Film censurati da vedere: 8 capolavori che hanno fatto scandalo
Da Bertolucci ad Antonioni, da Kubrick a Pier Paolo Pasolini: tutte le vittime illustri della censura italiana, tra tagli selvaggi e rovinose modifiche nel nome del decoro e della morale.
E fu così che l’Italia mandò definitivamente in archivio la censura. Una notizia inaspettata, che arriva in uno dei momenti più difficili della storia della settima arte. A firmare il decreto, il Ministro della cultura Dario Franceschini: “Abolita la censura cinematografica, definitivamente superato quel sistema di controlli e interventi che consentiva ancora allo Stato di intervenire sulla libertà degli artisti”. Niente più divieti assoluti di uscire in sala, dunque, né di uscita viziata da tagli arbitrari o modifiche.
Sembra poco ma poco non è, se pensiamo che il famoso e famigerato Codice Hays americano – sorta di vademecum di linee guida morali che ha plasmato la produzione di cinema in USA a partire dal dopoguerra – ha cessato di esistere nel 1968. Al posto della censura, infine e finalmente, un sistema di classificazione delle pellicole, di “suggerimento per la visione” che lascia intatto il valore artistico e culturale dell’opera. Ma quali sono stati, in oltre 70 anni di attività, i film più manomessi dalla revisione italiana?
Cinema e censura. Da Hitchcock a Ciprì e Maresco, i film più danneggiati dalla censura italiana
1. Nodo alla gola (Alfred Hitchcock, 1948)
Per quanto Nodo alla gola – capolavoro molto poco amato dal medesimo Alfred Hitchcock, che a distanza di anni lo ritenne un inutile virtuosismo fine a se stesso, in riferimento ai 10 piani sequenza che di fatto compongono la pellicola – sia riuscito a evitare miracolosamente la scure del sopraccitato Codice Hays grazie a un abilissimo gioco di sottili allusioni e sottintesi, la sua vicenda distributiva in Italia è stata travagliatissima.
Da una prima versione respinta in toto si è passati al divieto di visione ai minori di 16 anni, fino ad un nulla osta arrivato solo nel 2000 (!) grazie a un nuovo doppiaggio. A proposito di doppiaggio, le prime versioni italiane stravolgono il senso dell’omicidio: in originale i due protagonisti commettono il delitto per puro piacere estetico, mentre in italiano si lascia invece intuire che l’omicidio sia avvenuto senza intenzionalità, per una pura fatalità.
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2. Totò e Carolina (Mario Monicelli, 1955), uno dei film italiano censurati
Con Totò e Carolina si sfocia addirittura nel grottesco: l’innocuo film diretto da Mario Monicelli e interpretato dal principe Antonio De Curtis al momento dell’uscita in sala subisce addirittura 82 tagli, corrispondenti a ben 13 minuti di girato. Il motivo? L’interpretazione di Totò, secondo i censori dell’epoca, avrebbe ridicolizzato il ruolo degli agenti di Polizia. Non solo: per la morale italica dell’epoca, appariva sconveniente che un agente accogliesse a casa propria una futura ragazza madre.
Un tentativo di farsa intelligente arrivata evidentemente troppo in anticipo sui tempi, come dimostrano le continue bocciature da parte degli organi di censura e un chiaro accanimento che porta, oltre ai tagli, a un ridoppiaggio posticcio, a un superfluo disclaimer che spiega come il film sia solo un’opera di fantasia e al divieto assoluto di esportazione. Si è dovuto attendere il director’s cut del 1999 per vedere per la prima volta la pellicola nella sua interezza, faticosamente riportata al suo valore artistico originale dalla Cineteca di Bologna.
3. Blow-Up (Michelangelo Antonioni, 1966) tra i film censurati
Palma d’Oro al Festival di Cannes 1967, un successo planetario e la nomea di opera seminale e capolavoro del cinema d’essai. Eppure, la bigotta censura italiana degli anni ’60 provò lo stesso a mettere i bastoni tra le ruote. La storia del brillante fotografo londinese che passeggiando per caso in un parco scatta delle foto ad una misteriosa ragazza venne vista all’epoca non come una meditazione su divario tra realtà e fantasia ma come una torbida vicenda intrisa di oscenità.
Due i tagli richiesti dalla Commissione, uno dei quali relativo all’iconico “amplesso fotografico” tra il protagonista e la supermodella tedesca Veruschka. Così, mentre dall’America arrivano anche due nomination agli Oscar per la Miglior Regia e la Miglior Sceneggiatura, in Italia Blow-Up viene dapprima autorizzato solo con il divieto ai minori di 14 anni, salvo poi venire posto sotto sequestro nell’ottobre del 1967.
4. Arancia meccanica (Stanley Kubrick, 1971), uno dei film “proibiti”
Nonostante l’intento principale di Kubrick fosse evidentemente quello di condannare la violenza e non certo di alimentarla, nel Regno Unito Arancia meccanica viene ritirato da molte sale in seguito ad alcune pesanti minacce pervenute al medesimo regista. Lo strascico della polemica arriva anche in Italia, con il divieto ai minori di 18 anni stabilito dalla Commissione di revisione e con una pesante fama di film “proibito” destinata a durare fino ai 2000.
Nell’aprile del 1998 al film viene concesso il nulla osta, con annesso divieto per i minori di 14 anni. Ma per il passaggio televisivo c’è ancora da aspettare, incredibile ma vero, fino al 2007, quando ne vengono acquistati i diritti per la programmazione su La7. In orario protetto, ovviamente, ma il tabù è comunque definitivamente rotto. Da quel momento, per Arancia meccanica, inizia una seconda vita, con un progressivo abbandono del “maledettismo” che lo aveva accompagnato per 35 anni.
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5. La vera gola profonda (Gerard Damiano, 1972)
Ma Deep Throat è un film pornografico o no? Certo che lo è, ma con un ostentato intento autoriale. Non a caso il film di Gerard Damiano diede il via in America al filone del porno-chic, ovvero a un periodo di totale sdoganamento del genere. Per l’Italia – e, in generale, per la Vecchia Europa – tutto ciò costituì un momento di totale caos. Nel dubbio, nella nostra penisola la pellicola venne distribuita con ben 4 anni di ritardo, dopo aver subito il taglio di due scene e con un ovvio divieto ai minori di 18 anni.
Il film ha inevitabilmente continuato a creare scandalo negli anni a venire, complici anche i processi per oscenità intentati negli Stati Uniti e le accuse di violenza da parte della protagonista Linda Lovelace. Ancora oggi l’indagine prosegue, e si moltiplicano i dossier e i documentari (su tutti, Inside Gola Profonda, 2005) per meglio inquadrare questa incredibile e scomoda anomalia divenuta un cult proprio in virtù della sua oscenità e della sua impossibile collocazione all’interno della storia del cinema.
6. Ultimo tango a Parigi (Bernardo Bertolucci, 1972), considerato tra i film più scandalosi di sempre
Forse, il film-scandalo per eccellenza. Di sicuro, la pietra angolare del conflitto tra censura e libertà di espressione. Proiettato in anteprima a New York nell’ottobre del 1972 e distribuito nelle sale italiane nel dicembre dello stesso anno, Ultimo tango a Parigi venne accusato di “esasperato pansessualismo” e condannato letteralmente al rogo nel 1976. In Italia il film causò un forte scandalo a causa delle sue scene di sesso, su tutte quella in cui il protagonista usa il burro come lubrificante.
Tra condanne in Cassazione, sentenze per offese al comune senso del pudore (con una pena a 4 mesi di reclusione per Bernardo Bertolucci) e blocchi totali della censura, l’opera venne riabilitata nel 1987, permettendone la distribuzione regolare nelle sale. Col senno di poi, appare evidente come lo scalpore fosse dettato più dal “cosa” che dal “come”: alle commissioni di revisione questa torbida storia di una 20enne traviata spiritualmente e fisicamente da uno scafato over 40 non andava proprio giù.
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7. Salò o le 120 giornate di Sodoma (Pier Paolo Pasolini, 1975)
Tutta la filmografia di Pier Paolo Pasolini è stata attraversata da denunce, boicottaggi, scandali di vario tipo. Anche perché, in modo più o meno esplicito, era lo stesso autore bolognese a sfidare provocatoriamente la censura e le sue maglie. Con Salò o le 120 giornate di Sodoma l’intento era dichiarato: “Se lo lasciano passare, la censura non esiste più”. E difatti l’ultimo film di Pasolini attraversò vicende giudiziarie durissime, con ben 31 casi processuali a suo carico e tagli per un totale di 34 minuti.
Bocciato in primo grado dalla commissione di valutazione e vietato ai minori di 18 anni in secondo grado, Salò venne anche sequestrato dalla magistratura dopo appena tre giorni di programmazione in quanto lesivo del comune senso del pudore, e solo nel 1991 gli venne riconosciuta piena dignità artistica. Nonostante questo, i suoi unici due passaggi televisivi restano quello per le tv a pagamento, rispettivamente nel 2000 (per i 25 anni della morte di Pasolini) e nel 2005.
8. Totò che visse due volte (Ciprì e Maresco, 1998)
Senza alcun dubbio, il caso più recente (e probabilmente l’ultimo di portata così importante) di censura totale. Finanziato con contributi pubblici in quanto ritenuto di interesse culturale nazionale, Totò che visse due volte poco prima della sua uscita venne dichiarato infatti “vietato a tutti” dalla censura italiana. Secondo la commissione, l’opera era degradante per la dignità dell’umanità, offensiva nei confronti del sentimento religioso e intrisa di degrado morale.
Alcune scene riguardanti la violenza sessuale su un angelo e lo stupro da parte di un malato di mente su una statua della Madonna, in particolare, vennero considerate inaccettabili. Il curioso caso di Totò che visse due volte fece scuola, portando all’approvazione di un disegno di legge volto ad abolire il divieto preventivo a un pubblico maggiorenne e dando di fatto il via al processo di eliminazione della censura divenuto realtà oggi, a ben 23 anni di distanza.