Quella volta che Franco Battiato accusò Nanni Moretti di rovinare i suoi stessi film
Il rapporto tra Battiato e Moretti è stato fecondo, ma contraddittorio: il Maestro non ha risparmiato al regista romano, nonostante la devozione che questi gli ha sempre dimostrato, qualche velenosa frecciatina.
La notizia della morte di Franco Battiato, spentosi nella sua casa tra i castagni a Milo all’età di 76 anni, ci è parsa inattesa causa di dolore. Benché circolassero da tempo notizie di malattia, la speranza era quella di poterlo un giorno riascoltare o anche solo sentirlo parlare. Non soltanto cantautore, Battiato è stato nella sua vita da poco spezzata anche studioso, scrittore, compositore. Non si è negato esplorazioni nel mondo del cinema.
I suoi film da regista in totale sono cinque: tra il suo esordio con Perduto amor nel 2003 e l’ultima fatica del 2015, Attraversando il Bardo, ci sono stati Musikanten (2005), Niente è come sembra (2007) e Händel – Viaggio nel regno di ritorno (2013). Se, però, accostiamo Battiato al cinema, l’immediata associazione è quella con tre film capitali degli anni Ottanta diretti da Nanni Moretti.
Il legame indissolubile tra il cinema di Nanni Moretti e la musica di Franco Battiato
Il cinema morettiano è ricorso in più occasioni della musica di Battiato, ma non se ne è servito per ricavarne sottolineature enfatiche o amplificazioni emotive; vi si è anzi identificato profondamente stabilendo una correlazione ‘oggettiva’, una traduzione in materiale testuale e sonoro di un’immaterialità sentimentale.
Lo slancio esistenziale indeciso tra coscienza civile e tentazioni d’evasione, tra amore struggente per il reale e indugi onirici, tra ricerca dello straordinario nell’ordinario e necessità di una mistica e di un alito sublimante, caratterizza molti dei film di Moretti e trova nelle canzoni di Battiato la sostanza lirica a cui affidarsi e su cui sostenersi.
Il Maestro, d’altra parte, nonostante la gentilezza di carattere che sempre gli è stata riconosciuta, non ha risparmiato al cineasta parole di una certa asprezza e giudizi sul suo operato d’attore non del tutto lusinghieri.
Scalo a Grado, colonna sonora di Bianca
“Ho fatto scalo a Grado/ La domenica di Pasqua/ Gente per le strade/ Correva andando a messa”: le parole in musica di Scalo a Grado (1982), uno dei brani dell’album L’arca di Noè, accompagnano Michele Apicella nel ‘folle’ gesto di lanciarsi sul corpo steso dell’unica bagnante solitaria della spiaggia di Castelporziano. Di fronte allo spettacolo delle coppie in amore (“Tutti i muscoli del corpo/ Pronti per l’accoppiamento”, canterebbe il Maestro), l’ossessivo protagonista di Bianca (1984) sente la spinta compulsiva di riprodurre i comportamenti degli altri, quegli stessi che a lui non vengono naturali per intima indisposizione alla felicità e per paura del suo disordine pulsionale.
I treni di Tozeur e la crisi di don Giulio
In La messa è finita (1985), don Giulio, parroco rientrato a Roma dopo un periodo di lontananza per una missione, fa fatica a reinserirsi nel contesto sociale e amicale a lungo abbandonato e, per questo, sprofonda in una crisi di vocazione. In una scena lo troviamo di spalle al telefono di un bar di periferia in cui è entrato da poco: più tardi una bambina dalla felpa rosa gli legge un tema sul padre “modello, forse anche troppo” che ha un debole per lei anche perché, a dir la verità, è “l’unica figlia”.
Introducono e sostengono il dialogo e la successiva manifestazione d’amore universale da parte del prete (“Vi amo, voi tutti che state in questo bar!”) i versi de I treni di Tozeur, la canzone che Battiato pubblicò con Alice nel 1984 e con cui il duo gareggiò all’Eurovision Song Contest dello stesso anno. Tozeur è una cittadina tunisina circondata da un lago salato le cui esalazioni conducono nella stagione estiva i viandanti a vedere i miraggi: “In una vecchia miniera distese di sale / E un ricordo di me come un incantesimo / E per un istante ritorna la voglia di vivere / A un’altra velocità”.
Franco Battiato e Nanni Moretti. E ti vengo a cercare: dalla ricerca di Dio a quella di una fede laica in Palombella rossa
E ti vengo a cercare (1988), brano sospinto da aneliti spirituali, dall’incessante ricerca di Dio, puntella Palombella Rossa (1989), film politico solo in superficie: il protagonista, pallanuotista e funzionario comunista che ha perso la memoria, poi recuperata attraverso schegge di ricordi, la canticchia in più occasioni.
Il bisogno della presenza divina cantato da Battiato diviene nel film di Moretti che precorre la caduta del Muro di Berlino e la crisi lacerante del Partito Comunista un atto di resistenza alla frantumazione ideologica, la rivendicazione dell’urgenza di un di più, di un senso più alto e ‘altro’ rispetto alla vita, di una laica trascendenza: “Questo sentimento popolare / Nasce da meccaniche divine / Un rapimento mistico e sensuale / Mi imprigiona a te / Dovrei cambiare l’oggetto dei miei desideri / Non accontentarmi di piccole gioie quotidiane / Fare come un eremita /Che rinuncia a sé”.
Le tirate d’orecchio del Maestro Franco Battiato a Nanni Moretti maleducato ed “egocentrico”
Tuttavia, nonostante la devozione che il regista romano ha dimostrato negli anni al cantautore, compositore e regista catanese, quest’ultimo non ha sempre ripagato con tenerezza gli omaggi ricevuti. In un’intervista del 2015 a Malcolm Pagani confidò di non aver gradito un’esternazione, indubbiamente poco felice, del regista in occasione di una comune trasferta veneziana: “Una volta in motoscafo a Venezia ero con Nanni Moretti. Vide una ragazza corpulenta e la investì: ‘Ma non ti vergogni di pesare così tanto?’. Rimasi di stucco”.
A Le Monde, due anni prima, aveva confessato qualche perplessità anche su Habemus Papam, film che Moretti aveva presentato nel 2011: “Michel Piccoli è un attore meraviglioso. I momenti in cui il film cala d’intensità sono quelli in cui compare Moretti. Mi piace molto eh, ma lo trovo un po’ troppo egocentrico“.
Nel luglio dello stesso anno, il 2013, in occasione della presentazione al Sacher di Perduto amor, opera prima di Battiato, tra i due era stato un continuo battibeccare: come riporta Fulvio Caprara in articolo uscito su La Stampa, a seguito di una lunga domanda di Moretti a cui Battiato aveva risposto laconicamente il regista ribatté con una sarcastica osservazione: “logorroico!”. E l’altro, a sua volta: “litigare vuol dire sporcare terribilmente il sentimento”. Ma, forse, al di là dei bisticci, “sporcare” il sentimento – fraterno?– che ha legato questi due giganti non è mai stato fino in fondo possibile.