salvarsi devono staccarsi e chiedere aiuto, così procedono nel loro intento usando un tagliacarte. Mentre David perde copiosamente sangue da entrambe le ferite, Sara riesce finalmente a uscire, scoprendo però che si trovano in una landa desolata in cui nessuno può soccorrerli. Nell’ultima scena la donna è riversa sul terreno innevato e la grafica provvede a unirla al fratello, che invece giace senza vita all’interno del garage. La risultante è il simbolo della filosofia cinese, lo yin (nero) e lo yang (bianco): espressione di equilibrio e dualità.
Chi erano i gemelli Bunker e chi sono gli altri siamesi che si vedono nei titoli di coda di Dos?
Chang Eng Bunker were barely conjoined pic.twitter.com/WcRjswPqML
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Lo stesso equilibrio a cui Oscar è fedele e che l’ha spinto a compiere quel gesto. L’anziano infatti spiega al figlio che i gemelli siamesi sono destinati a vivere e morire insieme poiché le loro vive sono legate per sempre, anche se sono stati separati alla nascita e hanno vissuto in maniera completamente distante. A rafforzare la sua teoria provvede poi il paragone con i gemelli Bunker – i siamesi americani più famosi e studiati del diciannovesimo secolo -, la cui storia trapela dai ritagli di giornale e dalla narrazione di Oscar. Proprio per la singolare storia di Chang ed Eng Bunker, nati in Siam nel 1811 e legati da una striscia di pelle che li teneva uniti insieme, fu coniato il termine “siamese”. I due vissero insieme per tutta la vita, esibendosi in vari circhi; sposarono poi due sorelle (Adelaide e Sarah Yates) ed ebbero ben ventuno figli.
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Il loro caso però non è l’unico: nei titoli di coda di Dos si scorgono le foto di altri siamesi, come le gemelle britanniche Daisy e Violet Hilton, nate il 5 febbraio del 1908 e (a quanto pare) morte a causa dell’influenza cinese a pochi giorni di distanza. Divenute delle celebrità del burlesque, recitarono anche in Freaks, il film di Tod Browning e lavorando insieme a celebrità del calibro di Charlie Chaplin ed Harry Houdini.
A differenza dei gemelli Bunker, che vissero felici e in ricchezza i loro ultimi giorni, pare che le due sorelle siano invece state derubate e quindi costrette e lavorare in un negozio di alimentari per vivere.