7 film giapponesi belli, ma che nessuno ha visto (forse)
Sono delle perle rare, davvero imperdibili.
Il cinema giapponese, e orientale in generale, rappresenta una landa sconfinata e a tratti inesplorata. Il pubblico occidentale di rado conosce le migliori produzioni giapponesi che riescono ad arrivare nelle nostre sale. Nemmeno i premi, come gli Oscar, convincono il pubblico della bontà di una pellicola orientale. Figurarsi quando un film non vince premi, non ha incassi strabilianti, non è trainato dal favore della critica mainstream. Eppure si trovano delle perle in questo mare magnum inesplorato. Ecco quindi i 7 migliori film giapponesi che nessuno ha visto (forse).
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1. Battle Royale (2000) tra i film giapponesi belli, ma che nessuno ha visto (forse)
Battle Royale di Kinji Fukasaku è uno dei film preferiti di Quentin Tarantino, e questo già dovrebbe bastare. Ma c’è di più: il celebre regista statunitense ha addirittura affermato che si tratta di un film che avrebbe voluto realizzare lui stesso. Il film ha dato ispirazione (per modo di dire) alla serie letteraria e poi cinematografica di Hunger Games, che però ha una forza e un impatto nemmeno paragonabili all’originale giapponese. Sembra ombra di dubbio, Battle Royale è uno dei 7 migliori film giapponesi che nessuno ha visto.
2. Ju-on (2000)
Certamente meno famoso dell’altro grande J-horror, Ring. E meno famoso anche del remake americano, The Grudge, peraltro realizzato dallo stesso regista del film originale, Takashi Shimizu. Ju-on dimostra che non servono budget milionari, cineprese di ultima generazione o chissà quali mezzi tecnici. Perché un film riesca davvero c’è poco da fare: servono le idee giuste. Nota pre-visione: non è un film leggero. Siete avvertiti.
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3. Ichi the Killer (2001) tra i film giapponesi belli, ma che nessuno ha visto (forse)
Il cinema di Takashi Miike è esagerato, violento, folle, visionario. Un cinema che lascia il segno, nel bene o nel male, ovunque vada. Ichi the Killer è tra le pellicole più selvagge (e splatter) di Miike e uno dei 7 migliori film giapponesi che in pochi hanno visto. Protagonisti sono dei malavitosi, folli e sanguinosi, che non risparmiano alcun tipo di dolore allo spettatore.
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4. Confessions (2010)
Confessions, di Tetsuya Nakashima, è un film che parla di vendetta. Un’insegnante, che ha perso la figlia per colpa di due giovani studenti, ci accompagna nei meandri di una vendetta consumata senza alzare nemmeno un dito. È un film che lavora molto di psicologia, più che di violenza, e che risulta per questo – anche grazie allo stile enfatico di Nakashima – ancora più incisivo. Uno dei 7 migliori film giapponesi che il pubblico dovrebbe recuperare.
5. Why Don’t You Play In Hell? (2013) tra i film giapponesi belli, ma che nessuno ha visto (forse)
La filmografia di Sion Sono è folle. Andrebbe recuperata in toto perché ha lasciato un segno indelebile nel cinema giapponese. Qui ci limitiamo a menzionare due tra i suoi film più recenti, anche se questo è un concetto labile per un autore che firma senza problemi due o tre film ogni anno. Il primo è Why Don’t You Play In Hell?, capolavoro meta-cinematografico adrenalinico e iper-ritmato che unisce yakuza film e amore per il cinema.
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6. Tokyo Tribe (2014)
Tokyo Tribe: un film interamente rappato, di quasi due ore, in giapponese. All’apparenza una sfida impossibile da sostenere. Nei fatti, un film da cui è impossibile togliere gli occhi di dosso. Sion Sono è questo: il suo cinema è pieno di apparenti contraddizioni, generi lontani che si mescolano, scontri e incontri che paiono cacofonici. Ma tutto poi risulta perfettamente amalgamato tra le mani di un abile direttore d’orchestra.
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7. Zombie contro zombie (2017)
Di meta-cinema si è già parlato. Dopo che Sion Sono ha lavorato a cavallo tra yakuza film e backstage, tocca a Shin’ichirō Ueda muoversi nel solco di questo genere, unendo l’elemento meta-cinematografico a un genere molto amato: l’horror movie a tema zombie. Lo fa con una tecnica e una bravura manuale – a fronte anche di un budget irrisorio – davvero notevole. Basti pensare che il film si apre con un lunghissimo piano-sequenza che dura quasi 40 minuti.
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