Eddie the Eagle – Il coraggio della follia: la storia vera del film
Eddie the Eagle - Il coraggio della follia racconta la storia vera dello sciatore Eddie "the Eagle" Edwards.
Se dovessimo scegliere l’incarnazione del detto “L’importante è partecipare” questa sarebbe probabilmente costituita da Eddie Edwards, che, non avendo alcun finanziamento esterno, si è attivato in prima persona con gli esigui mezzi che aveva per coronare il suo sogno: rappresentare il proprio paese alle Olimpiadi. Sulla sua storia verte Eddie the Eagle – Il coraggio della follia, film diretto da Dexter Fletcher e scritto da Sean Macaulay e Simon Kelton in cui l’atleta britannico è interpretato da Taron Egerton. Nel cast anche Hugh Jackman.
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Eddie the Eagle – La storia vera di Eddie Edwards
Eddie Edwards nasce l 5 dicembre 1963 nel Gloucestershire, in Gran Bretagna. Cresciuto in una nazione in cui non c’è una sviluppata tradizione sciistica, impara a sciare nella pista di Gloucester e già a 13 anni si afferma come sciatore in discesa. Importante nella sua adolescenza anche un viaggio sulle dolomiti che fece con la scuola ad Andalo nel 1977. Il ragazzo sviluppa una passione enorme per il mondo degli sci e comincia a coltivare il sogno di qualificarsi alle Olimpiadi Invernali. Il primo tentativo fu fallito per poco, A Sarajevo nel 1984.
Eddie the Eagle – Preparazione e sacrifici per le Olimpiadi dell’88
Dopo la mancata qualifica il giovane capisce che è necessario migliorare la qualità della sua formazione sportiva. Per farlo, deve lasciare il suo paese e si reca a Lake Placid negli Stati Uniti. Deve però affrontare un problema: la mancanza di finanziamenti esterni e il fatto che lui stesso non disponesse di risorse da spendere nella sua preparazione. Per questo motivo passa al salto con gli sci, un settore più economico e in cui aveva maggiori probabilità di qualificarsi non essendoci un concorrente attivo in Gran Bretagna da circa 60 anni, allenandosi con John Viscome e Chuck Berghorm e usando l’attrezzatura usata di quest’ultimo: per farsi entrare gli sci, la cui calzatura era troppo grande per lui, doveva usare ben 6 paia di calzini!
Ma non era certo questo l’unico dei problemi che Eddie Edwards doveva affrontare: il suo peso corporeo, 82 kg, era di ben 9 chili superiore a quello degli sciatori più pesanti. Era inoltre ipermetrope e doveva indossare delle lenti molto spesse, che quando si allenava tendevano ad appannarsi molto spesso per il freddo. Per far fronte alle spese di una formazione sportiva completamente a proprio carico, Eddie avrebbe praticato i lavori più disparati: dall’intonacatore all’addetto alle pulizie, e addirittura dormì in un ospedale per alcuni giorni. Nel 1986 va ad allenarsi a Kandersteg in Svizzera, sempre a sue spese.
Eddie the Eagle – Verso le Olimpiadi Invernali
L’esordio di Eddie Edward fu a St. Moritz, nella Coppa Europa FIS, a dicembre 1986, dove arrivò 67°, ultimo, con un salto di 60 m. Sempre ultimo, nello stesso mese, alla Coppa del Mondo ad Oberstdorf, dove arriva 110° con un salto di 65 m. Risultati non migliori nelle competizioni successive, riuscendo ad arrivare per la prima volta penultimo (87°) per la prima volta a Oslo, a marzo del 1987. Nello stesso anno si qualificò 55° in tutto il mondo nel salto con gli sci, posizione che gli valse la qualifica per le Olimpiadi Invernali che si svolsero a Calgary nel 1988.
Eddie the Eagle – Eddie Edwards arriva ultimo ma vince agli occhi della Gran Bretagna e del mondo
Alle Olimpiadi Invernali Eddie Edwards partecipò alla gara del trampolino normale K70 e a sorpresa anche in quella del trampolino lungo K90, in entrambe le quali arrivò ultimo, con rispettivamente 69,2 punti, dove 140,4 erano stati totalizzati dal penultimo atleta, e 57,5 oltre 50 sotto il penultimo rispettivo. Questo fatto attirò su di lui un’attenzione mediatica non indifferente, per un personaggio che sarebbe rimasto un simbolo per la propria nazione, grazie alla sua determinazione di inseguire un sogno che sembra impossibile, senza avere un minimo di risorse né finanziamenti esterni di alcun tipo.
Per me partecipare era quello che contava. Gli americani la vedono più come un ‘Vinci! Vinci! Vinci!’ In Inghilterra, a noi non importa se vinci. È fantastico se lo fai, ma apprezziamo anche coloro che non ci riescono. I falliti sono coloro che non si smuovono mai dal proprio posteriore. Chiunque riesca ad andarci è un successo. – Eddie Edwards a Smithsonian Mag