Finalmente l’alba: la storia vera di Wilma Montesi dietro al film di Saverio Costanzo
Le vicende reali della ragazza sconvolsero l'Italia intera negli anni Cinquanta.
Il film Finalmente l’alba, proiettato ora a Venezia, racconta le vicende reali del primo caso di omicidio mediatico. Sia la scrittura che la regia portano la firma di Saverio Costanzo, che, alla presentazione della sua ultima fatica, ha raccontato di aver cambiato piani. In principio aveva intenzione di dedicarsi alla triste storia della donna, poi, però, durante il processo di scrittura ha conferito un taglio diverso. Uno spaccato onesto a costo di apparire brutale sull’ambiente dello spettacolo e del cinema, circa il suo lato oscuro.
Finalmente l’alba: la storia vera di Wilma Montesi
Finalmente l’alba riporta ai fasti della prima Cinecittà. È il 1953, l’11 aprile, il giorno prima di Pasqua, e lungo la spiaggia di Torvaianica viene rinvenuto il corpo seminudo di una ragazza di 21 anni. Si tratta di Wilma Montesi, un’aspirante attrice della quale si erano perse le tracce da un paio di giorni. In base alla ricostruzione iniziale, era deceduta per pediluvio. Dopo aver mangiato del gelato, la ragazza avrebbe messo i piedi nel mare, provocando l’indigestione, da cui la perdita dei sensi e la morte per affogamento. Le testate dell’epoca, non convinte della versione, cominciano a ipotizzare un’altra verità. I lavori di ricerca conducono a un nome, Piero Piccioni, pianista, compositore e amante della bella vita. È il figlio del parlamentare Attilio, impegnato in una relazione con l’attrice Alida Valli (citata in Finalmente l’alba).
Una collega di quest’ultima, Adriana Concetta Bisaccia, fornisce lo spunto al giornalista Silvano Muto, che decide di andare a fondo. Emerge allora una parte fin lì nota a pochissimi: le feste a luci russe organizzate presso Castel Porziano, a Capocotta, poco lontano dal luogo del ritrovamento del cadavere. Stando alla tesi di Bisaccia, sia lei sia Montesi erano state coinvolte in un’orgia con alti esponenti della società, politici e non. I “Capocottari”, compreso Piccioni e il marchese Ugo Montagna, avrebbe abbandonato il corpo della vittima sulla battigia in seguito al malore.
Lo scandalo desta clamore in tutta la penisola e arriva alle orecchie addirittura del Papa. L’interesse cresce a dismisura, fino a che il pubblico – racconta Costanzo, autore di Finalmente l’alba – comincia a disinteressarsi della Montesi e sulle prime pagine dei giornali ci finiscono i nomi dei possibili carnefici. I processi danno esiti contrastanti: mentre il primo condanna Piccioni e Montagna, il secondo li assolve e il capitolo finale dichiara colpevoli di calunnia Muto, Bisaccia e Moneta Caglio, anch’essa tra i testimoni (aveva intrattenuto una relazione con il marchese Montagna).
Cosa sia veramente successo nessuno lo ha mai saputo. L’ultimo a riportare in auge il caso è stato, nel 2015, Pasquale Ragone, giornalista e criminologo, secondo cui la ragazza sarebbe venuta a mancare per ragioni legate a questioni private. Finalmente l’alba costituisce il primo film sull’accaduto, eccetto un lavoro spagnolo, sebbene dei velati riferimenti siano contenuti in numerosi titoli di maestri della settima arte, da Federico Fellini a Dino Risi.
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