10 film da vedere (o rivedere) ad Halloween
Halloween è una festa centrale nella cultura americana e ha, da sempre, costituito un serbatoio di immagini e suggestioni per il cinema di Hollywood.
La festa di Halloween lega la ricorrenza cattolica di Ognissanti alle celebrazioni celtiche degli antichi rituali druidici di Samhain. Quest’ultima tradizione folclorica ruota attorno alla credenza che la notte fra il trentuno ottobre e il primo novembre il mondo dei morti si ricongiunga a quello dei vivi. Si crea così una sospensione del ciclo temporale, un tempo fuori dal tempo, in cui l’ordine naturale viene invertito e vita e morte si confondono. Da qui l’usanza di mascherarsi da spettri, come modo, per i viventi, di confondersi con i morti ritornanti ed evitarne eventuali ire.
Il ritorno di un antico rimosso e la sua esperienza nel presente sono alla base di quel sentimento che Freud indicava come perturbante. Molto cinema fantastico, non per forza horror, ha fatto di questo sentimento e dei suoi legami con Halloween, una fonte, spesso arcana e subliminale, di ispirazione per creare immaginari originali e devianti.
Vediamo allora quali possono essere, in questa ottica, 10 film da scoprire o riscoprire, proprio nel mese di Halloween
1. Beetlejuice – Spiritello porcello (1988) è uno die film da vedere ad Halloween
Tim Burton ha costruito il proprio personale universo cinematografico reinterpretando tutto l’armamentario del cinema horror classico e, più in generale, della tradizione gotica, all’interno di un contesto simbolico tipicamente americano, che vede come suoi momenti cardine opposti e complementari le due festività di Natale e Halloween. Di entrambe le feste Burton mette in luce il valore rituale identitario per le comunità che egli, di volta in volta, rappresenta e di entrambe assimila, nella propria estetica, motivi, colorimetrie e suggestioni. Ma, mentre del Natale il regista ama sottolineare quegli aspetti malinconici che un momento di gioia collettiva può creare in chi non riesce a parteciparvi, di Halloween invece tende spesso a sottolineare il valore festivo ed eversivo di un immaginario, solo in apparenza, mortuario. L’estetica della morte, i travestimenti, i riferimenti ai mostri classici, nell’universo burtoniano assumono un valore vitale, che si contrappone al conformismo di una tirannia della normalità, legata alla quotidianità della vita suburbana statunitense.
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In Beetlejuice – Spiritello porcello (1988), secondo lungometraggio del regista, Burton costruisce attorno a tali concetti un vero e proprio weird movie. La coppia di sposini, Adam e Barbara ,vorrebbe passare le vacanze tranquillamente nella propria casa appena fuori un piccolo paesino rurale, ma un incidente d’auto mortale li trasforma in due spettri, costretti a infestare la casa stessa. Non riuscendo a liberarsi dei nuovi proprietari dell’abitazione, i Deetz, eccentrici newyorkesi con figlia dark al seguito, si rivolgono al bioesorcista Beetlejuice. Da qui in poi il film è un vortice di trovate macabre e comiche, in cui l’oltretomba appare come un limbo espressionista più vivo e interessante della realtà terrena. Fra riferimenti visivi alle Silly Symphonies, ai Looney Toons e a film come Il gabinetto del dottor Caligari (Wiene, 1919) e L’esorcista (Friedkin, 1973), emergono le figure di Beetlejuice (Michael Keaton) e Lydia (Winona Ryder) che diverranno due vere e proprie maschere tradizionali di Halloween.
2. Tales of Halloween (2015)
Tales of Halloween (2015) è un film composto da dieci episodi, girati da altrettanti registi, fra cui spiccano Neil Marshall e Lucky McKee. I dieci episodi hanno come filo conduttore una visione di Halloween, inteso come rituale radicato nell’immaginario cinematografico. Ogni storia presenta cameo di registi horror come Stuart Gordon, Mick Garris e John Landis, scream queen storiche come Adrienne Barbeau o semplici riferimenti a classici del genere quali Venerdì 13 (Cunningham, 1980) o Halloween Killer (Lieberman, 2004). Sebbene i racconti siano horror, le immagini adottano un’illuminazione barocca, ricca di colori e il tono complessivo varia dal satirico al comico, inserendo il film in un tipo di cinema che si radica profondamente nell’ambivalenza tipica della festa di Halloween, per cui dall’orrore scaturiscono la gioia e il divertimento. Mentre la maschera della normalità quotidiana nasconde sempre gli aspetti peggiori della natura umana. È esemplificativo a riguardo l’episodio di Adam Gierash “Trick”, dove le aspettative del pubblico per quanto concerne il concetto di normalità vengono appositamente stravolte.
3. Una strega chiamata Elvira (1988)
Cassandra Peterson è famosa per aver interpretato fra gli anni ottanta e gli anni novanta la presentatrice di film horror Elvira, Signora dell’oscurità, per la televisione KHJ. Il personaggio interpretato dalla Peterson riprendeva e aggiornava, in chiave postmoderna, quello di Vampira di Maila Nurmi.
Se quest’ultima cercava di essere più perturbante e satirica, la Peterson si presentava come una vamp autoconsapevole, ironica e maliziosa, imponendosi come la pin-up di Halloween per eccellenza. Così che nel 1988 Elvira divenne protagonista del film di James Signorelli, Una strega chiamata Elvira.
Il film in questione non è certo un capolavoro, ma fra citazioni alla stregoneria, barboncini punk e richiami ai classici monster movies della Universal fornisce una visione intrisa di quella sottocultura popolare (e consumista) che si lega indissolubilmente negli Stati Uniti ad Halloween.
Da notare che anche in questa opera il mondo dell’orrore, del travestitismo e della paura a buon mercato fanno da controcanto al conformismo bigotto di una comunità rurale.
4. Scuola di mostri (1987)
Una canzone indissolubilmente legata ad Halloween è Monster Mash di Bobby Pickett, che racconta di una danza inventata dalla creatura di Frankenstein e ballata anche dagli altri mostri, durante una festa. Il testo parodico richiama classici come l’horror Al di là del mistero (Kenton, 1944) e la commedia Il cervello di Frankenstein (Barton, 1948), dove i due comici, Gianni e Pinotto, devono vedersela con Dracula, il mostro di Frankenstein e l’uomo lupo.
Questo “monster mash” fra i vari mostri Universal è alla base anche del piccolo cult movie di Fred Dekker Scuola di mostri (1987). Qui è una tipica banda di ragazzini anni ottanta a dover affrontare il redivivo Dracula, che vuole conquistare il mondo con l’aiuto di un licantropo, una mummia e un mostro anfibio. La creatura di Frankenstein, mostro dal cuore puro, invece si allea con i ragazzini. Come nell’opera burtoniana, il conflitto principale è dato dall’intromissione, in un safe space borghese e suburbano, di un orrore fantastico, che nonostante la pericolosità, si rivela essere affascinante.
Il film è un prodotto PG-13, ma non lesina in quanto a scurrilità, elementi politically scorrect e trovate gore. Inoltre anticipa, per alcuni versi, delle idee presenti nel Van Helsing (2004) di Sommers, altro film-monster mash, adatto giusto alle maratone televisive di Halloween.
5. Halloween Killer (2004), tra i film horror da vedere per Halloween
Halloween Killer (2004) è una horror comedy/slasher di Jeff Lieberman. Racconta di un ragazzino, Dougie, patito del videogame Satan’s Little Helper, in cui il protagonista interpreta l’aiutante di Satana. Nella vita reale, durante la vigilia di Halloween, Dougie incontra un serial killer travestito come il Satana del videogame e lo segue in una serie di scorribande sempre più grottesche e violente, fino ad arrivare a farsi complice di una strage.
Questo film, vincitore nel 2005 del Ravenna Nightmare Film Fest, è un delirante commento sulla fascinazione che la società statunitense ha per la violenza e la morte e su come la festa di Halloween, svuotata dei suoi significati più romantici e fantastici, forse rappresenti in qualche maniera una sorta di rituale sociale, atto a esorcizzare tali elementi. Per un altro verso, Lieberman sembra anche spingere verso l’idea opposta, secondo cui questa festa non sia altro che una maschera sociale, atta a celare ipocritamente la natura violenta del consumismo statunitense. La figura di Satana in quest’ottica perde il suo legame con la rappresentazione del male e diviene indice di un divino (Samhain?), tornato a ristabilire la sacralità della morte, in un mondo che, attraverso la sua spettacolarizzazione cinematografica e videoludica, la vorrebbe negare.
6 La casa dei 1000 corpi (2003)
Il debutto cinematografico di Rob Zombie racconta di un gruppo di studenti del college che, in viaggio per gli States, si ferma in una strana stazione di servizio/museo dell’orrore. I ragazzi finiranno in un incubo filmico dai colori acidi e dal montaggio ipercinetico, in cui i veri protagonisti risulteranno essere i bislacchi componenti di una famiglia di serial killer/white trash.
Il film si caratterizza per essere sia un corrispettivo visivo della musica del regista (cantante industrial metal dei White Zombies), sia un’opera postmoderna che si rifiuta di legare Halloween all’immaginario gotico ottocentesco. Zombie, piuttosto preferisce rinnovare il repertorio e citare in maniera schizofrenica il cinema dell’orrore degli anni settanta, quello con protagonisti serial killer, satanisti e possessioni diaboliche. Ne La casa dei 1000 corpi (2003), l’immaginario cinematografico di Halloween perde il romanticismo burtoniano e si trasforma nello specchio oscuro del sogno americano. Un incubo in cui dio è morto (Zombie ci tiene a farcelo sapere, addirittura con un cartello diegetico) e il regno dell’uomo è quello di famiglie disfunzionali, eredi di quelle de Le colline hanno gli occhi (Craven, 1977) e di Non aprite quella porta (Hooper, 1974).
7. Halloween Night (2014)
Sempre sul legame fra Halloween e impulsi violenti della società statunitense si concentra Halloween Night (2014) Bobby Roe.
La forma scelta dal regista è quella del found footage, in p.o.v. attraverso le videoregistrazioni di un gruppo di amici, fra cui c’è anche un cameraman, scopriamo che le Haunted Houses – attrazioni messe su un po’ in tutti gli Stati Uniti nei giorni che precedono Halloween – possono rivelarsi qualcosa di più inquietante, che delle semplici baracconate atte a sfruttare la fascinazione per la paura a buon mercato.
Il film di Roe segue le dinamiche del moderno mockumentary horror e cerca di essere una digressione sulla paura nel cinema e sui meccanismi che la provocano. Fallisce però, a causa di una regia poco sicura, nel delineare, in maniera credibile, una traiettoria estetica che passa dalla messa in scena di un terrore (fintamente) reale a un terrore (realmente) di genere (Navarro, L’impero del terrore, Bietti 2019).
8. Halloween. La notte delle streghe (1978)
Il film del 1978 Halloween. La notte delle streghe di John Carpenter è un classico moderno, che ha dato vita a uno dei più noti boogeyman contemporanei, Michael Myers, The Shape.
La storia è nota. La babysitter Laurie Strode e le sue amiche, vengono prese di mira da un killer mascherato, Michael, la notte di Halloween. Nella sua semplicità questo film è stato fondamentale nel canonizzare gli elementi dello slasher: dalla figura del killer che assume tratti metafisici, alla nascita della final girl, la “vergine guerriera”, non solo in grado di sfuggire al mostro, ma di contrattaccare.
Quello che appare interessante, per quanto riguarda il legame con la festa di Halloween, è l’idea che essa, in quanto tempo di un ritorno perturbante possa anche funzionare da metafora/catalizzatore per il ritorno di un elemento sociale perturbante, all’interno di un microcosmo, esemplificativo della società statunitense. Tale elemento si configura, secondo la visione politica di Carpenter, nella violenza cieca, il principio di morte, incarnato dal negativo dei valori tradizionali americani: la maschera di The Shape è infatti una versione distorta e sbiancata del volto da bravo ragazzo all-american di William Shatner.
9. Scary Stories to Tell in the Dark (2019)
André Øvredal, nel 2019, adatta per il cinema la serie di libri per ragazzi, Scary Stories to Tell in the Dark, di Alvin Schwartz. Il film è ambientato nel 1968 e racconta di un gruppo di ragazzini, che, la notte di Halloween, scopre il libro magico di una donna morta in manicomio, in odore di stregoneria. Il libro presenta pagine vuote su cui appaiono magicamente storie macabre, con protagonisti i ragazzini stessi. Questi ultimi si troveranno coinvolti negli orrori letterari anche nella realtà.
Sebbene la pellicola di Øvredal non sia niente di eccezionale, risulta interessante per il nostro discorso, in quanto rappresenta la festività di Halloween, come un momento in cui la creatività si sprigiona, invadendo e cambiando la realtà, persino in alcune delle sue pieghe socio-politiche (da qui i continui riferimenti a Nixon e al Vietnam). La creatività è quella del cinema horror, simboleggiato in primo luogo da La notte dei morti viventi (1968) di Romero.
10. Il mistero di Sleepy Hollow (1999)
Chiudiamo con un altro film di Tim Burton. Ne Il mistero di Sleepy Hollow (1999), Burton si confronta con il classico della letteratura gotica di Halloween per eccellenza, il racconto La leggenda di Sleepy Hollow di Washington Irving, già trasposto, nel 1949, da Kinney, Geronimi e Algar, in un cartoon Disney.
Se fino a questo momento Halloween e i suoi elementi caratteristici si sono definiti, nell’opera burtoniana, come un controcanto della quotidianità suburbana o del Natale, in Sleepy Hollow l’immaginario gotico legato alla festività autunnale è l’unica materia attorno cui si costituisce la realtà filmica. L’ottavo lungometraggio di Burton descrive un mondo invaso da zucche intagliate e alberi sghembi, dove ogni forma e ogni ombra che appare sullo schermo è una riformulazione di immagini risalenti al Frankenstein (1931) di Whale, al gotico italiano di Mario Bava, alla serie di film su Dracula della Hammer e alle pellicole tratte da Poe, di Corman. La stessa storia raccontata prende gli elementi tipici della novella di Irving, come le zucche, Ichabod Crane e la figura dell’Headless Horseman e li modifica radicalmente, creando una detective story gotica più vicina a Poe che allo scrittore newyorkese.
Con questo film Tim Burton conferma la sua idea di cinema come congegno mitopoietico, in grado di plasmare la realtà a partire non da un referente reale, ma dal suo stesso immaginario. Nel caso specifico, l’immaginario è quello degli horror gotici, legato ad Halloween, festa fondante, nel bene e nel male, della cultura statunitense.