Filumena Marturano: la storia vera alla base dell’opera di Eduardo De Filippo
La storia vera di Filumena Marturano, a cui si ispira l'opera di Eduardo De Filippo.
Martedì 20 dicembre 2022 va in onda, in prima visione assoluta, su Rai 1, il film Filumena Marturano, diretto da Francesco Amato, con Vanessa Scalera e Massimiliano Gallo che interpretano rispettivamente Filumena e Domenico Soriano. Il lavoro di Amato ambisce a celebrare l’amore e la tenerezza tra questi due personaggi che fanno parte della nostra storia, la loro è una relazione di dipendenza e di perdono, di lacrime trattenute e ora versate, di abbracci e di urla. Il regista rende contemporanea una commedia scritta nel ’46 perché si tratta di un testo ricco di sfaccettature.
L’articolo sul giornale da cui è nata Filumena Marturano
De Filippo ha raccontato di essersi ispirato ad una storia vera per creare uno dei suoi capolavori, nello specifico una notizia letta su un giornale. Il ruolo è stato scritto per la sorella Titina e poi, nel tempo, il personaggio dell’ex prostituta è stato interpretato da tantissime attrici (è stata interpretata da Regina Bianchi, Pupella Maggio, Valeria Moriconi, Isa Danieli, Lina Sastri, Mariangela Melato, Mariangela D’Abbraccio). Filumena sarà interpretata dapprima dalla sorella Titina, e poi da altre stelle del teatro. È una delle opere più famose del commediografo napoletano, apprezzata anche dal pubblico e dalla critica internazionale. Dalla commedia è tratto prima il film omonimo (1951), diretto e interpretato da Eduardo stesso e da sua sorella Titina, poi la versione televisiva (1962) con Regina Bianchi nella parte di Filumena, nel 1964, Vittorio De Sica ne trae il film Matrimonio all’italiana, con Sofia Loren e Marcello Mastroianni, con il quale vince cinque Nastri d’Argento e, a Hollywood, un Golden Globe e due nomination all’Oscar. Nel 1965 trionfa ai David di Donatello, vince quattro statuette: miglior regista a Vittorio De Sica, miglior produttore a Carlo Ponti, migliore attrice protagonista a Sophia Loren e miglior attore protagonista a Marcello Mastroianni.
In più di qualche intervento De Filippo ha raccontato che, dopo aver letto una piccola notizia su un quotidiano, decide di scrivere proprio una storia così, sono bastate poche righe e l’ispirazione dà vita ad uno dei più grandi testi teatrali.
Una donna a Napoli conviveva con un uomo senza esserne la moglie, era riuscita a farsi sposare soltanto fingendosi moribonda. Questo era il “fatterello piccante”, ma minuscolo da cui la vicenda prende le mosse; De Filippo amava tanto quel personaggio, sarà perché l’aveva pensato per la sorella, sarà che Titina De Filippo ne aveva bisogno in quel momento, diceva che il successo era rivolto agli attori uomini. Filumena è stata definita dall’autore “la più cara delle mie creature”.
La targa dedicata a Filumena
La storia, divisa in tre atti, dell’ex prostituta, mantenuta ormai da anni da un vecchio cliente, il facoltoso pasticciere napoletano Mimì Soriano, di cui gestisce beni e proprietà come una moglie a tutti gli effetti, che si finge in fin di vita, per sposare l’uomo che ha sempre amato, è proprio il punto da cui parte la vicenda di una delle donne più coraggiose, ostinate e forti del teatro e del cinema. Quindi dietro al teatro e al cinema c’è la realtà, quella donna di Napoli che si finge moribonda per farsi sposare dall’uomo con cui convive da anni, ma di cui non è mai diventata la moglie.
Una targa ricorda e celebra la vera Filumena, nella via dove sarebbe vissuta, vico San Liborio, non lontano da via Toledo, a Napoli.
“Qui nacque e visse Filumena Marturano, resa celebre in tutto il mondo da Eduardo De Filippo”, così recita la targa. I racconti riportano le parole della Signora Antonietta Musella che ricorda di aver conosciuto personalmente Filumena Marturano e dice che “era ‘na guagliona” di diciassette anni e che la commedia racconta la storia vera. “Durante la guerra, la figlia era ammalata ed era povera, per questo lei faceva la “bella vita”, è esistita e come, io l’ho conosciuta. Era bellissima e tutti la conoscevano nel vicolo”.