E.T. L’extra-terrestre: 10 curiosità sul film di Steven Spielberg
Scopriamo alcuni curiosi retroscena di E.T. L'extra-terrestre, un classico senza tempo, diretto da Steven Spielberg nel 1982.
Era l’11 giugno del 1982 quando il mondo conosceva per la prima volta E.T., colui che negli anni a venire sarebbe rimasto nel cuore di tutti coloro che hanno amato sin da subito l’extraterrestre nato dalla fantasia di Steven Spielberg, nutrendo per lui un affetto trasmesso poi di generazione in generazione.
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Anche coloro che hanno visto decine di volte il film di Spielberg potrebbero però non conoscere tutti i retroscena di E.T. L’extra-terrestre. Abbiamo quindi scelto di proporvi dieci curiosità che vi faranno amare ancora di più il film del 1982, candidato a nove Oscar e capace di conquistare quattro statuette: Miglior sonoro, Miglior montaggio sonoro, Migliori effetti speciali e Miglior colonna sonora.
Da dove nasce E.T.?
L’extraterrestre più amato del cinema nasce dalla mente di Steven Spielberg che, quando i suoi genitori divorziarono nel 1960, inventò un alieno immaginario che gli facesse compagnia durante quel periodo così difficile. Il regista aveva 14 anni. La scelta di realizzare E.T. fu influenzata anche dalla visione di The Black Stallion, film diretto da Carroll Ballard, risalente al 1979, che raccontava l’amicizia tra il giovane protagonista ed un cavallo.
E.T. in versione malvagia
L’idea di realizzare un film di fantascienza come E.T. è tornata alla mente di Spielberg durante la realizzazione di Incontri ravvicinati del terzo tipo nel 1977. In realtà, non tutti sanno che il film sul tenero extraterrestre sarebbe potuto diventare un horror con il titolo Night Skies. Spielberg, con l’aiuto del truccatore Rick Baker (Star Wars), pensava di creare alieni malvagi che avrebbero dovuto terrorizzare una famiglia in stile “Mulino Bianco”.
Poltergeist sì, E.T. no!
Sempre nel 1982, uscì nei cinema Poltergeist, film che vedeva Spielberg nel ruolo di sceneggiatore e produttore per Columbia Pictures che però bocciò E.T. L’extra-terrestre etichettandolo come “uno sciocco film della Disney”. Il regista statunitense pensò bene di rivolgersi alla Universal che approvò il progetto e lo portò nelle sale cinematografiche.
La forma di E.T.
Innanzitutto, Spielberg non voleva assolutamente che E.T. fosse un alieno carino. Voleva, anzi, che fosse brutto come “una tartaruga senza guscio” proprio per spingere gli spettatori ad andare oltre le apparenze.
Per dargli la forma che tutti conosciamo, il regista si affidò a Carlo Rambaldi che aveva da poco vinto l’Oscar per gli effetti speciali di Alien e che nel 1977 collaborò anche alla realizzazione di Incontri ravvicinati del terzo tipo. Seguendo le indicazioni di Spielberg, l’effettista italiano realizzò un alieno alto un metro, con i piedi sproporzionati ed un collo lungo, mixando i volti di Carl Sandburg, Albert Einstein ed Ernest Hemingway. A questi, pare abbia aggiunto anche il muso di un carlino. Il risultato fu talmente positivo che conquistò il secondo Oscar per gli effetti speciali.
Come è fatto E.T.
Il team di E.T. realizzò quattro modelli con quattro teste da montare sul corpo. I modelli avevano 87 punti di movimento e si basavano su uno scheletro fatto di alluminio e ferro, ricoperto da diversi strati di fibra di vetro, poliuretano e gomma. Per quanto riguarda le teste, ne furono realizzate quattro con alcune espressioni dedicate. Un ulteriore costume fu realizzato per essere indossato da due nani, Pat Bilon e Tamara De Treaux, e da un bambino nato senza gambe, Matthew DeMeritt: proprio quest’ultimo, camminando sulle mani, realizzò quelle scene in cui E.T. cammina in modo strano, come quella in cui si ubriaca. Potete vedere Bilon, De Treaux e DeMeritt in basso a destra nella foto in bianco e nero.
La voce di E.T.
Se l’aspetto di E.T. risultava tutt’altro che piacevole, non si può dire altrimenti della sua inconfondibile voce roca: a prestargliela fu Pat Welsh, un’anziana e accanita fumatrice, ingaggiata per appena 380 dollari.
Scena strappalacrime
Delle tante scene di E.T. che nessuno di noi ha mai dimenticato, primeggia quella strappalacrime in cui il governo porta via l’alieno da Elliot e la sua famiglia. Ad interpretare il giovane protagonista fu Henry Thomas, preferito da Spielberg rispetto ad altri 300 aspiranti attori. L’undicenne ebbe la meglio soprattutto perché, durante il provino improvvisò la scena strappalacrime, riuscendo a piangere davvero. Come ci riuscì? pensando al suo cane, morto tre anni prima.
Il volo in bicicletta
Un’immagine emblematica di E.T. è sicuramente quella in cui Elliot ed il suo amico alieno volano in bicicletta con un’enorme luna sullo sfondo. Questa non è altro che una citazione di Miracolo a Milano, film del 1951 di De Sica, amatissimo da Spielberg. In questa sequenza, inoltre, non manca anche un po’ di Peter Pan.
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L’accusa di plagio
Quando uscì, nel 1982, E.T. dovette fare i conti anche con un’accusa di plagio proveniente dal regista e sceneggiatore indiano Satyajit Ray che accusò Steven Spielberg di aver presto fin troppo spunto dal suo soggetto del 1967 intitolato The Alien.