Dune 1984 vs Dune 2021. I film di Denis Villeneuve e David Lynch a confronto
Le due opere sono diversissime, nonostante siano ispirate entrambe al primo romanzo del Ciclo di Dune di Frank Herbert, uscito nel 1965.
Dune, romanzo del 1965 firmato da Frank Herbert ed iniziatore della saga narrativa il Ciclo di Dune, è un’opera che ha cambiato totalmente la fantascienza per come la conosciamo, inspirando, tra gli altri, George Lucas con il suo Guerre Stellari. L’odissea sci-fi trova la sua genesi sul pianeta Arrakis, ricco dell’ambita spezia melange, contesa tra varie casate nell’universo, dando la possibilità di esplorare diverse tematiche, dalla politica alla religione fino ad includere anche filosofia ed ecologia. Un progetto dal contenuto estremamente complesso e pieno di sfumature, che è sempre stato problematico da portare sul grande schermo.
Il primo che ha tentato di adattare Dune al cinema, negli anni ’70, è stato Alejandro Jodorowsky, famoso artista e regista surrealista cileno che aveva pianificato sulla carta una pellicola estremamente ambiziosa che non fu mai realizzata (il film Jodorowsky’s Dune racconta questa incredibile storia). Di seguito, l’eredità di Jodorowsky fu raccolta da David Lynch nel 1984 che ha trasposto il romanzo iniziale per intero, appellandosi alla sua sensibilità e prendendosi parecchie libertà. Tutto questo, purtroppo, gli è costato caro, con un fiasco al botteghino e una tempesta di critiche. Denis Villeneuve, cineasta canadese che ha diretto Arrival e Blade Runner 2049, ha voluto portare anche lui, tramite il medium cinematografico, la sua versione di Dune, uscita il 16 settembre nelle sale italiane e presentata in anteprima a Venezia. Scopriamo quali principali differenze intercorrono tra l’opera di Lynch e quella di Villeneuve e se effettivamente la realizzazione di quest’ultimo è superiore.
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Dune: da una stessa fonte narrativa diverse modalità contenutistiche
David Lynch, con il suo Dune, dà parecchio spazio ai personaggi, esplorando nel suo lungometraggio quasi tutte le figure che sono presenti nel romanzo originale di Frank Herbert. Tale attenzione alla caratterizzazione (che non rispetta sempre i canoni del libro), va a limitare qualche passaggio narrativo che risulta confusionario, soprattutto nelle scene oniriche, da sempre un marchio di fabbrica di Lynch, mai così sconclusionate e sconnesse. Denis Villeneuve, contrariamente al suo collega, cerca di trovare un bilanciamento tra ambientazione, narrazione e personaggi, inserendo il tutto in un sistema coerente. Se purtroppo alcuni personaggi risultano fin troppo abbozzati, sono invece molto chiari e ben definiti i cambiamenti narrativi e i colpi di scena, come anche le scenografie, che sono da considerare quasi come elementi a parte della sceneggiatura, per come sono ben realizzate a livello tecnico e artistico (ci torneremo anche dopo).
Dune: le musiche dei Toto e Brian Eno contro il classicismo monumentale di Hans Zimmer
La colonna sonora del Dune del 1984, composta da Brian Eno e i Toto, non rende purtroppo giustizia allo stratificato e corposo primo romanzo del Ciclo. In pieni anni ’80, le tracce sonore, per quanto siano ben realizzate, stonano parecchio con l’ambientazione e la storia, sembrando più un accompagnamento ad una rock opera che ad un’epopea fantascientifica di stampo filosofico. Per l’ultima trasposizione è stato invece scelto Hans Zimmer, uno dei compositori più famosi e talentuosi del panorama hollywoodiano, che cambia totalmente registro. Tanta attenzione è riposta nei cori di sottofondo, che donano epicità e il giusto dramma alla pellicola, mentre i toni generali dell’orchestra virano su un classicismo monumentale che grida da tutti i pori l’imponente scontro ideologico e politico che si sta consumando su Arrakis.
Dune 1984 vs Dune 2021 – Il contrasto tra il delirio cromatico di Lynch e l’asettica ma imponente filosofia di Villeneuve
La pellicola di Lynch è coloratissima e ricca di sfumature cromatiche davvero suggestive, dando vita ad una estetica peculiare e brillante, che però è poco coerente con la cupezza e l’atmosfera che evoca il romanzo di Herbert. D’altro canto, tale soluzione ben si sposa con le sequenze oniriche del film, che diventano ancora più stranianti e inquietanti, a tratti allucinatorie. Il Dune di Villeneuve è colossale in ogni sua rappresentazione, sia nelle costruzioni artificiali che nei costrutti della natura. L’intero comparto artistico e tecnico, inoltre, ha una sfumatura di asetticità che, oltre a donare delle soluzioni cromatiche cupe e fortemente opprimenti, si integra perfettamente con l’universo di riferimento, un mondo crudele e oppresso dalla guerra e dagli scontri tra clan rivali.
Il romanzo originale è manipolato dai due registi in modo opposto
Il Dune del 1984 riproduce sul grande schermo tutto il primo romanzo della saga letteraria, con molte soluzioni alternative coerenti perfettamente con lo stile del regista, ma totalmente estranee al mondo di Arrakis. Nonostante tutta la storia è stata portata per intero, si perde gran parte dell’enigmaticità del libro, soffocata da alcuni cambiamenti molto radicali, specialmente nella caratterizzazione del protagonista Paul Atreides (Kyle MachLachlan). Al contrario, l’adattamento del 2021 traspone solamente la metà dell’opera di Herbert, evocando più fedelmente lo spirito più intimo del libro, non solo con l’atmosfera generale, ma anche facendosi forza di dettagli su dettagli, volti a costruire un’introduzione certosina e puntuale alla saga di riferimento. Ovviamente le differenze ci sono, ma l’anima più pura e tradizionale del materiale originale è stata riprodotta con rigore e attenzione.
Frenesia e quiete
Infine, anche il ritmo differisce nelle due versioni di Dune: l’opera del 1984 velocizza in modo eccessivo la risoluzione degli eventi a tal punto che, nella seconda parte della realizzazione, tutta la narrazione è priva di una direzione chiara, perdendosi in alcuni tagli di montaggio davvero troppo generosi. Sembra quasi che, pur di portare tutto il primo libro su schermo, sia stata sacrificata della coerenza contenutistica. Dune di Denis Villeneuve ha, al contrario, un ritmo compassato così che la storia si sviluppa in tempi molto dilatati. Questo aspetto rende il lungometraggio molto impegnativo a livello di fruizione, ma offre agli spettatori una cura generale vertiginosa. Purtroppo, la narrazione risente di questa scelta, a tratti troppo criptica e abbozzata (perché va intesa come preparazione per il sequel e la saga vera e propria).
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Non ci sono dubbi sul fatto che l’ultimo Dune sia superiore a quello di Lynch sia a livello narrativo, artistico che contenutistico, anche se l’adattamento del 1984 va letto in un’ottica specifica che non è quella della fedeltà, ma della reinterpretazione da parte di Lynch. Se però il Dune di Villeneuve trionfa come film individuale, soffre di un ambizione progettuale che lascia molti punti in sospeso, che invece il lungometraggio del regista di Missoula ha risolto concentrando tutto il materiale sull’intero primo libro, non tenendo conto del romanzo originale. In conclusione, due titoli così tanto differenti che per certi versi è particolarmente complicato metterli sullo stesso piano e giungere ad un giudizio finale.