Frankenstein: dal romanzo ai film, 200 anni di storia di un mostro
L’idea del romanzo di Frankenstein o il moderno Prometeo risale al 1816, nessuno poteva immaginare quanti film su Frankenstein sarebbero stati fatti.
La stagione era molto piovosa in quell’anno e gli amici, costretti in casa, discutevano a lungo; è da una di queste discussioni sulla letteratura tedesca che la scrittrice ebbe l’idea di un romanzo gotico (episodio che viene narrato in chiave romanzata nel film del 1986 Gothic di Ken Russell) che raccontasse la creazione di un uomo, senza essere Dio, ma utilizzando un’energia di essenza divina il cui uso era considerato da Plinio il Vecchio un sacrilegio dalle terribili conseguenze. Di qui il sottotitolo “Prometeo moderno” con chiara allusione al mito, tratto da Ovidio, del Titano che aveva dato il fuoco agli uomini.
Il gruppo decise di intraprendere una gara letteraria per scrivere una storia sul soprannaturale. Un altro ospite, il Dott. John William Polidori, scrisse in quell’occasione Il vampiro, che in seguito avrebbe avuto una forte influenza sul Dracula di Bram Stoker.
Numerose sono state le trasposizione cinematografiche ispirate al romanzo originale della Shelley nel corso di quasi 200 anni, ma quali hanno davvero rispettato il romanzo e la natura originale?
Frankenstein: 200 anni di un mostro del cinema
Era il 1910 quando la Edison Studios (casa di produzione di Thomas Edison) produsse il primo cortometraggio ispirato all’opera di Mary Shelley.
Nel cortometraggio, andato perduto fino agli anni ’70, il dottor Frankenstein è una sorta di alchimista che crea il mostro in una densa nube di fumo e dopo sviene per la sua creazione. Il mostro ritorna alla vigilia delle nozze del dottore per tormentarlo, ma svanisce nello specchio della camera di Frankenstein per merito della forza dell’amore tra quest’ultimo e la sua fidanzata. Frankenstein viene inseguito dalla creatura che sembra non voglia ucciderlo ma solamente divertirsi spaventando il povero alchimista.
Lo stile della pellicola (anche a livello di effetti speciali) è molto vicino al cinema di Méliès dove anche il terrore veniva sdrammatizzato e rappresentato come una sorta di intrattenimento dove l’antagonista della pellicola non solo veniva sconfitto ma anche sbeffeggiato.
«È vivo!… È vivo! È vivo!»
1931, la più famosa trasposizione cinematografica di Frankenstein vedeva la luce. Il film, diretto da James Whale (un personaggio che apparirà nella seconda stagione di Once Upon A Time come “Dottor Whale”, che si scoprirà poi essere lo pseudonimo del Dottor Frankenstein nell’universo del romanzo gotico) con la superba interpretazione di Boris Karloff per la Universal Pictures (insieme a La Mummia), pur ispirandosi all’opera di Shelley in realtà riprende principalmente l’adattamento teatrale del 1823 Presumption; or, the Fate of Frankenstein di Richard Brinsley Peake. Alcuni punti del romanzo sono modificati, come l’ambientazione storica e alcune caratteristiche del mostro, e Whale preferisce ampliare la storia e sottolinearne i contenuti scientifici e sociali. Tuttavia, in tutti i casi, questo film rimane tuttora il più noto e, alla sua uscita nelle sale, fu un grande successo, inaugurando una mitologia e uno stile che influenzeranno tutte le successive pellicole dell’orrore.
Frankenstein di James Whale ebbe un enorme successo di critica e pubblico tanto da permettere al regista di dirigere un sequel
Frankenstein di James Whale ebbe un enorme successo di critica e pubblico tanto da permettere al regista di dirigere un sequel nel 1935 intitolato La Moglie di Frankenstein, dove il riferimento al nome del dottore subisce uno switch ufficiale a livello iconografico attribuendolo alla creatura.
Nel film la creatura comincia finalmente a prendere coscienza dei sentimenti che può provare, aspetto che rende il personaggio molto profondo a livello psicologico ma, rendendosi conto di non essere comunque un umano, decide di mettere fine alla sua esistenza e a quella della donna da lui tanto amata.
Da quel momento le trasposizioni legate a Frankenstein (identificato più come creatura che come dottore) sono state molteplici: La maschera di Frankenstein, remake di Frankenstein del 1931 ed il primo di una serie che la casa cinematografica britannica Hammer Film Productions (il film diede il via alla serie storica di film horror della Hammer e segnò inoltre l’inizio di un revival del gotico come genere cinematografico sia in Europa che negli Stati Uniti) dedicò al capolavoro letterario di Mary Shelley con protagonisti Peter Cushing (nel ruolo di Frankenstein) e Christopher Lee (nel ruolo del mostro), attori che prestarono i loro volti anche ai successivi film Hammer dedicati a Frankenstein e a Dracula.
L’intera pellicola ha un punto di riferimento stilistico, ovvero il cinema espressionista tedesco
Il folle progetto di Jesús Franco (regista, sceneggiatore, attore, compositore, direttore della fotografia, produttore cinematografico e montatore spagnolo, autore, in 49 anni di attività, di oltre 170 lungometraggi) che con il suo Dracula contro Frankenstein va ad omaggiare gli ultimi film horror prodotti dalla Universal che vedevano il mostro di Frankenstein, Dracula e L’uomo lupo fronteggiarsi e scontrarsi tra di loro per la sopravvivenza del più forte, è forse uno dei progetti di maggior successo conosciuti a livello mondiale dagli amanti dei B-Movie.
L’intera pellicola ha un punto di riferimento stilistico, ovvero il cinema espressionista tedesco e il rimando all’era del muto è così diretto che tutti dialoghi della pellicola sono contenuti in un solo foglio, di conseguenza durante la prima mezz’ora non ascoltiamo una sola parola.
Uno degli esperimenti cinematografici più curiosi legati al personaggio creato da Mary Shelley fu il film diretto da Andy Warhol (ma solo per il mercato statunitense) Il mostro è in tavola…Barone Frankenstein!
Insieme a Dracula cerca sangue di vergine… e morì di sete!!! (1974) il film compone un dittico horror fantascientifico della squadra di Andy Warhol.
La paternità della regia dei due film è da attribuirsi a Paul Morrissey con spunti creativi forniti da Andy Warhol, il quale è accreditato come co-regista nella versione americana; tuttavia al suo posto nella versione europea come co-regista venne accreditato Anthony M. Dawson (Antonio Margheriti), che in realtà si limitò a fornire un apporto tecnico e a girare soprattutto alcune scene in 3D (La fotografia in 3D è firmata da Luigi Kuveiller, DOP di classici come A ciascuno il suo e Profondo rosso)
Nonostante l’insuccesso al botteghino e le recensioni miste da parte della critica, il film più riuscito legato alla figura del Dottor Victor Frankenstein è sicuramente quello diretto da Kenneth Branagh nel 1994: Frankenstein di Mary Shelley.
Il film fa parte di una serie di classici horror che furono prodotti dalla Tristar Pictures negli anni novanta, tra i quali figurano Dracula di Bram Stoker (1992), Wolf – La belva è fuori (1994) e Mary Reilly (1996). All’interno della pellicola sia a livello visivo che drammaturgico, tutto fa pensare a qualcosa di sbagliato, di sporco e di innaturale: il male non proviene dalla creatura, ma dal dottore stesso, sottolineando il fatto che l’uomo è il più grande nemico della società ed è l’unico in grado di distruggerla paragonandosi ad un Dio che non è e mai sarà.
Negli anni lo sfruttamento del personaggio del dottor Frankenstein ha assunto forme molteplici
Negli anni lo sfruttamento del personaggio del dottor Frankenstein ha assunto forme molteplici: dal corto in live action poi diventato un film in stop-motion Frankenweenie diretto da Tim Burton, alla parodia diventata musical per Broadway Frankenstein Junior di Mel Brooks ispirata ai film del 1931 e 1935 e cronologicamente inserita come possibile sequel, fino all’adattamento della graphic novel I, Frankenstein con Aaron Eckart, in cui la creatura di Frankenstein è al centro di una battaglia millenaria tra angeli e demoni e solo sul finale, ottenendo la redenzione dai suoi peccati e un posto nel nuovo mondo, adotterà il nome di suo padre, concludendo (a livello di importanza) con la fantastica performance di Harry Treadway come Victor Frankenstein e Rory Kinnear come la creatura nella serie britannica Penny Dreadful.
A livello di sfruttamento cinematografico Frankenstein e la sua creatura sono stati utilizzati in qualsiasi modo e oggi, nel 2016, la nuova versione ispirata al romanzo della Shelley vede la luce e cerca di investigare sugli anni in cui Victor e Igor si sono conosciuti escogitando un modo per creare il Prometeo moderno: Victor – la storia segreta del Dottor Frankenstein.
Il punto, in qualsiasi film, sequel, adattamento è uno solo: il moderno Prometeo che doveva portare alla distruzione dell’uomo non è e non sarà mai la creatura, ma sarà sempre l’uomo che con la sua voglia di creare l’essere perfetto, di paragonarsi a qualche Dio e di ostinarsi a combattere la morte creerà sempre un unico grande mostro: se stesso.