Buon compleanno Ferzan Ozpetek: la mina vagante che ci ha insegnato l’amore
Ferzan Ozpetek: il regista che diventa poeta e ritorna ad essere regista, il viaggio emozionante tra la realtà e la finzione, il tocco orientale del cinema italiano.
Ferzan Ozpetek: vent’anni di attività, dodici film all’attivo; uno dei registi più amati dal pubblico italiano, sia per il suo modo di raccontare storie apparentemente diverse tra loro, sia per la sua spiccata arte nel saper mettere in scena emozioni pure, tangibili ed estremamente toccanti.
L’amore per il cibo, per la sua famiglia, per la sua patria e per l’Italia, hanno fatto di Ferzan Ozpetek un regista a tutto tondo, riconoscibile in ogni fotogramma che porta la sua firma, in un cinema Italiano che aveva bisogno di una ventata d’aria fresca e che l’ha trovata come una brezza malinconica sulle sponde del Bosforo.
Ferzan Ozpetek: le tematiche e le ispirazioni
Le torte de La finestra di fronte, le cene e i pranzi de Le Fate Ignoranti, i dolci e la pasta di Mine Vaganti, le zie di Rosso Istanbul. Nel cinema di Ferzan Ozpetek vi sono determinati elementi e simbologie che appaiono in ogni pellicola, elementi che nascono direttamente dalla vita privata e dall’infanzia del regista turco.
Come descritto in Rosso Istanbul, il primo romanzo del regista (a cui poi seguirà un film omonimo per l’appunto), uno degli elementi principali e ricorrenti nella filmografia sono i personaggi che prendono spunto direttamente dalla famiglia e dalla vita privata. Un esempio su tutti? La zia Luciana di Mine Vaganti interpretata da Elena Sofia Ricci.
Il personaggio, così come le zie di Rosso Istanbul, attinge dalla realtà rappresentata dalle zie del regista, che avevano all’incirca lo stesso carattere e le stesse caratteristiche distintive descritte nei lungometraggi; ad esempio la scena tragicomica del “ladro” che di notte si intrufolava nella stanza della zia (in realtà l’amante) è un episodio accaduto realmente quando il regista viveva ancora a Istanbul e passava il tempo con le zie.
Altro elemento importante, come accennato prima, è il cibo sempre presente nelle pellicole del regista: Ozpetek con i suoi movimenti di camera dolci e mai banali accompagna lo spettatore nella preparazione dei favolosi pasti presenti sullo schermo, elemento che va a sottolineare l’amore che il regista ha per la buona tavola, rappresentandolo come un elemento di abbondanza, perfetto e invitante.
Ferzan Ozpetek: il dramma e l’importanza dell’amore nei suoi film
Yusuf: un nome ricorrente nelle pellicole di Ferzan Ozpetek, molti personaggi portano questo nome tanto caro al regista turco, da uno degli attori della compagnia Apollonio di Magnifica Presenza, fino all’artista dal passato turbolento di Rosso Istanbul.
Il vero Yusuf è un punto fermo nella vita privata e nel passato del regista, così come descritto nella sua non-biografia (sia in Rosso Istanbul che in Sei la mia vita, il secondo libro). Dentro questo nome, sostanzialmente, c’è tutto: a chi potrebbe pensare semplicemente alla tematica omosessuale presente nei film del regista, in realtà sbaglia. Yusuf è amore, Yusuf è l’Amore con la A maiuscola, oltre a Simone, anch’esso ricorrente.
E il cinema di Ferzan Ozpetek verte principalmente su questo, sull’amore: tra uomo e donna, tra uomo e uomo, tra persone di diverse etnie, diverse età, diversi stati sociali; è ciò che avvolge tutto, che fa cadere i suoi protagonisti ma che allo stesso tempo li fa rialzare, è quel fondo del barile che tocchiamo ma che allo stesso tempo serve da base per costruire la nostra nuova esistenza.
Ferzan Ozpetek: l’amore per l’Italia e per la sua Istanbul
Nato a Istanbul ma naturalizzato Italiano, Ferzan Ozpetek in ogni pellicola dichiara il suo amore incondizionato per l’Italia e per il proprio paese di origine, utilizzando sia colonne sonore estremamente originali che location suggestive per raccontare le sue storie.
Ogni sceneggiatura scritta principalmente da Ozpetek (salvo rari casi) e da Gianni Romoli (produttore insieme a Tilde Corsi dei suoi più grandi successi) ha all’interno ricchi spunti di riflessione che sottolineano l’importanza della città o il luogo in cui sono ambientati i lungometraggi, quasi come se fossero un personaggio della storia stessa.
Basti pensare all’amore per la Puglia, ampiamente rappresentato sia in Mine Vaganti che in Allacciate le cinture, l’amore per la propria cultura e le proprie tradizione ne Il Bagno Turco, Harem Suarè e Rosso Istanbul, all’Hüzün che si può assaporare nella casa sulle rive del Bosforo (lo stesso concetto del poeta Pamuk), i vicoli più nascosti e le strade di Roma di Saturno Contro e La Finestra di Fronte e ovviamente la Napoli Velata che abbiamo potuto ammirare recentemente al cinema con il suo ultimo film.
Ogni luogo rappresenta un tassello importante nella vita del regista, che sia un posto dove ha mangiato, dove è passato, dove ha vissuto: tutto non è destinato al caso ma è parte del grande ingranaggio che è la visione magica e cinematografica di Ozpetek.
Ma Ozpetek non è solo questo, Ozpetek è molto di più: è un poeta visivo, capace di accompagnare lo spettatore per mano e farlo sentire meno solo, è un amico, un narratore, un visionario, un innamorato, un artista e un amante del bello, ma anche la persona che ci ha insegnato con i suoi film una delle lezioni più importanti: nella vita tutti noi affrontiamo qualche turbolenza, quello è il momento di tenere duro e allacciare le cinture.