7 film sul cibo da vedere

Riscopriamo alcuni film divenuti iconici per l'utilizzo che fanno del cibo.

Nel cinema, il cibo è spesso molto più che nutrimento: è linguaggio, emozione, simbolismo. Le scene in cui si mangia o si cucina sono spesso le più vive, capaci di racchiudere interi mondi in un’inquadratura: tensioni familiari, rivelazioni personali, conflitti sociali. Ecco sette titoli iconici della storia del cinema in cui un pranzo o una cena hanno cambiato il corso del racconto – e, in alcuni casi, la vita dei personaggi.

1. Il pranzo di Babette (1987), di Gabriel Axel tra i film sul cibo da vedere

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Nel villaggio danese di Berlevaag, due sorelle anziane vivono una vita semplice e devota, eredi spirituali del defunto padre pastore. L’arrivo della francese Babette cambia il corso delle cose. Dopo anni passati come governante silenziosa, Babette vince alla lotteria e decide di spendere tutto per cucinare un autentico banchetto francese per la comunità austera che l’ha accolta. Il pranzo è un tripudio di piatti decadenti – zuppa di tartaruga, blinis Demidoff, cailles en sarcophage – tutti cucinati con dedizione assoluta. Ma il vero significato di questo pasto va ben oltre la tecnica culinaria: è un’offerta sacrificale, una forma di arte totale che riconcilia l’anima e la carne. Il pranzo spezza i rancori, scioglie i silenzi e unisce i cuori. Babette non cucina per vanità: lo fa per amore. E il cinema, attraverso la lente del gusto, celebra la grazia della generosità.

2. Julie & Julia (2009), di Nora Ephron

Il film alterna due storie vere, distanti nel tempo ma legate da un filo comune: la cucina come salvezza. Da un lato Julia Child, americana trasferita nella Parigi del dopoguerra, trova nella gastronomia francese la sua vocazione e rivoluziona il modo di cucinare in patria. Dall’altro, Julie Powell, giovane newyorkese in crisi personale e professionale, decide di cucinare tutte le 524 ricette del libro di Child in un anno, documentando l’impresa in un blog. I piatti realizzati da Julie sono sfide tecniche ma anche momenti di catarsi: il boeuf bourguignon, le omelette perfette, i vol-au-vent diventano prove di resistenza, pazienza e scoperta. In parallelo, vediamo Julia imparare a disossare un’anatra, bruciare soufflé e lottare per affermarsi in un mondo maschile. Le cene diventano riti di passaggio, pietre miliari di una trasformazione personale, dove il cibo è protagonista e testimone della rinascita.

3. La grande abbuffata (1973), di Marco Ferreri tra i film sul cibo da vedere

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Marco Ferreri gira un film disturbante e filosofico, dove quattro uomini della buona borghesia parigina si rinchiudono in una villa per suicidarsi… mangiando. Il cibo, inizialmente piacere, diventa eccesso, poi disgusto, infine morte. Il pranzo si fa rito cannibalesco, consumazione dell’ego e delle illusioni. Ogni piatto – foie gras, agnello farcito, dessert smisurati – è curato nei dettagli ma inserito in un contesto di decadenza fisica e morale. Le scene, volutamente grottesche, mettono in crisi l’idea borghese del piacere gastronomico, mostrando come l’opulenza possa diventare prigione e il gusto, un’arma contro se stessi. Una cena che non si dimentica, disturbante come una visione dantesca in salsa nouvelle cuisine.

4. Tampopo (1985), di Juzo Itami tra i film sul cibo da vedere

Spesso definito il primo “ramen western”, Tampopo è una commedia surreale e irresistibile sull’arte della cucina, strutturata come un patchwork di storie tutte legate al cibo. Al centro c’è Tampopo, una vedova che gestisce una scalcinata ramen-ya, aiutata da un misterioso camionista e da una serie di personaggi bizzarri. Il percorso per creare il “ramen perfetto” diventa un’epopea culinaria che riflette sulla cultura gastronomica giapponese, sul desiderio, sull’amore e sul corpo. Ogni scena – dalla lezione su come mangiare gli spaghetti in silenzio, alla sensuale sequenza dell’uovo crudo – è una celebrazione della cucina come forma di conoscenza. Il cibo è vita, ma anche cinema puro: messa in scena, teatralità, piacere.

5. Ratatouille (2007), di Brad Bird

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In questa favola Pixar ambientata nella Parigi più romantica e gastronomica, il topo Rémy sogna di diventare chef. La scena chiave è quella in cui il temuto critico Anton Ego assaggia il ratatouille cucinato da Rémy, venendo improvvisamente trasportato all’infanzia, a un piatto cucinato dalla madre. Il pasto non è solo delizioso: è profondamente umano. Il gesto culinario, fatto con amore e autenticità, spazza via il cinismo, riporta alla luce il bambino nascosto in ogni spettatore. La cena diventa esperienza emotiva, chiave narrativa, riscatto. Il fatto che a cucinare sia un topo aggiunge solo un ulteriore strato di paradosso e magia.

6. Il pranzo di Ferragosto (2008), di Gianni Di Gregorio tra i film sul cibo da vedere

Gianni Di Gregorio, alla sua opera prima, racconta una storia minima ma potentissima. Durante un Ferragosto romano deserto, Gianni – uomo di mezza età con problemi economici – si ritrova a badare a un’improbabile compagnia di arzille vecchiette. In una cucina modesta, tra un bicchiere di bianco e una lasagna al forno, nasce un’umanità fragile e tenera. Il pranzo, pur semplice, è carico di piccoli gesti di cura e attenzione: una tovaglia stirata, un piatto servito con garbo, una battuta tra signore. Qui il cibo è collante sociale, conforto, normalità. Non ci sono virtuosismi culinari, ma una sincerità disarmante. Un film che restituisce alla cucina il suo valore più autentico: nutrire il corpo, sì, ma soprattutto l’anima.

7. Il fascino discreto della borghesia (1972), di Luis Buñuel

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Luis Buñuel firma una delle sue opere più iconiche, in cui l’atto del cenare diventa assurdo e sfuggente. Un gruppo di borghesi cerca ripetutamente di organizzare una cena, ma ogni volta accade qualcosa di imprevisto: sogni, incidenti, apparizioni surreali. Il pasto diventa così il simbolo dell’impossibilità di soddisfare i desideri in un mondo regolato dall’ipocrisia e dall’assurdità. Il cibo è presente, ma mai consumato. I personaggi si aggirano intorno a tavole perfettamente apparecchiate che non portano mai appagamento. Un cortocircuito che ironizza sulla forma svuotata di significato, sulla rigidità delle convenzioni sociali. Il pranzo, o meglio la sua assenza, diventa così un potente commento sulla società contemporanea.

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