Editoriale | Avengers: Endgame. C’era una volta in Marvel
Con un incasso da record nelle sale italiane Endgame riporta il cinecomic in cima alla catena alimentare cinematografica. Si chiude un ciclo, ma quale sarà il futuro? (ATTENZIONE SPOILER)
Tutto iniziò con Iron Man nel 2008, e non poteva che cominciare a chiudere il sipario se non con Tony Stark questo chilometrico Avengers: Endgame. Il supereroe che cominciammo a conoscere sul grande schermo come signore delle armi da guerra, nella sua carriera ha sconfitto un cattivone col grugno di Mickey Rourke, si è fatto distruggere casa e laboratorio dagli sgherri di un truffaldino Ben Kinsley, ma soprattutto ha portato il suo affascinante narcisismo dalla parte del bene. Ovviamente ha salvato il mondo varie volte, solo o con gli Avengers, e ha sfidato a singolar tenzone persino il collega Capitan America. Alla fine dello scorso capitolo, Avengers Infnity War, dopo il suo scontro con il titano Thanos, il miliardario in armatura restava naufrago in una nave spaziale a fluttuare lontano da qualsiasi pianeta, per di più ferito e senza carburanti di scorta. Lo ritroviamo così, smagrito e costole in vista intorno al luminoso elettromagnete atomico che lo tiene in vita, e in compagnia della semi-robotica Nebula. Chi li salverà? A dire il vero si tratta di una signorina bionda e in blu, che con gli Avengers più che nel suo recente film d’esordio, mostra tutta la sua potenza. In questo ultimo capitolo della saga i colpi di scena sono molti ma alcuni si rifanno al passato dei fumetti, quello che molti spettatori cinematografici puri non conoscono molto bene. D’altra parte si configura anche una struttura narrativa che fa lavorare ogni singolo personaggio al servizio di una storia corale.
Avengers: Endgame. Il modello è maschilista ma la coralità è donna
Se fulcro dell’immaginario globale era la formazione Iron Man – Captain America – Thor – Hulk, anche l’universo in pellicola prodotto dal presidente Marvel Studios Kevin Feige si è basato su di loro e sulla centralità dei superpoteri al maschile, accrescendo la rosa di tanti nuovi protagonisti e gregari. In ognuno dei Marvel abbiamo anche imparato progressivamente che i personaggi femminili avevano potenzialità e poteri crescenti rispetto all’andamento del Marvel Cinematic Universe. In primis Pepper Pots, la devota mogliettina di Stark con il viso angelico di Gwyneth Paltrow, che da timorosa segretaria delle Stark Industries assurge a Rescue, donna in armatura, partner di Iron Man e War Machine. La masnada delle donne è avanzata con la Vedova Nera di Scarlett Johansson, Lupita Nyong’o e Danai Gurira al fianco di Black Panther e la di lui sorella interpretata da Letitia Wright, la Wasp socia di Ant-Man Evangeline Lilly, la valchiria asgardiana Tessa Thompson, fino all’apoteosi dell’interstellare Captain Marvel dallo sguardo severo di Brie Larson. Tutte queste 8 donne hanno un ruolo e una scena chiave, tutte insieme, per sconfiggere Thanos.
Avengers: Endgame – dal Girl Power al Black Power
Il girl power viene sbandierato quindi in salsa di guerresca sinfonia visiva al femminile, dove i fratelli Anthony e Joe Russo, registi cardine del MCU, schierano una Captain Marvel degna leader affiancata dalle altre supereroine. Ma in scene da solista bucherella astronavi da parte a parte come fosse un ago distruttore, quando non si porta a spalla per mezzo universo quelle amiche. Dal punto di vista etnico, per adesso la Marvel ha toccato l’Africa, seppur a modo suo con la fantasiosa Wakanda di Black Panther, ma per la Fase 4 faremmo bene ad aspettarci incursioni di personaggi nativi americani, messicani o asiatici. Queste aperture permettono di entrare in enormi fette di mercato attraverso un pubblico di più continenti, come ci hanno insegnato film d’animazione Disney quali Big Hero 6, Oceania e Pocahontas. Ma soprattutto di aprirsi a un modello interculturale globale che varchi i confini integrando le diversità culturali. Il cinema resta comunque un viatico all’indotto del merchandising. Certo, si parla sempre di attuale maschiocentrismo wasp e desiderabilità indotta verso grandi eroi bianchi, mentre le altre etnie vengono ancora ritenute satellitari. Quindi il vero futuro rivoluzionario passerà, oltre allo Spider-Man nero della nuova animazione da Oscar, anche per un Capitan America afroamericano? O per una donna Iron Man? O addirittura per un’altra supereroina erede del trono asgardiano di Thor?
Avengers: Endgame tra fumetti del passato e cinema digitale del futuro
L’impasse prodotta da questo Endgame e gli interrogativi che porta per il futuro sono sinceramente più grandi di ogni sensazionalismo che spunta dai commenti intorno all’ultimo film di 3 ore che ha fatto emozionare già tutti gli spettatori. Ma se si pensa a un Captain America nero dobbiamo prima ritornare a dare un’occhiata a un fumetto del 2003, dal quale veniva fuori quest’altro supersoldato creato da Robert Morales. Si chiamava Iasiah Bradley e nelle sue avventure su carta si era confrontato nel passato anche con Hitler in persona, mentre nel nostro tempo era arrivato vecchio e mitizzato persino da Spike Lee e Richard Pryor. Anziano come qualcun altro che in Endgame andrà un po’ avanti con gli anni nonostante il suo scudo di Vibranio.
Se parliamo di Hulk invece, la sua fusione con Banner, nei fumetti, fu dovuta a un’ipnosi. Si misero nel grosso corpo verde la razionalità dello scienziato, la forza del mostro e la scaltrezza dell’Hulk Grigio, alter ego cattivo di Bruce Banner di cui nel cinema non vi è mai stata traccia. Gli adattamenti per il grande schermo hanno semplificato questa trasformazione lunga e complessa in una trovata molto più sbrigativa, raccontata da un modificato Mark Ruffalo in un soffio di vento. Su Thor si potrebbe citare la Thor Girl edita nel 2000, personaggio di grandi poteri che partendo dalla fedeltà a Thanos divenne una terrestre dalla doppia identità supereroistica. Ma anche qui si parla solo e soltanto di fumetti. Nulla a che vedere con l’inedito Thor birra e felpa in versione Grande Lebowski che spiazzerà tutti con la sua linea comica nell’Endgame in sala. Sempre a proposito di citazioni cinematografiche e spoiler, Endgame con i suoi viaggi quantici, anzi pardon, spaziotemporali, cita affettuosamente nella forma e nella sostanza Ritorno al Futuro e i Terminator. Addirittura la lenta saggezza dell’anziano Noodles di DeNiro in C’era una volta in America somiglia molto un insospettabile vecchietto del finale. E non parliamo di Stan Lee.
Quale sarà allora il futuro dei film Marvel? Si chiama Inhumans, Black Panther 2, Spider-Man far from home, Guardiani della Galassia Vol. 3 e tutti gli altri titoli annunciati e non dalla Disney. Di sicuro avremo nuove manipolazioni di vecchie storie, imprevedibili incroci e fusioni narrative, nuovi supereroi e altri villain spacconi. Tante provenienze per rinsaldare ancor di più il mercato, e una marea di emozioni, siparietti leggeri e lirismi drammaturgici per fare innamorare le nuove generazioni delle storie che verranno. Ma gli Avengers non smetteranno di operare. Semmai cambieranno i loro leader. Senza contare che il franchise sfortunato dei Fantastici 4, ma soprattutto i loro fans, cerca ancora giustizia nella trasposizione cinematografica. E infine da casa Fox, ormai inglobata in Disney, potrebbero presto o tardi unirsi al nuovo MCU anche gli X-Men, anche loro a un’impasse evolutiva, e infine quel borderline di Deadpool.
Avengers: Endgame. L’apertura italiana con il box office alle stelle
A prescindere da futuri possibili, dopo 11 anni di avventure e cinecomics in ben 22 film, Avengers Endgame chiude un ricchissimo ciclo di cinema creato dai Marvel Studios. Oltre 19 miliardi di dollari incassati soltanto dalle sale per tutte le pellicole. In America Endgame esce oggi 26 aprile. Da noi il kolossal ha esordito il 24, incassando in un solo giorno 5.167.655 euro da 640.031 spettatori. La prima giornata di programmazione ha visto il titolo anche in altri 11 paesi tra cui Cina, Australia, Francia e Germania, totalizzando 169 milioni di dollari, Italia compresa. Mentre per il 25 aprile, tornando a casa nostra, ha raccolto 3.848.113 milioni. Che in soli due giorni di programmazione nostrana fanno 9.189.739 milioni di euro. È molto probabile che supererà Infinity War, con i suoi 2 miliardi e 48 milioni di dollari complessivi il quarto film più ricco di sempre. Per rendersi conto della proporzione basti pensare ancora al film dove Thanos spazzava via mezza umanità con uno schiocco di dita. Durante il suo primo giorno nei cinema italiani, nel 2018, mise insieme 2.994.000 euro. Quindi a giudicare razionalmente da questi primi numeri stellari, attesa del pubblico, marchendising più ineluttabile di qualsiasi villain, e bontà del prodotto in termini di spettacolarità quanto per generosità narrativa, potremmo già affermare che il nuovo kolossal Disney/Marvel ha tutte le carte in regola per superare anche il Titanic di James Cameron, secondo in classifica dei più visti di sempre con 2 miliardi e 187 milioni di dollari. Ci riuscirà?