L’esattore delle tasse: 5 pellicole in cui il recupero crediti è un’arte
Cambiano i tempi e le mode, ma le tasse, quelle sono presenti in ogni epoca e si trascinano sul groppone la figura tragicomica, controversa e cinica dell’esattore delle tasse, che il cinema non ha fatto a meno di esaltare, irrorandola di tratti caricaturali e grotteschi e concedendo alle storie in cui sono presenti quella chiave di volta reale e filosoficamente autentica che palesa quanto più l’appartenenza della settima arte all’umanità.
E mentre nella vita reale si fanno i conti con gente comune ma anche con attori del calibro di Gerard Depardieu, che nel 2013 fu protagonista di un famoso caso di recupero crediti in Francia (anticipato dallo spostamento della propria residenza in Belgio e dalla messa in vendita del suo lussuoso palazzo parigino per sfuggire al pressante fisco), al cinema è tutto più romanzato, caratteristico e, diciamolo: persino affascinante. Chi sono gli esattori delle tasse più famosi del grande schermo? Scoprite con noi 5 pellicole che non potrete fare a meno di amare.
L’esattore delle tasse: 5 pellicole in cui il recupero crediti è un’arte
5) Robin Hood
Se scavate nei ricordi della vostra infanzia ricorderete di certo il cartoon Disney in cui la leggenda del ladruncolo che ‘ruba ai ricchi per donare ai poveri’ trova nello Sceriffo di Nottingham l’esattore delle tasse per eccellenza. L’antagonista di Robin Hood, avente le sembianze di un goffo orso grigio, è stato incaricato dal Re Giovanni d’Inghilterra in persona di dare la caccia a Robin Hood e Little John i quali, grazie a un artificioso abbigliamento da indovine, riescono a derubare anche il sovrano. Peccato (o per fortuna) che ogni azione dello Sceriffo sia sempre un buco nell’acqua.
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4) Rocky
Il pugile interpretato da Sylvester Stallone (artefice tra l’altro della sceneggiatura della saga) è uno dei più amati di tutti i tempi, nonché portavoce di insegnamenti che vanno oltre le corde del ring, impartendo il valore della caduta e il senso più profondo dell’adattamento. Il guadagnarsi da vivere, nel vero senso del termine, coincide agli esordi della maldestra carriera di Rocky Balboa con l’adeguamento del campione italo-americano a una figura lontana anni luce dal suo sogno; l’esattore delle tasse, appunto! Nel film del 1976, diretto da John G. Avildsen, Rocky non riesce a sfondare e così, in attesa del successo, fa l’esattore per Mr. Gasco, un gangster italo-americano che detiene il monopolio in un quartiere di periferia della città di Philadelphia.
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3) Nymphomaniac
Si entra negli amplessi dell’erotismo e della sodomia con uno dei film più chiacchierati di Lars von Trier che con pesantezza, dedizione e sottili parallelismi racconta la vita infelice di una ninfomane, Joe, suddividendola in otto capitoli in cui i flashback sono ricorrenti quanto disordinati. Emerge davvero poco della vita sociale e lavorativa della protagonista, più che altro poiché una vera vita, al di fuori di quella vissuta tra l’ossessione delle lenzuola, non c’è. Che doti sviluppa una persona con tale dipendenza? In che ambito lavorativo il suo percorso può essere valorizzato e non ridicolizzato? La risposta è inserita nel capitolo conclusivo, intitolato The Gun (La pistola), in cui Joe trova occupazione presso un’agenzia di recupero crediti, rivelandosi infallibile grazie all’ardita conoscenza dell’universo maschile. Una rappresentazione dell’esattore delle tasse estrema e sopra le righe.
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2) Vero come la finzione
Forse tutti gli esattori delle tasse nella vita reale sono proprio come Harold Flick: metodici, ossessionati dalla contabilità, dall’orologio digitale che portano al polso, dal via vai della monotonia. Eppure Marc Forster sa donare al personaggio interpretato da Will Ferrell un’alternativa interessante, mettendo la sua vita nelle mani della scrittrice Karen Eiffel, la quale ha la capacità di far accadere ciò che racconta nei suoi romanzi, in tal caso la morte dell’esattore. A prescindere dal finale a sorpresa, il film insegna a gustarsi più la vita, senza stare lì troppo a contare!
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1) Fantozzi
Dulcis in fundo non può mancare la cara figura del ragionier Ugo Fantozzi, entrato adagio nelle case degli italiani all’inizio degli anni ’70 con la prima pellicola diretta da Luciano Salce e interpretata da Paolo Villaggio. Dipinto impeccabile dell’impiegato disadattato, deriso sul lavoro e infelice nella vita privata Fantozzi, affiancato dal collega Filini, dalla sfiorita moglie e dalla brutta figlia Mariangela, è perennemente protagonista di situazioni sfortunate, che non possono non provocare grasse risate. I film affrontano di sguincio i temi legati alle tasse e al fisco, mettendo in luce soprattutto la sudditanza psicologica del protagonista, che si trova spesso e volentieri a fronteggiare le preoccupazioni legate a scadenze di pagamenti e bollette. A trasparire, infine, è l’uomo immerso nei suoi grandi e piccoli dilemmi quotidiani, in un ossimoro di senso senza eguali.