Familia: la storia vera dietro al film di Francesco Costabile
Una storia di violenza e riscatto, quella di Luigi Celeste, raccontata nel film di Francesco Costabile.
“Tratto da fatti realmente accaduti”, così si legge sullo sfondo nero, prima che le immagini inizino a raccontare Familia, il film di Francesco Costabile presentato alla 81ma Mostra del Cinema di Venezia e in uscita nelle sale dal 2 ottobre 2024 con Medusa Film. Un’opera che è vita: intrisa di odio, martoriata, purtroppo condivisa dai molti che in ogni tempo e in ogni dove, anche mentre state leggendo queste righe, si trovano a fronteggiare situazioni di svantaggio in cui la violenza sembra essere l’unica strada percorribile.
Luigi Celeste, per una di queste storie, è finito in carcere e dietro le sbarre ha costruito faticosamente il suo riscatto, trascrivendo il suo vissuto in un libro dal titolo Non sarà sempre così (uscito nel 2017 e scritto insieme a Sara Loffredi), poi transcodificato sul grande schermo da Francesco Costabile, su una sceneggiatura scritta dallo stesso regista insieme ad Adriano Chiarelli e Vittorio Moroni.
Familia prende le mosse da una storia vera per denunciare la condizione di tante donne, l’omertà di chi vede senza fiatare, il malfunzionamento delle istituzioni e la rovina a cui si va incontro quando si cresce in un contesto in cui le grida, le percosse, la manipolazione e la violenza gratuita vengono normalizzate e giustificate.
Costabile mette al centro il vissuto della madre (interpretata da Barbara Ronchi) senza mai spostare l’obiettivo dai figli, in un repentino passaggio che dall’infanzia ci traghetta verso l’adolescenza per poi farci fare continui pellegrinaggi tra passato e presente. Nei pensieri di Luigi “Gigi” Celeste (interpretato da Francesco Gheghi) e del fratello Alessandro (Marco Cicalese) rimbombano pedissequamente i litighi e il terrore, che poi all’improvviso si materializzano sempre in vita quotidiana, in un incubo inevitabile, un autentico circolo vizioso.
Familia sceglie di non calcare la mano sulle immagini: ciò che c’è di violento nel film non sono tanto i gesti quanto il clima che trasuda da ogni anfratto della sceneggiatura, nell’interpretazione di una Barbara Ronchi tremante, di un Francesco Gheghi in perenne esplosione di rabbia, nella colonna sonora che sfascia i timpani, oppure tenta di anestetizzarli.
Potrebbe quasi capitare di domandarsi dove sia la ferocia, ma se non riuscite a vederla è perché anche voi fate parte di un sistema in cui serve vedere il sangue, la morte, l’irreparabile, per denunciarne la gravità.
Cosa racconta Familia, il film di Francesco Costabile con Francesco Gheghi e Barbara Ronchi e
Cosa si vede, dunque, in Familia? La storia di due bambini che hanno imparato a nascondersi mentre i genitori litigano o, meglio, mentre il padre ammazza di botte la madre, per poi uscire quando la tempesta è passata. Una donna che trova il coraggio di denunciare ma viene tradita dallo Stato: finisce in un centro antiviolenza senza i suoi figli, che finiscono in comunità. Quale giustizia infligge alla vittima la stessa pena del carnefice?
Muovendosi in una Roma periferica ma poi non così tanto malandata come ci si aspetterebbe, Costabile prende le mosse dal reale, edulcorandolo quanto basta a farci intendere, talvolta, che nei suoi intenti registici sia incisa una sorta di redenzione, un tentativo di riabilitare l’umano, anche quando è bestiale.
Francesco Di Leva si cala nei panni del padre violento, mostrando tutti i tratti della gelosia, della manipolazione. Tenta di dare un senso al suo atteggiamento, salvo poi arrendersi alla morte, come se avesse capito il suo sbaglio, come se volesse davvero liberare la sua famiglia da se stesso. Come sono andate veramente le cose? Molto peggio di quanto vediamo, perché questa storia si conclude sì con un figlio che uccide un padre, ma è un genitore che non si arrende, piuttosto minaccia di morte.
Chi è Luigi Celeste, il vero protagonista di Familia
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Quel figlio a cui accennavamo è Luigi Celeste, classe 1985. In un monologo recitato a Le Iene racconta lui stesso di aver ucciso il padre quando aveva 23 anni (era il 2008), “ne avevo 10 quando il tribunale lo obbligò ad allontanarsi”, lasciandolo tuttavia a piede libero, condannato a nove mesi di domiciliari per maltrattamenti.
“Dissero a mia mamma che poteva rifarsi una vita, che la nuova casa era un luogo protetto dove mio padre non l’avrebbe trovata, ma lui pagò un impiegato comunale per rivelargli dove fosse”. Quest’ultimo dettaglio nel film viene modificato, sembra infatti che Luigi non ricordi bene quanto fatto dal padre, al punto da lasciarsi abbindolare facilmente dalle sue bugie e dalle sue promesse. In Familia anche la rivelazione del luogo in cui vivono sembra una diretta conseguenza dell’incontro tra Gigi e il padre, il quale riesce a scovare la donna e i figli dopo aver intercettato l’autobus preso dal ragazzo per tornare a casa.
Sempre nel suo monologo Luigi rivela di aver fatto “quattro anni in comunità, dimenticato da tutti”: una scena che nel film viene solo accennata ma non vissuta, poiché il racconto si concentra perlopiù sul percorso adolescenziale del ragazzo, che finisce, all’età di 16 anni, per diventare uno Skinhead. Lo vediamo infatti allenarsi sul ring, recitare insieme ad altri giovani i loro comandamenti (che poco in realtà combaciano con i loro atteggiamenti), rasarsi la testa, fare a botte, accoltellare un ragazzo della fazione opposta. Lo vediamo altresì trattare la sua ragazza, trattarla come se fosse un oggetto di sua proprietà, sfogare in rabbia la gelosia, finire in galera.
Familia: l’uccisione del padre e le differenze tra il film e la storia vera
Nel film vediamo che l’uccisione del padre arriva dopo un’escalation di situazioni: la violenza esercitata sulla madre, i pedinamenti, il licenziamento di lei e, infine, lo scontro ultimo tra padre e figlio. Gigi ormai non giustifica più, ha capito che il padre ha superato ogni limite ed è pronto a fronteggiarlo: non è più il bambino che si ascondeva nel buio in attesa della quiete, ma il ragazzo pronto a difendere la sua famiglia da quell’essere che gli ha tolto la pace. Familia mostra la scena della morte con rassegnazione: Franco Celeste accoglie le coltellate mortali inflitte dal figlio, quasi lo supplica di farlo, consapevole che non c’è altra scelta, ma nella realtà le cose non sono andate esattamente così. L’uomo stava minacciando la moglie e i figli con un coltello (nel film si vede, ma gli viene sottratto poco prima e usato come arma del delitto) e Luigi gli spara, uccidendolo.
Chi è Luigi Celeste e cosa fa oggi?
Il dopo, ovvero il modo in cui prosegue la vita di Luigi Celeste, viene lasciato sul fondo della pellicola, affidato ad alcune scritte riassuntive che hanno il compito di riportarci ai giorni nostri. Se Familia si ferma al momento in cui Luigi aspetta le forze dell’ordine, la realtà ci racconta o dettagli mancanti: il giovane è stato portato al carcere San Vittore di Milano, per poi essere trasferito dopo un anno al carcere di Opera. Dopo nove anni di reclusione oggi è finalmente un uomo libero e, si legge nei titoli di coda, sogna di diventare padre.
Tra le mura del carcere Luigi ha ottenuto ciò che da giovane non era riuscito a fare, un po’ influenzato dall’ambiente, in parte però condizionato dalla situazione economica familiare. Pare infatti che avesse iniziato a frequentare la scuola di grafica pubblicitaria, ma senza passione, avendo invece una predilezione per l’ambito informatico (voleva diventare un perito informatico). Tuttavia, in casa non potevano permettersi un pc e l’alternativa sembrava essere servita in fretta: abbandonare gli studi e andare a lavorare, così da contribuire al bilancio familiare.
La sua occasione lavorativa arriva proprio mentre si trova in carcere: fa carte false pur di farsi trasferire a Bollate, casa di reclusione rinomata a livello internazionale per le possibilità di riabilitazione concesse ai detenuti. Qui frequenta l’accademia informatica sponsorizzata da Cisco, ottenendo le certificazioni Cisco Ccna e Ccna Security e battendo un clamoroso record: è il primo e unico carcerato ad aver raggiunto questo obiettivo!
Quando finisce di scontare la sua pena, il 26 febbraio 2016, inizia a lavorare in campo informatico, fino ad essere assunto a Strasburgo dall’Agenzia dell’Unione europea che si occupa di gestione operativa dei sistemi IT su larga scala nello spazio di libertà, sicurezza e giustizia come Cyber Security Engineering e Senior Offensive Security Officer.
Nel suo monologo (andato in onda nella puntata de Le Iene del 29 settembre 2024) ci tiene a sottolineare come il suo riscatto non sia altro che opera sua, che le istituzioni non hanno mai contestualizzato il suo gesto, definendolo semplicemente un assassino e ancora oggi, nonostante abbia lavorato duramente per cambiare il corso della sua vita, spesso si trova dinnanzi a chi gli rinfaccia il suo passato. Ma Luigi Celeste è consapevole che nulla sarebbe potuto andare diversamente, poiché la vita l’ha portato a compiere certi gesti.
Cosa resta, infine, della storia raccontata in Familia? Sappiamo che purtroppo non è un caso isolato, che situazioni del genere ci sono e ci saranno e che spesso la giustizia sembra inadeguata a fronteggiare la realtà. Il film di Francesco Costabile e la storia di Luigi Celeste possono aiutarci a capire che la violenza non è mai gratuita e che ciò che solitamente chiamiamo “normalità” è qualcosa da coltivare e di cui ogni tassello della società è responsabile. Ci insegna, inoltre, che il riscatto è possibile sempre, basta volerlo profondamente e senza riserve.