Elvis e Buzz Lightyear al cinema: due icone del ‘900 a confronto
Uno è la prima grande icona della musica mondiale, l’altro il primo eroe di una Pixar destinata a non poca gloria, e uno degli ultimi del 1900. Tornano al cinema nello stesso momento. E hanno in comune più di quanto sembri
Con dozzine di melodie e singoli scolpiti nella storia della musica, 12 album pubblicati e il merito di avere imposto per primo il Rock’n’Roll a livello mondiale, Elvis Presley è un’icona indiscutibile dell’industria musicale e culturale. Sul podio, insieme ma dietro di lui, solo i Beatles, Michael Jackson e Madonna. Presley ha collezionato pure alcune moderne narrazioni cinematografiche in area biopic, ma la nuova versione della sua storia ce la racconta stavolta Baz Luhrmann, il regista che già da Romeo+Giuliet aveva dato mostra di una capacità visiva inedita e piacevolmente spiazzante capace di utilizzare combinazioni impensabilmente pop tra antico ed elementi di sfacciata modernità. E la sua ultima fatica, Elvis, presentata in anteprima mondiale fuori concorso al Festival di Cannes 2022, e in questi giorni al cinema, ci accompagna lungo tutta la vita del Re del Rock’n’Roll, mantenendosi fedele allo stile Lurhmann.
Anche Lightyear di Angus MacLane ci immerge nella vita di un’icona del 1900, pur se personaggio immaginario. Parliamo di Buzz Lightyear, l’astronauta eroico e pasticcione che abbiamo conosciuto nel mitico Toy Story del 1995. Icona tra le ultime partorite nel secolo scorso dall’industria cinematografica, conquista i bambini di mezzo mondo, ma anche gli adulti che li accompagnarono al cinema, i loro genitori, entrando di diritto nel pantheon dell’immaginario collettivo. Rinverdito da tre sequel su grande schermo e vari spin off in forma di cartoni animati per la tivù, è tornato in sala sottoforma di metafilm. Trovata davvero astuta della Disney Pixar. O meglio, ricordate che Andy, il piccolo protagonista umano dei Toy Story, era accanito fan di un film su questo straordinario ranger spaziale? Beh, Lightyear è proprio quel film lì. Buzz è diventato una star negli anni novanta, Elvis nei cinquanta, e la loro fama continua fino ad oggi. Entrambi personaggi indimenticabili, entrambi icone.
Elvis e Lightyear, nascita e rappresentazione di due icone
Riguardo a Elvis, il film, la rivoluzione drammaturgica improntata da Lurhmann riguarda il punto di vista inedito del manager/sfruttatore Parker interpretato da Tom Hanks. Per lui verranno quantomeno candidature importanti per questo ruolo così controverso seppur paterno con l’artista di Memphis. Elvis viene visto da Lurhmann attraverso il colonnello Tom Parker. La sua voce fuoricampo divide infatti gli snodi chiave del film. Lo sguardo laterale di Parker/Hanks somiglia a quello di Salieri nell’Amadeus di Miloš Forman. Il musicista italiano, prima mentore amichevole, poi geloso avversario di Mozart, ne è causa della morte. Il percorso di Elvis è da solista, circondato da famiglia e manager che vivono sulle sue spalle lasciandolo spesso solo con le sue fragilità umane, anche se sarà il talento incontenibile a renderlo immortale in una solitudine propulsiva.
Buzz invece diventa eroe anche grazie alla squadra che lo sostiene. Inizialmente è solo l’astronauta sua compagna di viaggi avventurosi, ma poi crescendo di numero diventerà un vero e proprio gruppo di amici che lo sosterrà soprattutto nei momenti difficili. Anche il Buzz degli anni ’90 era un testone sostenuto dall’affetto degli altri giocattoli e poi da Woody, suo avversario prima, suo migliore amico poi. Un personaggio, per crescere e maturare in icona ha bisogno dello sguardo. L’icona si forma inizialmente nello sguardo di chi l’accompagna nel suo percorso. Spalle, compagni di viaggio, amici. E questo vale, nel bene o nel male, sia per un cantante realmente vissuto, che per un personaggio del cinema d’animazione.
Tra razzismo e LGBTQ+
Ovviamente lo sviluppo di una star verso la leggenda si costruisce negli anni, nei successi e attraverso il merchandising. Ma poi ci sono anche elementi nuovi e inaspettati che emergono da questi film. Nei nostri casi, temi fortemente legati all’oggi che ancorano nuovamente le due icone a ognuno di noi. Con Elvis di Lurhmann veniamo in contatto con il razzismo dell’America bianca timorosa per quelle anche mosse a ritmi neri. La sessualizzazione della star attraverso l’immagine, il delirio delle fan ai concerti e quello di Elvis nelle sue danze gospel, il perbenismo di genitori middle class investiti da un fenomeno che si sarebbe rivelato epocale fanno capo alla segregazione razziale ancora sostenuta dalla società americana fino al 1964. Non è un caso che nel film venga nominato Martin Luther King, per la morte del quale l’Elvis di Austin Butler sarà profondamente scosso.
L’animazione invece tende non a drammatizzare, ma a sfiorare un tema per inserirlo come elemento comunque positivo nei risvolti, magari a volte favolistico, ma di urgente attualità. La prima compagna di avventure spaziali di Buzz, ufficiale interstellare e sua saggia consigliera, si sposerà con una donna, avrà un figlio e poi una nipote. Il regista e sceneggiatore MacLane accarezza il tema LGBTQ+ proponendone un’immagine quotidiana di pacifica convivenza sociale verso una coppia lesbica. Quindi anche qui, Lightyear ed Elvis, pur su linee differenti, mettono in luce temi sociali determinanti della società degli spettatori.
Elvis e Lightyear, i numeri che fanno la differenza
In 24 anni di carriera Elvis Presley pubblicò 61 album, e le vendite ad oggi segnano oltre un miliardo di copie. Il film di Baz Lurhmann è uscito in Italia il 23 giugno e il 24 negli Stati Uniti, totalizzando per ora a livello globale 51,2 milioni di dollari. In Italia è primo per l’incasso settimanale (880mila euro), mentre Lightyear lo segue con 696mila euro nell’ultima settimana, ma essendo uscito il 15 giugno ha totalizzato già 1,7 milioni di euro da noi, e in tutto il mondo 153,3 milioni di dollari. Invece i quattro Toy Story alla base di questo nuovo Pixar, solamente nei cinema di tutto il mondo e a partire dal 1995, totalizzarono 1,287 miliardi di dollari. Senza contare il mare magnum di giocattoli, gadget e videogiochi venduti in 5 continenti per 27 anni, attività commerciali nelle quali casa Disney è maestra. Insomma, le icone si misurano anche con i numeri.